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Trame d'amianto

Dialettali

Grazia, si era ammalata ai polmoni, quando aveva quasi settant’ anni, ed era appena entrata, in quel limite d’ età perche la malattia venisse associata dal pensiero comune nella fatalistica derivazione della senilità.- E chi ci putemu fari? Cu campa vecchiu si fa’, e tutti i festi si vidi!– dicevano gli antichi-

Ma non era stato sempre così.

Anzi! I suoi genitori erano saliti in cielo che avevano superato la soglia dei novant’ anni.

“ Cu campa, ranni si fà, e tutti i festi si vidi!”- dicevano i parenti rassegnati-

Lei, ne aveva compiuti sessantanove, proprio il giorno in cui decise di rivolgersi al medico di famiglia: il dottor Passabìle, che la conosceva da sempre. E gli chiese di farsi visitare, a pagamento, da un professore specializzato, per quella forma “ d’ accupamento” che gli prende il respiro e da qualche anno si era intensificato e non gli dava più requie.

Allora, il Dottor Passabìle, le consigliò di prenotare una visita da un vero specialista in materia e fece il nome di un professore di chiara fama universitaria, che insegnava nel policlinico catanese di Santajta, ma dispensava la sua scienza nella clinica privata del "Bammino Gesù".

I parenti, si fecero dare i riferimenti telefonici per contattare la suora, che prendeva gli appuntamenti per il grande luminare.

Dopo aver letto i referti radiologici, auscultato i bronchi, chiamò in disparte il figlio maggiore, Iano, che da due anni, dalla morte del padre, aveva assunto il ruolo di capofamiglia, - assieme ai fratelli: Alfina ch’ era ancora signorina, benché in età da marito, e Giovanni, il terzogenito, venticinquenne, che dopo il diploma tecnico, non era riuscito a trovare un lavoro stabile, e così campavano con la pensione minima della madre.

E come se stesse parlando alle statue barocche che ornano la facciata della basilica del Santo Patrono, disse, senza falsi giri di parole, che loro la madre li avrebbe lasciati da lì a qualche mese! Al massimo, un anno!

- I professori, si sa, non sono poeti e non amano arzigogolare intorno alle frasi, e vanno sempre dritti, al cuore del problema ...degli altri!

Aveva contratto- continuò - una rara forma di tumore ai polmoni: mesotelioma.

La malattia era stata contratta per l’ esposizione diretta alle fibre d’ amianto che infine provocano morte certa, per insufficienza polmonare.

Dopo le prime reazioni di sconforto, i parenti cominciarono a porre domande più o meno ingenue riguardanti la causa che aveva determinato la contaminazione.

Il professore, colto da inaspettato spirito filantropico, buttò l’ amo nella gebbia, perché chi volesse capire capisse, e chiese ai presenti, se nelle vicinanze dell’ abitazione, ci fossero stati presidi con materiale di eternit.

Alfìna, disse che la vicina di casa, aveva ancora una vasca di quel materiale grigio, sul terrazzo, per la riserva dell’ acqua in estate. Che manca spesso e volentieri, in concomitanza con l’ arrivo dei villeggianti, che si riempiono le piscine e annaffiano i giardinetti col prato all’ inglese e le palme nane.

Ma il Professore, con un ghigno di sufficienza, stroncò l’ ingenua segnalazione con un epiteto d’ uso comune in Sicilia, che si può rivolgere anche all’ indirizzo di una donna, senza per questo scatenare sentimenti di razzismo sessuale:- Chissi, sunu minchiati!

E volle essere più preciso chiedendo, se non ci fossero, nei paraggi, capannoni fatiscenti, dirupati, con coperture di eternit, lasciate al declino delle intemperie.

Giovanni, si illuminò con le ultime parole del professore, come avesse ricevuto un assist, facile facile, che lo indirizzava dritto dritto, dentro la porta dello stabilimento delle acque minerali.

Lo Stabilimento per l’ imbottigliamento dell’ acqua, della rinomata fonte di “ Fimmina Motta!

Quello che aveva reso fiorente il borgo marinaro, con l’ assunzione al lavoro delle prime donne operaie nei primi anni del Novecento, che, nel sud del sud, poteva considerarsi un record nazionale.

E ora rimaneva spiaggiato, come un capodoglio, con le mura perimetrali grigie sberciate dalla salsedine, e con la ruggine sui cancelli perennemente chiusi al confine con la battigia.

La loro casa, infatti, si affacciava da sempre, sui quei capannoni d’ amianto. Come altre case sorte in tempi non sospetti e che ora sembravano abbracciare un sacrario mortale, costruito lungo la vena sotterranea del torrente fino alla foce.

