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Mi chiamo Sara, ho diciassette anni, ma un tempo mi chiamavo Maria Grazia poi Caterina, cambio sempre nome, ma sono sempre io, che importa il nome, son subito riconosciuta, dal mio modo di parlare, di scrivere da una foto che è sempre stata un punto di riferimento nei miei sogni di ragazzina, una ragazzina cresciuta nella povertà, nella solitudine, cresciuta troppo in fretta. Ecco vorrei comiinciare con Caterina, anche se il mio primo esordio l’ ho fatto con Maria Grazia. Piccolo esordio ..pochi amici, nessun post condiviso ..tranne una poesia di un’ amica che mi ha accettata ma che non sapeva nulla della mia esistenza. Un’ amica come tante... un nome per far numero e niente di più, per lei, ma non per me, perchè per me diventerà una mamma, la mamma che non ho mai conosciuto. Mia madre, da una relazione extraconiugale rimane incinta, scoperta, viene cacciata di casa e va a vivere con la sua mamma. Io nasco dopo 8 mesi, un parto difficile con una ostetrica improvvisata: mia nonna. Mamma non ce la fa, dopo due giorni di febbre altissima muore ed io piccolo esserino ancora fragile resto alle cure della nonna ed allattata da una vicina di casa: Angela. Cresco, si cresco di stenti perchè per vivere la nonna vende erbe mediche che lei stessa raccoglie in campagna. La chiamavano strega ma io volevo bene a quella donna che, anche con la sua rudezza mi aveva fatta nascere, ma un sorriso da quel volto io non l’ avevo mai visto, una carezza mai avuta e il giorno ero sempre sola a fantasticare. io non giocavo con gli altri bambini, nessuno faceva avvicinare i propri figli a giocare con me. io, ero la figlia della strega, eppure era mia nonna. non so perche’ tutti mi chiamavano cosi‘. Ogni tanto Angela passava, mi portava una caramella, un pezzo di pane ma era sempre di corsa, aveva tanto lavoro da fare, ma a me bastava quella presenza, il suo sorriso dolce, ecco era lei che avrei voluto per mamma. Quando mia nonna girava per il bosco, io uscivo dalla mia tana, prendevo un pò d’ aria, mi fermavo a guardare gli altri bambini che giocavano, ricordo ancora come saltavano su una gamba su quei segni fatti nella strada con il carbone, io non giocavo, me ne stavo nascosta perche se mi vedevano mi tiravano dei sassi. Che brutti ricordi! Ora, sono in una stanza, quattro letti, due armadi un tavolino e quattro sedie. Le pareti sono tutte bianche, niente nelle pareti. solo uno specchio e un picco- lo lavandino. Una finestra da su un viale alberato, qualche fiore selvatico si intra- vede tra quell’ ammasso di erbe che noi stesse, io e tutti gli abitanti di questi al- loggi dobbiamo estirpare.- Un pizzico di cielo, il chiarore della luna da un’ immagine spettrale, ma forse siamo anche noi solo degli spettri, anime che vagano da una stanza all’ altra, in un letto dove si può solo morire, senza una parola buona, senza una carezza, dove il dolore, l’ astinenza ha solo un nome: morte. ed io mi trovo qui, ho solo sedici anni. Sono magra, capelli lunghi lisci e neri, sopraciglia molto folte e ciglia lunghis- sime, due occhi grandi e neri, la mia pelle è scura, sembro una pera cotta, cosi’ mi chiamava la mia nonna. Sono su questo letto, fa caldo, mi tolgo la camiciola che mi copre a stento, tol- go lo slip, sono nuda. anche le altre ragazze con me nella stanza sono nude. Certo. a guardarci..potremmo contare le ossa del nostro corpo. Abbiamo un computer ma abbiamo solo poche ore a disposizione,, qualcuno ha una chiavetta anche io ce l’ ho, me l’ ha portata mia zia durante una visita, ma devo tenerla di nascosto, a volte ci alterniamo, io Caterina su internet faccio amicizia con dei ragazzi, mi fanno proposte vogliono vedermi in cam .. io rido rimando cerco del- le scuse, ma l’ idea non mi dispiace, mi mostro . Anche loro si mostrano ma il viso, lo copro . non voglio farmi vedere.. Loro mi chiedono di toccarmi, si eccitano ed a me quel gioco piace, è l’ unico divertimento che possiamo concederci dopo una giornata di lavoro, a cucinare lavare corridoi e stanze. La televisione ci viene concessa solo per qualche ora, la sera, ma come si fa a passare la notte? diventa interminabile, troppi pensieri, tutti brutti e