CAPITOLO XVIII – La Spaccatura
Ma subito si scatena il pandemonio, che ciascuno si strilla la sua, lì dentro… e tutta la comitiva s’è quasi partita in due parti, come i guelfi e i ghibellini… allora dico sottovoce alla Lina che mi accompagna a quella cerimonia “ Ma perché non ce ne sgaiattoliamo fuori, un po’ come gatti, noi, e attraversiamo silenziosi e scivolosi la porta laterale che ci sbuca da dio sulla spiaggia e al fresco, là fuori, dopo questa abbuffata?”… ma la Lina mi sventola il pieghevole del menù sotto il naso e mi dice “ Ma guarda che scemo che sei, tu, che ci abbiamo ancora come portate l’ agnello con le patate e il vitello con i piselli… e la frutta e il dolce, per finire… eppoi a me queste cose così intelligenti, mi piacciono … cose un po’… tutte così… da intellettuali… che non ho sentito mai in vita mia a parlare tanto… ma va là, che a me i poeti mi piacciono, e che ci tengo molta stima, io, per loro… che veramente anch’ io, di tanto in tanto, alla buona, quando ci ho tempo, ci scrivo qualcosina, così, tanto per hobby…”
Chi non si ama la sua Polimnia?
Chi non è scosso da Febo?
Stanca la colomba si posa
sul tetto dell’ ipermarchet
… ma quella fiera di voci alte e tumultuanti non ci finiva più, così che lo Spadaccini si alza e ci strilla di smetterla con quella baraonda… che si sta seduti a tavola, dopotutto, non in trincea… ma poi ci fa un po’ il Menenio Agrippa, che ci dice “ Ma cosa sono queste fazioni, gente?... questo dividersi, accaniti, gli uni dagli altri?... può portare a qualcosa di buono tutto questo stress… tutta questa incazzatura?... ma che ci cavate?... ve lo dico io, niente… solo la perdita della voce… ma che gli arti possono forse separarsi dal corpo?... la testa, può andarsene per conto proprio senza il tronco?... che la repubblica, lo stato, così ci è… che la si può paragonare al corpo umano, proprio… dove il tutto lo è solo in virtù delle parti e le parti sono solo in virtù del tutto… che è poi il funzionamento dell’ organismo in quanto tale… così che lo stomaco ci macina il cibo… il cuore ci pompa il sangue… insomma, voglio dire che tutti, ciascuno con la sua parte, dobbiamo contribuirci a questo corpo- stato, e che…” … ma uno lì, il Cavuto, lo interrompe che gli dice “ Ma mi scusi, per favore, ma voglio chiedere se ci è lecito almeno ogni duemila anni cambiare un po’ codeste funzioni… che siamo un po’ veramente stufi, noi, di farci sempre la parte, pardon, del culo…” si solleva allora una risata generale che anche lo Spadaccini ci ride a quella battuta e così l’ allegria ci ritorna e ci richiama la concordia, che si spegne così quella specie di sedizione, quel tumulto, tacitato ancor più dall’ agnello arrosto con patate che i camerieri, ora, ci portano nei piatti, quasi danzando…
Né ci giunge per via dialettica
Né ci arriva con le dimostrazioni:
ma è da una risata collettiva poi
che la Concordia ci spunta fuori