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Riusciva a mantenere la calma e la compostezza di una statua, non sembrava temere quelle ondate. Ero totalmente imbambolata nel guardarlo che mi ero scordata cosa stavo leggendo. Mi si avvicinò un surfista, classico capello lungo, bruciato dal sole e dal sale, magliettina ed infradito. Una mì se non molto adatta per quella stagione, puzzava di birra come una bettola, mi dette quasi la nausea. Con voce impastata esordì con " Visto che mare, bionda? " Gli risposi a tono senza troppo scrupolo: " Si caro grazie, la natura mi ha dato due occhi ed anche un naso, se magari ti lavi i denti non appesti l’ aria " Gli detti la sveglia, credo, si allontanò come un verme. Ripresi il libro per rituffarmi nelle parole ed isolarmi, ma non potevo fare a meno di scrutare Matteo, adesso era sopra uno scoglio. Volevo scendere sulla spiaggia, ma la discesa era ripida per me, le mie gambe non avrebbero retto, in più il vento era forte, non ci tenevo a finire fra i rovi. Riprovai a concentrarmi sulla lettura, ma senza successo, misi via il libro, tanto era chiaro che la mente era andata altrove. " Si chiama Matteo conosciuto da tutti - tranne me - come Bio. ". "Che diamine vorrà dire? Sarà mica vegano? Oh madonna, ci mancherebbe pure uno che mi catechizza su cosa mangiare". "Lui vive il mare come nessun altro". Forse è un sub, un istruttore di nuoto, magari un surfista. Ho risolto rebus più semplici. Bio, Bio mi ci volevi te, oggi, guarda! Io vengo qua per godermi il silenzio ed il mare e mi ritrovo un tarlo nel cervello. Sai che c’è? Mi son rotta, scendo pure io". Mi armai di santa pazienza, diverse Ave Marie, qualche Madonna e presi la via del sentiero che portava a mare. Evitai per una decina di volte di finire abbracciata ad un pino, "se sei il classico demente, ti faccio una proiezione di judo e ti fiondo fra i flutti." Arrivata sul bagnasciuga, una simpatica onda mi dette il benvenuto, ricca figura cacina per me. Annaspavo e ansimavo sulla rena ad un passo da una sincope, dovrei fare vita meno sedentaria. Avevo gli occhiali sporchi, visibilità prossima allo zero, poi una voce " Non pulirli, lasciali sporchi o graffi le lenti, dopo ti do un po’ di acqua dolce " "Chi diamine è che parla, zio cammello, ma quanto è alto? Restai a bocca semi aperta. " Chiudila o rischi ti finisca qualche sarago sui denti " mi rispose ghignando. Ero stordita di brutto, ridevo a intervalli come una vecchia panda che non parte. " Che ci fai qua con ‘ sto tempo da nicchi di Re? Cerchi il tesoro della Nuestra Señ ora de Atocha o ti piace il sale? " ghignò ancora. Mossi la testa tipo pagliaccio a molla. Erano chiare tre cose: non era uno stupido, nè un ignorante e dovevo restare a casa sul divano. "Veramente son qua per te" risposi. " Beh interessante, pensi di dirmi il nome o preferisci restare anonima? disse. " Ho un nome un po’ inconsueto e originale" risposi quasi con tono di scusa. "Cosa fai, ti giustifichi per il nome che ti hanno dato i tuoi genitori? " Sorrise. "Mi chiamo Aurora " risposi con titubanza. "Eos per i Greci, bello, complimenti a mamma tua". Sorrise di nuovo. Allungò il braccio, mi porse la mano, " Piacere Bio". Diventai rossa come il proverbiale peperone. Era strano, misterioso ed aveva qualcosa di diverso dagli altri. Mi piacque. "Aspettami qua - disse- vado a sentire cosa deve raccontarmi Poseidone, dopo ci prendiamo qualcosa da mangiare e si fa due parole senza che il mare ci prenda a sberle ". Si tolse la mimetica e me la mise sulle spalle. Non dico che mi faceva pure da gonna, ma ci mancava poco. "Intanto riparati dietro quel tronco e lava le lenti con questa soluzione. Lo vidi allontanarsi sicuro, determinato e convinto con la reflex in mano. Si stagliò prepotente davanti al mare come per sfida, mentre il vento gli urlava contro la sua rabbia. Per un attimo il tempo si fermò..... Un altro raggio di sole, si fece strada nell’ angolo più lontano del cielo color cobalto.
Fine
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