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Cantico di protesta in rima

Sociale e Cronaca

Se mia carne, si sciogliesse,

liquefarsi, evaporare,

essere nuvola e, potesse,

tempestare per lavare,

Con essa, tutto il mondo,

come gramigna debellare,

chi con falsità ignorando,

che c’è legge da rispettare.

Sia del cielo la vendetta,

come eterna e maledire,

che ai saggi non da retta,

non ha occhi per vedere.

Tutto il mondo logorato,

come siringhe le ciminiere,

i veleni nell’ aria an gettato,

ignorando leggi e maniere.

Fumo e polveri sottili,

men si dica delle centrali,

delle scorie radioattive,

affidati ai criminali.

Delle auto, quei motori,

sputano fumi avvelenati,

arricchendo quei signori,

con centraline non tarati.

Creano morte e spazzatura,

le foreste d’ alberi sradicati,

i fiumi esondano l’ altura,

allagano strade e fabbricati.

Armi con potenza inaudita,

per distrugere città e rioni,

giocano nel sangue la partita,

gente che ragiona con i (...)

Missili solcano i continenti,

cancellano popoli paesi,

fanno stragi d’ innocenti,

non ci sono truppe arresi.

Ma, i tagliatori di teste,

restano vivi e li vediamo,

sgozzano poi, fanno le feste,

d'altra parte noi guardiamo.

Figli che uccidono i genitori,

poi liberi volano, godono la vita,

bisogna integrarli erano minori,

la lapide di chi non più, fu posata.

Genitori nevrotici, i figli uccidono,

per impotenza o per disperazioni,

come nomadi in tende vivevono,

emarginati furono, dalle istituzioni.

Non sia di meno la sessualità,

su bambini, abusati violentati,

approfittando dell’ ingenuità,

fossero i miei, li avrei virati.

Sono stufo di questo mondo,

vissuto da pecore, solo belare,

rimpiango il passato, quando,

avevamo poco da mangiare.

Eravamo bimbi, qualcuno affamato,

ma non c’ era su strada la prostituta,

il finocchio, frutta col vino mangiato

mai si parlava di coppia separata.

L’ aria pulita ossigenava le valli,

non c’ era la strada con spazzatura,

su di essa, solo sterco di cavalli,

si respirava l’ aria fresca e pura.

Dai ruscelli l’ acqua pura scendeva,

si espandeva nelle campagne,

con la bocca immersa, si beveva,

oggi quell’ acqua, residuo di fogne.

Manca poco, che quell’ uomo evoluto,

domani sul bottone il dito piggiare,

la terra, la sua fine, ha già iniziato,

trasformarsi in voragine poi, sparire.


Miknomi 16/10/2015 10:15 877

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Questo racconto in rima, vuole essere solo un grido di disperazione, di tutte quelle persone che a causa di chi, può fare qualcosa per salvare il mondo ma, in essi prevale l'egoismo, sfruttano le conseguenze dei disastri, povertà e disagio, per arricchirsi spudoratamente. Fin quando esistono, le differenze esagerate, di chi mangia solo un piccolo spicchio di torta, mentre l'altro ha la torta intera e si permette senza pudore, di dare lezione di dignità, quando egli sa che, di dignità non ne ha mai avuto.»

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