Si ricordò d’ aver sentito nella piazza del paese che da quando era andato fallito, nessuno voleva accollarsi le spese per bonificare le aree e metterlo in sicurezza. Qualcuno azzardava l’ ipotesi che ci fosse già in atto un complotto per trasformare il luogo paesaggistico, nel solito obbrobrio di speculazione edilizia. Diceva che doveva avvenire con l’ intervento di potenti mafiosi, i quali avrebbero fatto pressione presso la Regione, proprietaria del sito per farla bonificare, e una volta bonificata, si sarebbero fatti avanti con una proposta che non si può rifiutare per entrando così, in possesso dell’ area per costruirci qualche centinaio di villette esclusive, per le vacanze dei soliti onorevoli dottori. -"Voscenza benedica, dutturi!"

Nel frattempo, però, rimaneva alla mercé di poveri raccoglitori di ferro e di fame, che rompevano le coperture, per arrivare a smontare i supporti metallici, esponendo le pagliuzze letali al vento, che le portava dove voleva, a seconda di come tirava.

Convennero anche gli altri presenti, e il professore disse loro, che non c’ era niente da fare. E consigliò a tutti quelli ch’ erano ancora in tempo, di cambiare aria, se volevano salvarsi.

Cambiare aria? Per andare dove?

Quella era la loro casa. “ Ma, non sarebbe stato più semplice – disse Giovanni - se lei, professore, denunciasse all’ Asl, la pericolosità accertata di contrarre una malattia mortale, perché le Amministrazioni si sentissero in obbligo d’ intervenire per eliminarne la causa? –

Giovanni, era considerato un ragazzo educato e timido, perche se ne stava per suo conto, ma quando c’ era da ragionare sulle ingiustizie e le malefatte dei potenti di turno, si trasformava in un avvocato di strada, senza peli sulla lingua. Difatti, in paese, per questa sua propensione dialettica e per il fatto che si era iscritto, senza mai frequentare, tra l'altro, alla facoltà di Giurisprudenza, era nominato, “ l’ avvucateddu”

Il professore, si aspettava la domanda, e con fare distratto, come chi l’ ha raccontata un centinaio di volte, rispose con la stessa minestra-.

-Lo abbiamo fatto in passato, e continueremo a denunciarlo in futuro.

Ma non serve a molto, perche non ci sono i fondi necessari a portare avanti questa sanatoria; perche è un fenomeno molto più vasto e capillare di quanto non si conosceva qualche anno fa. Ora, con la crisi economica globale, e anche per colpa delle cattive amministrazioni del passato, e del presente, - ammetteva - anche con la buona volontà, le istituzioni locali, non riescono ad intervenire. Quindi, l’ unica soluzione è quella che vi ho detto prima: cambiare aria!

Così parlò il professore, sfilandosi il camice e cominciando a stringere le mani di ognuno dei presenti, come a dire: io mi fermo qui.

Voi fate come volete.

Però, prima passate dalla mia segretaria! Tante belle cose!

Giovanni, nel tragitto che li portava dalla città al paese, pensava che se fossero stati in tanti ad andare in comune per fare sentire la loro voce, forse, li avrebbero ascoltati.

Tanto cosa stavano chiedendo? Gli amministratori- pensava candidamente- sono stati votati per interessarsi della salute dei cittadini e rimuovere le cause che possono generare le malattie per risparmiare sulla cure successive da erogare al paziente, investendo sulla prevenzione e sulla bonifica del presidio che presenta un rischio, scientificamente accertato.

Conviene a tutti! Basta farglielo capire! E già!

Aveva sentito uno slogan di recente in tv che faceva così. “ Prevenire e meglio che curare”. E con questa frase scritta su un volantino, appeso nei punti più frequentati del paese, organizzò una riunione cittadina, nella sala tv della pro loco, per sentire anche gli altri paesani cosa pensassero di quella bomba a rilascio lento di dardi avvelenati.

Il giorno della riunione c’ erano pochi presenti, ma tanto si sa, chi è sano pensa di rimanere tale per sempre. E guarda colui che gli fa ricordare il malanno, come menagramo, un cospiratore della requie sociale. –

Purtroppo, non aveva calcolato bene il giorno e l’ ora dell’ assemblea cittadina, sicché.

i presenti di quell’ appuntamento, erano accorsi semplicemente, per assistere alla partita della Coppa Campioni, con la semifinale di: Milan vs Real Madrid.

Ma visto ch’ era nel ballo, pensava, bisognava ballare!

Attaccò, rivolgendosi ai pochi presenti nella sala tv ch’ era difficile, nel Paese, far capire a chi è convinto di essere il re, di farsi carico di un dovere verso i sudditi. I re, non hanno doveri.

Eppure, altre volte, vengono loro stessi, a cercarci. Come no! I re, e anche i Cavalieri. Ci mettono un santino in mano e ci consigliano di votare il rag. Calatrasi.

Ci pensa lui a sollevarti dall’ incubo dell’ amianto, e da tutti i tipi di sofferenze: dal lavoro per i figli, alla sanatoria per il piccolo o grande abusivismo edilizio.