quando il sonno mi fa chiudere gli occhi, ho incubi. Nel palazzo adiacente al nostro c’è il reparto maschile, uno scherzetto scaval- care la finestra per venirci a trovare, io ho il mio ragazzo fisso, si chiama Giu- seppe, ma anche se dovesse entrare un altro ragazzo per me è lo stesso. Qualche ragazza sta di guardia, altre stanno a guardare poi, anche loro si diver- tiranno e noi faremo la guardia. Mi piace descrivere quello che faccio e al computer chiamo qualche amico o amica, qualcuno mi prende per pazza, qualcuno mi insulta, ma io la prego di non chiudere. Durante questo chattare, una persona mi colpisce con il suo modo di scrivere, condvido quello che trasmette lei a sua insaputa, poi la chiamo. Lei, forse attirata dal mio modo di scrivere entra nel mio profilo e qui vede le sue poesie, i suoi link, mi chiede perchè ed io: mi piaciono ..gando le meti è come se le meti per me. qui cominciano le domande.. chi sei? dove sei? di dove sei? ed io parlo, a trat- ti perchè devo chiudere, perchè c’ e’ il pericolo che mi scoprano, poi ho qualche crisi, non riesco a scrivere, non riesco a vedere, frasi senza senso, poi silenzio Caterina! Caterina! cosa dici? non capisco.. rispondi! ma nessuna risposta. Il giorno dopo sono di nuovo al computer, con me c’ e’ Giuseppe, la chiamo, le dico cosa sto facendo con Giuseppe e lei mi tratta male mi dice che non le interessa, mi vuole cancellare, ed io mi sento perduta, senza di lei non ho la for- za di lottare, e lei non lo fa. Poi faccio amicizia con il marito, lui mi tratta come una figlia, mi dice che devo comportarmi bene che devo curarmi e devo avere pazienza, che prima o dopo usciro’ dalla comunità e farò una vita normale., ma io non ci credo, io non potrò mai essere come una persona normale . sono una drogata, nessuno potrà fidarsi di me. Fa caldo! quanto desidererei mangiare un gelato! la mia mamma ora mi risponde, mi dice che se starò bene vorrà vedermi ed il gelato me lo farà mangiare lei. Si vuole vedermi ed io per un attimo mi illudo che questo possa essere vero. andare da lei .. no, non ci posso pensare, sarebbe troppo bello Io stare bene... fare una vita normale, ma dove? dalla mia mamma? no lei si vergognerebbe di me..una drogata ..come mi potrebbe presentare ai suoi figli? ma lei dice che non ci devo pensare, poi si vedrà, abbi fede mi dice, ed io non ci penso, no, non voglio pensarci, ma poi penso, come faccio a non pensarci? io non ho mai avuto una vita, mia madre mi ha messa al mondo ma io non sono mai vissuta. la mia vita io l’ ho persa in un mattino di pioggia, ero uscita dalla scuola, facevo la quinta elementare e stavo tornando a casa. Un ragazzino mi ha seguita, mi ha detto che voleva giocare ed io non avevo mai giocato, l’ ho guardato con occhi sbarrati e gli ho detto: davvero? si vieni andiamo laggiù dietro quel cespuglio. ed io andai. Ma il gioco non fu più un gioco, dal cespuglio spuntarono altri quattro ragazzini, mi strapparono le vesti di dosso, poi uno per volta furono sopra di me. sentii un gran dolore, poi svenni. quando mi risvegliai ero tutta sporca, avevo sangue dappertutto, cercai di togliermi quel sangue ad una fontanella, mi rivestii e tornai a casa Mia nonna come al solito era in campagna a raccogliere erbe, nessuno seppe niente dii quello che mi era successo, ma io ora guardavo il mio corpo con occhi diversi, sentivo che non ero più la stessa di prima, mi sentivo più gran- de ed anche il non parlare con nessuno mi faceva sentire una piccola donna. Avevo undici anni ora, il mio corpo cambiava, avevo già formato il seno, un ri- volo di sangue che scorreva era la prova che non ero più una bambina e for- se solo ora mia nonna si accorgeva che ero cresciuta. Anche lei ora non era più la strega di una volta, non andava più tutti i giorni nei boschi a cercare le sue erbe, di erbe ne crescevano anche intorno alla casa e usava anche quelle per ii suoi filtri magici a cui la gente credeva, Un odore acre era per la stanza sporca, piena di polvere e ragnatele, ma mia nonna non vedeva più bene e si muoveva a stenti ed io ero troppo intenta nei mieii sogni di ragazzina, a guardarmi in quel pezzo di specchio mezzo rot to. Guardavo il mio corpo che si trasformava, mi