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Questo racconto è inserito in:
 Parte 2 della raccolta "Alla finestra, l'eco dei miei passi " di Annamaria Gennaioli (5 racconti)
 “La vita che scorre sotto lo sguardo degli anni.”

Emidio

Biografie e Diari

Emidio non riteneva di poter vantare uno stato di agiatezza, ma era profondamente soddisfatto per quello che aveva. Dio era stato generoso con lui. Patriarca di una grande famiglia, lo poneva in uno stato privilegiato e gonfiava il petto come un tacchino quando nell’ aia davanti a casa e vedeva tutti intenti a lavorare. Ha lavorato i campi anche lui quando bambino, aveva vangato e seminato, pur se all’ apparenza non era nemmeno troppo robusto.
Era sempre stato aiutato da una parlantina coinvolgente. Timoroso verso chi comandava e prepotente con chi non contava nulla. Aveva conosciuto Maria una ragazza che abitava dopo le Alpi, com’ era chiamata allora la catena umbra marchigiana degli Appennini e dove erano ubicati i casolari delle rispettive famiglie.
La casa di Emidio era di proprietà, ereditata dal bisnonno, anche lui originario della terra marchigiana. Emigrante in cerca di fortuna e trovato un pezzo di terra al giusto prezzo, e lì edificò per prima un piccolo capanno, costruito con la manovalanza di donne sottomesse.
Essere spacconi va bene, Emidio oltrepassava ogni limite riusciva a confondere le genti, facendosi passare da ricco terriero. Il calesse che lo portava nei paesi vicino e sempre vestito bene, lo aiutava nelle sue trame.
Gli sposi misero su una famiglia numerosa; lei docile e mite, la paura ormai faceva parte del suo carattere, fin da piccola non si ricordava una carezza, senza sorriso andava avanti con l’ entusiasmo mancato di una prigioniera senza scampo.

I figli: solo maschi nascevano, quasi contenta, non avrebbero avuto la sua stessa sorte. Ogni figlio maschio era un annuncio di giubilo per il marito che non sprecava per andare a bere all’ osteria della Capitana.

Il suo carattere e l’ impronta lasciata condizionarono la sua sorte, non troppo benevola. Finito di spadroneggiare e quando il fisico stava cedendo, lo rinchiusero in manicomio.
Ai quei tempi i manicomi erano luoghi dove la pazzia non sempre entrava come malattia conclamata, spesso era accompagnata da qualcosa di diverso, da quello che non era facile comprendere.
Molti malati erano persone sole e lasciate a se stesse, reduci, della prima guerra mondiale: "Gli scemi di guerra", quelli che, per un terribile trauma non sapevano reagire e internati in questi luoghi.
Fu ricoverato a Rieti e poco tempo dopo la morte lo colse solo e dimenticato da tutti.
I figli non piansero, nemmeno Maria; lei ormai aveva finito tutte le lacrime.


Annamaria Gennaioli 31/03/2017 21:38 891

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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