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Mi resi conto di quanto fosse alto, sfiorava quasi la lampada al neon dell’ascensore, io nemmeno se salivo sopra un panchetto. Avvisai Matteo che Whisky poteva essere guardingo con gli estranei e cercare di morderlo, mi guardò alzando il sopracciglio, con un espressione quasi a prendermi per il culo. Aprìì la porta, il cane non mi filò di pezza, andò dritto da lui che intanto si era messo seduto. Rimasi di sasso quando il fido quadrupede era pancia all’ aria, guaendo e scondizolando. Lo feci entrare ed accomodare nel salottino, volevo rendergli la coperta. Andai in camera a togliermi i vestiti bagnati, sentivo freddo alle ossa una doccia calda mi avrebbe fatto bene. Mia madre venne fuori dalla cucina con in braccio Matilde. "Stefania, ma quella coperta, dove l’ hai presa? Sembri la madonna, c’era traffico tesoro? " No, sciopero, fortuna un ragazzo, mi ha accompagnato a casa, ma prima ci siamo fermati a mangiare al Quo Vadis, avevamo fame, adesso è di là gioca con Whiskey. " Chi gioca con chi? Sì, ova, come minimo gli avrà strappato i malleoli, povero bimbo, lo conosco questo ragazzo? ". Presi mia figlia e la strapazzai di coccole, mia madre intanto andò in sala. "Bio... o te che giri da queste parti? " esclamò con tono sorpreso e divertito. " Arianna? ! Notavo una certa somiglianza, ero a fare foto, son passato dal mare ed ho visto la bimba sotto la pensilina ignara che ci fosse sciopero e considerato il tempo bello le ho dato un passaggio ".
L’ha chiamato Bio o Dio? Cercavo di capire che diavolo stesse succedendo, senza successo.
Con la coperta a mò di toga, mi sporsi dalla porta per spiare, stavano immobili come statue. " Allora, lungherone altri libri in programma? L’ultimo che hai scritto è veramente un tuffo al cuore. Stefy ti legge con piacere, ha pure comprato il calendario ". Sentivo ammirazione da parte di mia madre, cosa assai rara ed insolita.
Il mio cervello cominciò a fare due più due, guardai sul comò e tutto mi apparve chiaro.
Entrai in doccia, sentii mia madre salutare. Rinfrancata e riscaldata, sbirciai nuovamente in salotto, troppo silenzio, Whisky si era acciambellato ai suoi piedi e Matilde, accanto, che lo squadrava con sospetto, mi venne da sorridere. “ Sei papà di mamma? " gli chiese.
" Tesoro, sono un amico, hai già un papà." rispose
Guardai nello specchio del canterale, piangendo a dirotto... Sì, bel padre davvero, quel vigliacco ci ha lasciate sole senza provare un minino di vergogna, vedevo quella scena così naturale, ma strana per la mia vita. Mi prese rabbia, sconforto e tristezza, non potevo andare in sala in questo stato, cercai di calmarmi, ma avevo il cuore rotto. Matteo prese dallo zaino un paio di cuffie, erano enormi, verdi e le mise in testa a Matilde, la prese in braccio e cominciò a ninnarla, poco dopo si addormentò... Non credevo a quello che vedevo, piansi di nuovo. Rimasi li, in silenzio, sbigottita, sulla soglia per non disturbare, per godermi ogni secondo di quella scena meravigliosa. A quel punto, mi tornarono alla mente le parole del suo racconto: "Ho una bellissima raccolta di sogni infranti. La tengo lì, nel cassetto dei ricordi, insieme all’album dei rimorsi e rimpianti; fra il dispenser dei vaffanculo non detti e alla scatola dei segreti. Vieni, non temere. Ti mostrerò l’elastico della pazienza, non farci caso se in alcuni punti è logoro. E quella gomma colorata così grande a che serve? Oh, quella è la gomma della speranza, serve per cancellare i giorni grigi ed i momenti tristi. E quelle cuffie così grandi? Quelle amica mia sono la panacea per il mio dolore. Musica per tenere lontano i cattivi pensieri, per non sentire le cattiverie della gente e addormentarmi senza paura." Andai verso di loro sperando non fosse un sogno e se lo fosse speravo di non svegliarmi.
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