Entrò in auto con la stessa lentezza di un bradipo ferito, da quanto era stanco pensava di dormire nel mezzo meccanico.
Un piccolo sforzo ed il sedile lo accolse, sentiva chiaramente i battiti del cuore uniti al ticchettio dell’ orologio. Tenui e pallidi raggi di luna filtravano dalle fronde degli alberi.
Girò le chiavi ed il quadro prese vita, accese l’ autoradio a basso volume. Il rumore troppo alto lo disturbava.
Per far prendere aria alla stanchezza aprì il finestrino, una brezza leggera al gusto di mare gli dette conforto, respirò a pieni polmoni.
Allenamento particolarmente intenso oggi in palestra.
Addominali, pettorali, bicipiti e trapezi stavano implorando pietà ed una buona dormita.
La doccia molto calda era stata un toccasana.
Pasto leggero e poi a nanna, in tv davano Braveheart, poteva perderlo??? Assolutamente si.
Il fine settima sarebbe stato di assoluto relax.
Zaino, macchina fotografica, vestiti leggeri e scarpe comode.
Aveva già preallertato la sua amica Lia, gli piaceva la sua compagnia, era solare e gioviale.
Camminare piano, respirare, godersi la calma.
Si sarebbero fermati sotto gli alberi ed avrebbero allentanto la tensione accumulata durante la settimana, sosta obbligatoria vicino al ruscello. Spuntino e musica, rilassamento anche mentale.
Lia provava qualcosa, ma doveva reprimere il suo sentimento, stava attraversando un periodo un po’ buio. I rapporti con l’ ex marito erano tesi e scomodi, per fortuna non c’ erano figli in mezzo, ma non mancavano interessi economici. Fossero state altre circostanze, avrebbero potuto affrontare questo sentimento.
Insieme stavano bene, sapevano prendersi, si completavano, anche se i lati bui, opportunamente celati, non vennero mai fuori; ed era un bene, soprautto per la donna.
Una mattina mentre erano sul bus, durante una frenata brusca finirono per abbracciarsi e per un attimo una vibrazione strana, ma piacevole, li avvolse.
La seconda volta scappò un bacio a fil di labbra, stavano camminando per un sentiero cedevole, fango e rogarazzi. Inciamparono e rotolando come palline, finirono uno sopra l’ altro, in quel frangente scappò un bacio.
Rimasero in silenzio per gran parte del percorso, poi l’ uomo ruppe gli indugi.
Da quel giorno si ripromisero di non cadere più in tentazione, ma da quel giorno le loro labbra avrebbero voluto trovarsi ancora.
Sabato pomeriggio era arrivato.
Matteo, contento come una scolaretta si diresse verso casa di Lia, ma qualcosa non andava.
Le finestre erano chiuse. Di solito, si sarebbe fatta trovare pronta per partire, scese un po’ preoccupato.
Provò a farle un paio di squilli al cellulare.
Tutto tacque.
Traversò il cortile interno e suonò il campanello, ancora silenzio.
"Starà dormendo o forse sarà uscita. Magari un contrattempo".
Stava per bussare alla porta, ma vide con sorpresa che era aperta.
Un pizzico di paura e di ansia lo fecero retrocedere, ma prese coraggio ed entrò.
Nella penombra del salotto, sul divano, rannicchiata come una bimba infreddolita, stava la donna.
Qualche soprammobile rotto, il tavolino capovolto, delle sedie ammassate contro le pareti.
Aria pesante, molto.
Il marito aveva fatto l’ ennesima sfuriata.
" Mi dispiace Matte, ti ho rovinato il fine settimana " disse piangendo.
"Dispiace a me di non poter far nulla, comunque risolveremo. Adesso andiamo, stare qui non serve. Sistemeremo dopo " risposi.
Mi avvicinai piano, le porsi la mano per farla alzare.
Avrei dovuto abbracciarla, forse stringerla, promettendole "ci penso io a te adesso... andrà tutto bene"
ma questa è un’ altra storia...