eccitavo al solo sfiorarmi, senti- vo il bisogno di qualcosa ma non sapevo cosa Un ragazzo che non avevo mai visto un giorno mi segui‘,quando imboccai la strada per il bosco, mi blocco’ e cominciò a guardarmi mi disse che ero bella, che era da un pò che mi osservava, era un bel ragazzo, e all’ improvviso cominciò a baciarmi. Baci, io non ne avevo mai avuti, ero felice! mi disse di andare con lui, voleva vivere con me ed io, non me lo feci ripetere due volte. Avevo 11 anni, lui 15. Dove andammo? ai limiti del bosco c’ era una barracca, fu quella la nostra casa, il nostro letto: un pò di paglia. il giorno andavamo al mercato, rubavamo delle mele, un po’ di pane, poi lui spariva ed io restavo sola ed avevo paura, paura dei rumori, del verso dei gufi, dei topi e ce ne erano di parecchi, poi tornava ma non mi diceva mai dove era stato e se domandavo urlava o mi arrivava uno schiaffo. Un giorno dopo il mio girovagare per il mercato, tornai senza aver portato un tozzo di pane, lui era ubriaco, puzzava .Mi prese a calci e pugni nella pancia, in faccia, nella schiena. Sentivo un gran dolore alla pancia, poi mi vidi il sangue scorrere tra le gambe, io ero incinta e non lo sapevo. Non mi portò neanche all’ ospedale, tornai da mia nonna, fu lei ad aiutarmi a non morire ma io ero morta già dentro, lui aveva ucciso il mio bambino, io non l’ avrei mai visto nascere e questo causò in me una strana malattia,, una voglia di essere posseduta, una voglia di fare esperienze sempre nuove e dietro l’ angolo l’ esperienza mi attendeva Mi illusero che avrei provato nuove sensazioni, che avrei trovato il paradiso ed io provai. Si mi sentivo rinascere, ero allegra, facevo delle cose strane ma poi dimenticavo tutto, mi sentivo la testa vuota, poi ancora il desiderio di provare, di rifarlo e cerca- vo ma dovevo pagare Rubai a mia nonna i suoi piccoli risparmi, una catenina con un medaglione che ritraeva la foto di mia madre. conservai la foto e vendetti la collanina ed il medaglione per una sola bustina, non sapevo più che fare, capivo che facevo del male a mia nonna ma non avevo altra soluzione, ne avevo bisogno. Avevo delle crisi non vedevo più, tremavo, avevo le convulsioni, la schiuma mi usciva dalla bocca e fu cosi’ che mi videro in un angolo della strada e mi portarono all’ ospedale. Qui cominciò la mia odissea, io non avevo più la mia bustina miracolosa, gridavo mi sbattevo la testa al muro, dicevo parole incomprensibili e volevo il mio bambi- no. Fu durante una di queste crisi che raccontai alla mia mamma adottiva del mio bam- bino, bestemmiai perchè Dio me lo aveva tolto e lei mi disse che non dovevo piangere perchè io avrei perso ugualmente il bambino, se non fosse morto me lo avrebbero tolto, l’ avrebbero affidato ad una famiglia ed io non l’ avrei più visto. questo mi imbestiali’ le dissi che era cattiva, scrissi parole incomprensibili poi più nulla, Caterina scompare. Al computer risponde un’ amica di stanza: Sara Sara dice che Caterina ha avuto una crisi e la colpa è stata causata per aver nominato il suo bambino. Caterina è stata portata all’ ospedale ma ha lasciato una lettera per la sua mamma .Il giorno dopo comu- nica con un breve messaggio che Caterina è morta .. era piena di metastasi .Una zia venuta dalla Germa- nia per il funerale prende il posto di Caterina nel suo account ma la foto ritrae una signora sui cinquant’ an- ni dice che la chiavetta del pc l’ aveva regalata lei a Caterina ma ora la lascia a Sara perchè lei vuole conti- nuare a parlare e chattare con me. la lettera non è mai arrivata..Strano, anche la zia di Caterina parla allo stesso modo, stessi errori .. e poi una presenza strana tra le sue amicizie..si nomina la mafia, il patrino.. un titolare di casse funebri..personaggi che ritorna- no anche nell’ account di Sara. Alle varie domande, nessuna risposta, e poi: sta chiedendo troppo, poi la Cate- rina zia scompare.. ed al suo posto c’ e’ Sara.. stessa foto di Caterina. Quando la mamma telefona al parroco e chiede del funerale, le viene risposto che non è morta nessuna ra- gazza, solo una vecchietta di 90 anni. Allora si sente presa in giro, scrive un messaggio su quell’ account e riferisce quello che aveva scoperto. Rispondo