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♦ Michelangelo Cervellera |
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Il ginocchio mi stava mandando chiari segnali di resa incondizionata, stava supplicando un trespolo, un appoggio, un bastone, una dannata panchina. Andare fino alla Rotonda a piedi non è stata una bella pensata, ma dovevo muovermi ogni tanto. Rischiavo di diventare un albero con le radici fin dentro il parquet. La prossima volta, però, è meglio se dormo, mi infilo il pijamino e me ne sto tipo bradipo. Un’ altra fitta dietro la rotula e partì in automatico la preghiera blasfema alla madonna nera di Częstochowa. Dovrei trovare il coraggio, operarmi. Sudavo freddo da colica notturna. Arrivato all’ altezza della Vela esordii come il buon vecchio Enzo Tortora " il big ben ha detto stop” dovevo fermarmi. Misi il sedere sul muretto, allungai la gamba per tirarmi il tendine. Un dolore così nemmeno quando sbatti il mignolino negli spigoli al buio. Stelle, costellazioni, buchi neri, nane bianche e unicorni. Mi si inarcarono le scapole come se avessi preso la scossa. Reclinai un attimo la testa per apprezzare meglio il suono croccante dei dischi vertebrali. Allungai pure le braccia. Ogni muscolo stava intonando la ritirata e per un attimo ecco il fanstasma passato di Bea. Ricordi di un’ estate che sembrano lontani anni. Io in camicia celeste e pantaloni corti. Lei cannottiera scura e leggins e quegli occhi celesti in cui mi ci perdevo come un ebete. Rivivevo le scene anche le più stupide e leggere, ogni parola, ogni espressione, ogni attimo e puntualmente l'amaro in bocca si faceva presente. La mia psicologa me lo diceva sempre alle prime sedute. " Matteo devi scendere a patti con te stesso e smettere di crocefiggerti. A che pro? ” Rispondevo sempre a tono: " Si lo so, doc, ma è una risposta che non mi serve. Scusavo oltre ogni limite quei comportamenti da pazza isterica. Distaccamente gelida, emotivamente menefreghista. La delusione, capisce, l'aver riposto fiducia in una persona che l’ ha tradita. Ma come si fa? ". Ritornai presente dopo l'ennesima fitta al ginocchio. " Ho avuto a che fare con una donna con un cuore di ghiaccio, per fortuna non sono morto assiderato, per fortuna è finita." Rufolai in tasca dei jeans alla ricerca di una caramella. Avevo le labbra secche e la bocca amara. " La prossima volta vado a puttane" mi scappò a voce troppo alta. Una ragazza che stava facendo jogging mi sentì e si fermò. "Crampi? Ha bisogno? " mi disse. "Ha bisogno? mi sentii vecchio. No, grazie è che ho perso una vite dalla gamba di legno. Ora ci metto un po’ di colla e tutto passa grazie " risposi con un mezzo ghigno. Mi guardò allucinata per poi riprendere il moto. Non potevo chiamare un taxi, troppi soldi. Non potevo chiamare un amico, non ce l'ho. Potevo chiamare mia sorella, ma stava in periferia, non mi sembrava il caso. Nel tempo che avrebbe impiegato per venire qua, mi sarebbero spuntate le ragnatele. Fatto i conti degli euri, optai per prendere l’ autobus. Mi avrebbe sceso davanti alla Baracchina Bianca, di li in poi, fra una sosta appoggiato ad un macchina o seduto sul marciapiede a mo’ di clochard, avrei fatto ritorno a casa dolorante, stanco e sudato. Speriamo non ci siano i marocchini. Già ci sono i livornesi che non si lavano e puzzano come bellore, mettici pure i capi colorati e si parte con il vomito a spruzzo. Salito sull torpedone cercai un posto in fondo. Non c’ era quasi nessuno. Davanti a me una ragazza. Carina. Ogni tanto mi squadrava. Forse incuriosita dai miei capelli simil istrice o dalle cuffie verdi fosforescenti o dallo sguardo un po' distante. Anche lei isolata dal mondo, ma a differenza mia, non a suo agio. Abbozzai un mezzo sorriso strizzandole l'occhio. Arrossì. Mentre le luci delle strada diventavano veloci e indefinite, un pensiero fugace, leggero, libero mi entrò in testa. “ Mi piacciono le donne, non tutte. Quelle che mi fanno battere il cuore, gonfiare le mutande e chiudere lo stomaco. Mi piace la pizza, quella fatta come cristo comanda. Forno a legna, impasto leggero e gusto pieno. Mi piace la pioggia fredda che tutto ovatta e azzera. Il fuoco che odia e muore. Mi piace il mare incazzato e la tramontana che taglia. Il letto sfatto che profuma di lei. Mi piace godere. Ascoltare il ronzio silente dopo la musica assordante ed il respiro di un orgasmo senza fine. Mi piace tutto quello che mi da un’ emozione forte. Preferisco essere passionale e sfociare nell'eccesso, che essere un pezzo di ghiaccio e fingere di essere vivo".
Scesi dal mezzo comunale, mentre nelle cuffie suonava Bitter Sweet Symphony. |
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