Il battello attraccato nell'ansa del fiume era logoro e stanco, come il suo barcaiolo che per anni (o tutta la vita?) aveva percorso le acque dall'alba al tramonto. Ma un giorno qualcosa in quell'anima stanca si mosse, un fremito, un soffio leggero, una voce. Fu forse il timore di vivere il resto dei giorni in un lungo e tetro rimpianto?
- Non ho mai navigato di notte – si disse - Il timore del buio mi ha reso bambino. –
Sciolse le funi al tramonto, per darsi coraggio con l'ultima luce del giorno, e partì senza meta e senza compagni, lasciando al timone la rotta.
Al calar della notte, il letto del fiume si tinse di argentei volti di stelle, bagnati di lacrime antiche, come sono le angosce e le gioie del mondo, e tutte le riconobbe come fossero sue.
Sulle sponde sinuose, avevano perso i colori gli alberi e i fiori, eppure apparivano belli oltre ogni dire.
Nel buio silenzio soltanto il rumore dell'acqua e il battito lento del cuore nel petto.
Lo invase una pace dolcissima, mentre già minaccioso si udiva il fragore assordante della grande cascata. Quante volte l'aveva evitata!
Si distese col viso rivolto alle stelle e annullando ogni altro pensiero, diede ascolto soltanto al suo cuore che lento batteva nel petto, senza paura.
...Il conquistato privilegio dell'abisso è fonte di disagio a chi dal Paradiso tenta il ritorno.