io: Sara dico che non doveva indagare, che fa troppe domande Caterina è morta davvero anche se non ora, ma è una storia vera. Io mi trovo in una comunità, ed ho creato questa storia solo per passare un po’ di tempo. Io, sono Sara ho diciassette anni, devo fare ancora un anno poi uscirò o se vorrò potrò restare ancora, ma dove vado? Da mia nonna? Mio padre non vuol saperne di me, lui ha la sua famiglia non vuole drogati tra i piedi. Ho trovato mio padre su internet ma non voglio farmi riconoscere, per lui, anche se muoio non importa io sono già morta per lui. Da mia nonna a fare cosa? Mia nonna non ha più casa è in un ospizio ed io, dove andrò? Qui sono in compagnia, ma devo stare attenta alla prima punizione mi sbattono a Napoli e da li usciro’ forse solo morta, difficile superare, difficile resistere. Spesso sono sola, lui scompare per giorni interi ed io non ho neanche un pez Giuseppe è stato punito, lo hanno sorpreso con il cellulare ed ora è a Napoli, se in vacanza andremo a Napoli forse lo vedrò, ma intanto ho altri ragazzi che entrano la sera e ci divertiamo.. il tempo passa. Io scrivo sempre alla mia mamma adottiva e lei si è affezionata a me. come potrete constatare, Caterina e Sara stessa identità, stessa storia..ma è la mia storia. Io sono Caterina, io sono Sara io sono ancora viva ma per quanto? La mia mamma vorrebbe vedermi, quando andremo in vacanza passerò con il pullman dalla sua città,forse la vedrò, ma lei no ..non dovrà vedermi, ho troppo vergogna di farmi vedere da lei. la mia mamma ha scritto una poesia per me ed io l’ ho messa sulla mia bacheca, Per un po’ non c’ e’ più corrispondenza tra di noi, passa qualche mese prima che io torni a scrivere. Dico che sono uscita dalla comunità, sto con un uomo molto più grande di me... il mio uomo è lo stesso che appare nell’ account come gestore di un’ impresa funeraria. La sera si collega con altri uomini e donne, mi fa spogliare, si spoglia anche lui e ci mostriamo. Mi fa dei filmini in posizioni oscene, mentre faccio l’ amore con lui e questi filmini poi li manda alle persone e loro glieli pagano. Il mio viso non viene mostrato, ho sempre un fazzoletto che mi copre. Scrivo anche al mo papà, dico che lo voglio vedere, ho il contatto del mio amico e glielo do, mi piacerebbe avere un rapporto con lui, lui mi rimprovera accetta il mio contatto ma quando apre vede me che abbasso le mutande. Richiude immediatamente e mi insulta, poi chiama sua moglie ed anche lei mi insulta, non vogliono più saperne di me.. io reagisco male dico che è invidiosa di me.. che lei è vecchia ed io sono giovane. Lei mi cancella e lui pure ma prima lasciano un messaggio.. non dovevo più contattarli per loro ero già morta. Sono passati tanti mesi il mio account è fermo, non ho più scritto niente .. resta solo la poesia che era stata scritta per me, quella non l’ ho cancellata.. Ora sono sempre Sara, ma con un cognome diverso.. chiedo l’ amicizia alla mia mamma, e lei accetta.. evidentemente non ha guardato nella mia bacheca. Le mando un saluto in chat ...ciao e lei risponde.. ciao poi: cando scrivi una poesia mi la mandi? E’ il mio modo di parlare e lei subito capisce. Mi assalta.... non posso mentire .. le dico che non sto più con il mio amico, dopo una crisi d’ astinenza sono stata all’ ospedale dove tra l’ altro mi hanno riscontrato delle cisti alle ovaie, ho sempre emorragie. Sono tornata in comunità, è l’ unico posto dove potevo andare, è questa la mia casa, ora ho diciotto anni. Quando uscirò? Non lo so spero che Dio mi prenda con se, sto sempre molto male. La mia mamma mi ha perdonata ora mi scrive, mi ha dedicata un’ altra poesia, mi dice che devo avere fede, che guarirò ed un giorno potrò vederla, dice che ci penserà lei a me, ma riuscirò a vivere? Ci sarà un angolo di terra anche per me? Il cielo accoglie tutti anche una piccola drogata come me. Lassù troverò il mio Angelo, il mio bambino mai nato, la poesia è come l’ altra sulla mia bacheca. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2010, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori
Pagine: 240 - € 12 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686108
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