Vedendo che ognuno aveva un occhio sullo schermo, acceso a volume zero, e l’ altro sull’ orologio della parete dal lato del biliardo, capì che sarebbe stato più prudente, stringere il discorso e concludere prima che entrassero le squadre in campo, per non rischiare di essere messo a tacere con qualche frase del tipo: e chié, giustu giustu ccà vinisti a cascare stasira? Magari, ridendo, certamente, ma palesando insofferenza reale verso il malcapitato.

E se provassimo a far intervenire Padre Parrino? Che è una persona sensibile, e anche s’è caruso, mostra di sapere molte cose della vita, e può darsi che trova gli argomenti giusti per intervenire. – Disse quasi tra sé, Giovanni, uscendo, non veduto, dalla pro loco, proprio un momento prima, dell’ atteso fischio d’ inizio della partita.

Qualche domenica prima, si ricordava che il prete, era intervenuto dal sagrato della chiesa, - per dire qualcosa in proposito, denunciando lo stato di abbandono in cui versava la costruzione e la pericolosità delle tettoie di eternit. E concludeva il suo sermone, riponendo la fiducia nel genere umano, e nella speranza che le nobili anime illuminate dalla luce divina, si prendessero cura del problema per trovare una soluzione al più presto possibile. – Già, pensava Giovanni, siamo ancora alla ricerca dell’ anima nobile, mentre quelle pagliuzze malefiche cominciano a librarsi sulle brezze, come dardi invisibili e letali, che invadono la strada e i giardini, si depositano sulle foglie dei limoni che quando vai a raccoglierli, respiri l’ essenza della zagara amara, assieme alle ceneri vomitate dalla Montagna che quando si esprime con gli spettacoli pirotecnici contribuisce non poco a rendere l'aria particolarmente irrespirabile!

La terza via? Non c’ era ancora!

Oppure, si.

Difatti, la sera dopo la riunione alla pro loco, suo fratello Jano, ricevette una telefonata inquietante: una voce anonima, che chissà come avesse fatto a procurarsi il numero di casa (visto che non usciva sull’ elenco della Sip) gli consigliava di badare al fratello Giovanni, che cammina per la strada con la testa per aria a guardare tettoie di capannoni fatiscenti e cancelli arrugginiti, consigliandogli di guardare davanti, per evitare il rischio di finire sbadatamente sotto le ruote di qualche automobilista incolpevole.

Jano, era spaventato per il tenore della telefonata e avendo capito la portata della minaccia, cercava di sdrammatizzare le parole dell’ interlocutore che stava dall’ altra parte del filo, sminuendo la portata dell’ impegno del fratello sulla storia dell’ amianto e dello stabilimento, e diceva che “ si trattava di temperamento focoso, determinato dalla carusanza (ingenuità giovanile), e che si poteva stare tranquilli perche gli avrebbe parlato lui, e sicuramente lo avrebbe convinto a ritirare il suo impegno da questioni che riguardano i cristiani di panza, e lasciar perdere i picciriddatì (le cose di bambini)!”

Dall’ altra parte del filo, la voce si fece più lamentosa e maligna, aggiungendo: “ me l’ auguro per voi e per tutta la vostra famiglia. Perché ho saputo che vostra madre non sta tanto bene, e non mi pare giustu dargli altri dispiaceri”. Quindi, riattaccò il telefono.

Iano restò sovrappensiero alcuni secondi ancora, con la cornetta in mano, poi, senza agganciare, fece il numero del fratello, per comunicargli, nella maniera più convincente possibile, il tipo di avvertimento che aveva testé ricevuto.

Giovanni, dapprima cercò di minimizzare, e di fare l’ eroe, come gli rimproverò suo fratello Iano, ma subito dopo, comprese che ci potevano entrare di mezzo altri suoi familiari e gli promise che avrebbe lasciato perdere l’ impegno d’ organizzare una protesta cittadina, sull’ amianto dello stabilimento fallito.

Nel medesimo frattempo, gli annunciò che stava cominciando a preparare la valigia e partire per Milano, a raggiungere lo zio Antonio, che da tanto tempo gli aveva chiesto di andarlo a trovare.

E magari, chissà che non gli riuscisse di trovargli un lavoro vero, e una sistemazione decorosa, che sarebbe ora di cominciare a pensarre al futuro che già aveva venticinque anni e il tempo non poteva più sprecarlo a parlare con i sordi. Il professore aveva ragione! I professori hanno sempre ragione. Non rimane altro da fare che cambiare aria!

(U megghiu surdu è chiddu ca non ci voli sentiri!)

Ora, che anche la madre è morta, torna una volta l’ anno, dal continente, in agosto, per venire a trovare il fratello, che nel frattempo sta crescendo due figli, tra le mareggiate invernali e le pagliuzze d’ amianto, e forse, un giorno, seguiranno anche loro la " profezia del professore, " e raggiungeranno lo zio, a Milano!


mario conti 29/04/2016 00:52 1991

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«I fatti e i personaggi del racconto sono frutto della fantasia e non sono riconducibili a episodi e persone reali.»

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Il primo racconto pubblicato:
 
L'ultima orchidea selvatica del Delta (07/03/2016)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
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