Il braccio di una bambola era diventata la cornetta del telefono. Quante chiacchierate con l’ invisibile, quanti soliloqui, domande destinate a rimanere eterne perché nessuno rispondeva dall’ altra parte.
Eppure era piacevole stare a parlare di innumerevoli cose, del Natale, del vestito nuovo, di una vecchia signora che scendeva giù per i camini incenerita, forse a fatica. E se inciampava al buio? Se ti svegliava un tonfo nel cuore della notte pensavi a lei.
A volte aspettavi per ore che la tua amichetta arrivasse per giocare con te. L’ avevi chiamata a telefono. Ne eri convinta e lei ti aveva risposto, finisco di colorare e vengo. Però era giunta la sera, il cielo dopo il tramonto si era imbrunito e tu eri lì amareggiata. Non aveva funzionato quel gioco. I grandi dicevano che i desideri si potevano realizzare. Bastava volerlo per davvero. Invece era una bugia come tutte le cose che i grandi dicono ai bambini per tenerli buoni e guadagnarsi qualche ora in più di tranquillità.
Allora guardavi la bambola mozza, senza il suo braccio. Non mostrava sofferenza, non aveva lacrime in viso. Era solo più scompigliata del solito. L’ avevi strapazzata un po’ troppo.
Ma ora ti dispiaceva. Quella bambola non era che un giocattolo rotto. Eri pentita di averle staccato il braccio. Di avere chiamato la tua amichetta che non si era presentata all’ appuntamento. Avresti fatto meglio a pettinare la tua bambola o a cambiarle il vestitino.
I bambini amano i giocattoli, ma tu non hai mai avuto un particolare interesse per i giocattoli in genere. Spesso anche i grandi... Addirittura piangono per un giocattolo rotto. Non tutti, però… Molti smontano i pezzi e se ne costruiscono uno nuovo, completamente diverso.