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La pelle che indosso

Amore

La mia pelle è come un abito da indossare... per tante occasioni; non tutte felici e non tutte volute e attese.

E’ un abito non facile da indossare... eppure...

Come vorrei spogliarmi di tutte le pelli inutili e dolorose e restare finalmente con un unica pelle!

La mia! Quella autentica! Quella vera!

Sono nata in una piccola provincia, in un paesino vicino al mare.

Ero una bambina felice, abbracciata dall’ amore!

In quegli anni indossavo l’ abito dell’ innocenza e mi piaceva camminare coi piedini nudi sulla sabbia bagnata, con la mano nella mano della mia mamma, al sicuro e al calore.

Io vivevo con la mia mamma e un signore che avrebbe dovuto farmi da papà, visto che il mio era morto che io ero appena nata.

Non mi era molto simpatico e lui non faceva nulla per esserlo, quindi ero costretta ad indossare l’ abito dell’ ipocrisia ogni qualvolta si presentava l’ occasione.

Gli anni passavano in fretta ed ero diventata una signorinella quando sono stata costretta in poco tempo ad indossare l’ abito del dolore!

La mamma, la mia adorata mamma, una mattina non si è più svegliata ed è andata a vivere in compagnia di tante altre stelle...

La vita col mio patrigno non è stata facile; ero diventata una ragazza attraente e lui lo aveva notato ancor prima di me, tanto che cercava con la gentilezza di farsi strada nel mio cuore per potersi approfittare di me e del mio corpo.

Non so più quanti abiti ho cambiato in quel periodo!

Dall’ abito della freddezza a quello della ribellione, da quello della paura a quello della disperazione e mortificazione!

Sì, chiusa nella mia stanza mi rimaneva addosso solo mortificazione e disperazione!

Ho vissuto e combattuto in questo status fin quando ho incontrato un uomo buono che si era innamorato di me e che mi voleva sposare, ma non c’ era né il tempo né il modo per farlo, così l’ ho convinto a scappare.

Io non lo amavo, per me era solo il modo per porre fine alla mia disperazione.

Così ho dovuto indossare l’ abito della finzione e anche della compassione per quest’ uomo che mi amava follemente.

Avevo sognato diversamente il momento dei baci, delle carezze, dei turbamenti che avrei dovuto avere donandomi all’ uomo con cui avevo scelto di vivere.

Nulla! Ero destinata puntualmente a fingere di provare piacere tutte le volte che lui aveva voglia di me!

Ormai ero diventata brava a cambiare abito per ogni occasione, lo facevo da una vita, ed ero convinta che la vita era... quella e basta!

Poi... sei arrivato tu... che hai sconvolto tutti i miei pensieri!

Ho provato tutti i desideri!

Mi hai spogliata di tutti quegli abiti inutili, mettendo a nudo la mia pelle, facendola godere, senza più finzione o compassione, senza vergogna o mortificazione.

Ora... la pelle che indosso...è...MIA


Anna Maria Peluso 17/07/2016 02:12 961

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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