Non si poteva certo dire che la natura avesse avuto un minimo di misericordia verso quest’ individuo nell’ atto del suo concepimento, avendolo dotato di una forma e bruttezza davvero eccezionale e certamente irripetibile.
Era infatti molto basso di statura, con una pelle butterata, piena di protuberanze, tra le quali una proprio sulla punta del naso, che lo distingueva da qualunque altro essere umano esistente sull’ intero pianeta; né potevano aver contribuito a migliorarlo i lunghi anni trascorsi notte e giorno con le sue amate pecore, dormendo, pure con esse e quasi all’ addiaccio.
I pochi che a dovuta distanza lo circondavano, e con i quali avesse una qualche parvenza di rapporto non mancavano di fargli pesare addosso la sua deformità come un macigno.
La sua esistenza giaceva così srotolata come un tappeto su cui chiunque poteva, passandovi sopra, strofinare i suoi piedi per nettarli dal fango, senza che egli mai avesse osato obbiettare alcunché: anzi soleva di solito reagire con sciocche e prolungate risate a chi, trovandoselo davanti lo avesse solo per un attimo voluto degnare di un po’ d’ attenzione rivolgendogli un insulto ovvero uno spintone, imponendogli di togliersi di torno. Mai c’ era stato stato alcuno che in qualche circostanza avesse per caso notato in lui un certo valore da apprezzare, che so, in quanto a intelligenza, o prestanza fisica, che gli avesse riservato un, per lui un ancor utile avanzo o almeno una parola buona; del resto egli aveva con tutti ben pochi rapporti, poiché chiunque non poteva che vergognarsi mostrandosi in siffatta compagnia.
Sicché, a lui d’ intorno non c’ erano altri che le sue amate pecore … per alcune delle quali in verità, si poteva dire che nutrisse un affetto morboso, quasi, forse un sentimento: non sapeva neppure lui stesso come definire quella sua attrazione, non essendo neppure mancato nel tempo, qualche stimolo, e persino un qualche impulso fremente, nell’ approccio di una certa natura; utimamente anzi, gli si affollavano nella mente sentimenti più intensi, nonché vaghi progetti di natura non propriamente platonica: era insomma ora soggetto a passioni e stimoli che cercava disperatamente, seppur sempre più debolmente di ricacciare indietro nei meandri estremi della sua mente e non solo.
Quelle bestie poi, santo Iddio, a turno non facevano altro che eccitarlo, provocandolo, con i loro sfacciati accoppiamenti esibiti alla luce del sole.
D’ altra parte egli cominciava ad averne abbastanza del suo, sfrenato onanismo: i suoi frequenti, pur necessari sfoghi lo lasciavano spesso sfiancato e nel contempo, con un certo senso di insoddisfazione...
Spinto da quel bisogno urgente, divenuto ormai un’ ossessione, stava quindi per cedere alla turpe voglia che sapeva essere insana, ma che poteva forse risarcirlo, sia pure in parte di ciò che sentiva, finora gli era mancato.
Pochi, e ormai sempre più deboli gli scrupoli rimasti, per lo più di carattere sanitario a frenare un slancio già troppe volte rimandato, e le sue difese morali stavano ormai purtroppo irrimediabilmente cedendo.
Sapeva che sarebbe stato quello, con ogni probabilità un punto di non ritorno, e questo era un freno ulteriore per cui ancora indugiava.
Così, prima di buttarsi a capofitto in quell’ avventura abbandonandosi del tutto al delirio dei sensi, raccolse le sue ultime forze, e con sussulto dei suo "senso di responsabilità", nonché di decoro personale, non poté, o meglio, per dirla più nobilmente, non volle fare a meno di chiedersi se non ci fosse un altro modo, un’ estrema via d’ uscita, ancora inesplorata, più sana, consueta a persone normali, e più consona al suo stato di Essere creato da Dio e superiore a quello animale.
In verità, a spingere verso questa ulteriore, sensata e più matura riflessione fu un fatto, una situazione verificatasi non molto tempo prima, che lasciava intravvedere la speranza di una concreta svolta, cioè: la possibilità di un eventuale, probabile, normale rapporto con una normale femmina d’ uomo.