La primavera ha sempre un sapore speciale, rassicurante, di promesse finalmente mantenute.
E’ una scorpacciata di odori e colori vivi e stuzzicanti.
E’ la Tenerezza, che fa capolino dal centro esatto del cuore come un bucaneve.
Ivo adorava la primavera.
Ogni anno, per fortuna, arrivava anche per lui e scioglieva, puntuale, ogni cristallo di ghiaccio che, anno dopo anno, diventava sul suo cuore, sempre più tagliente.
Ivo ha 56 anni. Conduce autobus da quando ne aveva 25.
Era il suo sogno di bimbo: quei giganteschi veicoli rapivano la sua vivacissima fantasia trasformandosi in enormi pachidermi rabbiosi o feroci draghi ruggenti; il loro conducente, un forte e abilissimo domatore.
Animo da sognatore, a bordo della sua vettura Ivo trasformava i suoi percorsi di linea in emozionanti (quanto improbabili) avventure.
Gli piaceva osservare la gente.
S’incantava a osservare i bambini; accompagnati dalle mamme, per lo più, diretti agli asili, alle scuole.
Era una vera e propria ricarica energetica, il profumo dei bambini: di grembiulini puliti, di zainetti e merendine, in tempo di scuola; o di gomma e plastica, di giochini e salvagenti d’estate.
E le loro vocine…le bizze, le risatine, le domande dei “perché”…
Ivo avrebbe avuto almeno 3 figli! Li avrebbe portati a cavallo del suo drago ad esplorare il mondo!
Era sempre in nota per accompagnare le scolaresche in gita.
Poter osservare, nascosto dietro i suoi divertiti silenzi, quell’universo pulito che è il mondo dei bimbi era una magia irrinunciabile.
Elvira ogni mattina alle 8:07 saliva sull’autobus alla fermata di P.zza Mazzini e scendeva a B.ra Margherita.
Sempre raggomitolata su se stessa,come a proteggersi da un freddo che inseguiva solo lei; aggrappata alla sua borsetta; esile come lo stelo di un fiorellino di campo.
Gli occhi, chiarissimi, bassi ma inquieti, come in attesa di un pericolo sempre incombente.
Dopo aver timbrato il suo biglietto si disponeva, poco distante, alle spalle di Ivo; sempre in piedi come pronta ad un’eventuale fuga.
Gli occhi di lui nello specchietto le chiesero di non fuggire.
Era un domatore, era la sua specialità…
Lo sguardo di Elvira, sempre sfuggente, riusciva a congelarsi a lungo negli occhi di Ivo, così caldi e umidi.
Nel lungo viaggio del loro matrimonio fu sempre inverno.
Non arrivò alcuna bizza o risatina o “perché” a sciogliere il ventre di Elvira, freddo come i suoi occhi che non avevano trovato lo scampo della primavera nemmeno nelle calde promesse degli occhi di Ivo.
“Su bimbi! In silenzio, in fila per uno! Non si corre sull’autobus! Sedetevi che si parte per la gita!”
“Salutate il signor Ivo che ci accompagna!”
“BUONGIOOOORNO SIGNOR IVOOO!!!”
…Profumo di primavera, grembiulini, zainetti, risatine, bizze, “perché”…