Una sera illuminata dalla luna, il cielo pieno di stelle e il cuore a mille mentre corro in macchina verso casa della mia ragazza.
Ha detto che mi deve parlare!
L’ ha detto con una voce un pò preoccupata, ma non sarà di certo nulla di grave, lei è così...semplicemente un pò apprensiva!
La mia ragazza... come ve la posso descrivere?
Uno scricchiolo molto carino, dolce e con un caratterino niente male!
Sa cosa vuole dalla vita e quasi sempre riesce a raggiungere i suoi obiettivi.
Piccoletta di statura ma ben proporzionata; occhi azzurri come il mare dove ogni tanto mi immergo per cercare di carpire i suoi pensieri, naturalmente senza riuscirci!
I capelli biondi lunghissimi e lisci che porta quasi sempre legati a coda alta, e ai piedi immancabilmente scarpe col tacco per recuperare qualche centimentro in più.
Chissà cosa mi deve dire!
Un pò preoccupato lo sono anch’ io, anche se cerco di nasconderlo anche a me stesso!
Non l’ avevo mai sentita con quella voce greve... e mentre mi faccio mille domande perdo il controllo dell’ auto e poi... il buio più assoluto!
Resto in questo limbo non so per quanto tempo... sicuramente fino a quando ho sentito una voce che mi chiamava implorandomi di aprire gli occhi.
La sentivo molto lontana, come ovattata, surreale, ma era la sua voce! La voce di Elisa, la mia Elisa!
Cosa era successo?
Ricordavo solo che stavo correndo da lei e poi più nulla... solo il buio...
Il tempo passava anche se non ero padrone di quel tempo, non avevo alcun riferimento nel buio in cui ero finito, tranne quella vocina lontana che mi chiamava.
Così capii che dovevo stare attento alla più piccola percezione che mi arrivava se volevo rivedere il mio amore.
Cominciai a sentire confusione vicino a me, voci confuse e concitate, domande e risposte per nulla piacevoli.
Per i medici avevo poche speranze perchè il tempo passava e io non reagivo, non mi muovevo e non davo segnali di ripresa.
Io invece volevo con tutte le mie forze tornare alla vita, arrivare sotto casa sua, e non mi importava ciò che mi doveva dire, la volevo solo abbracciare e stringerla a me come non mai!
Aspettavo sempre con ansia il momento in cui avrei sentito la sua voce, che si faceva via, via sempre più chiara e più vicina.
Quel giorno ...piangeva, diceva che era colpa sua, che non si poteva dare pace!
Piccola! Era preoccupata per me...
Sentivo la sua mano che mi accarezzava e mi chiedeva perdono, perdono per tutto, non solo per lo stato in cui mi trovavo!
Ma... di cosa la dovevo perdonare? Non capivo...
Cercavo con tutte le mie forze di reagire, la volevo guardare dentro l’ azzurro mare dei suoi grandi occhi per cercare di capire le cose che a voce non riusciva a dire!
Sentivo la sua mano stringere la mia ed io incapace di un solo gesto per farle capire che sentivo!
Sentivo la sua voce, la sua disperazione, sentivo le sue mani e il suo pianto nel chiedermi perdono!
Non capivo! Non capivo! Era tutto così assurdo... quasi irreale...
D’ improvviso mi ha lasciato la mano... ho sentito un’ altra voce... era la voce del mio più caro amico che era venuto a trovarmi.
Ho sentito lei andare verso di lui e bisbigliare qualcosa sottovoce...
“ Perchè sei qui?” sentivo a malapena...
Non capivo... volevo rispondere al posto suo e dire che era qui per me... per vedere come stavo... era logico no? Era il mio migliore amico!
Di colpo sono riuscito a muovere un dito, volevo gridare e farle capire che stavo tornando alla vita...
E nel ritorno alla vita ho sentito l'amara risposta:
“ Lo sai, sono qui ...per te!”
Anna Maria Peluso