Lo stallo creatosi tra i due mondi, non portava a nulla di buono.
La logicità faceva sentire Giulia in gabbia, in un’epoca che non era sua.
Guido smarrito alla ricerca di un passaggio che lo conduca dall’altra parte; oppure un appiglio per aiutare la ragazza.
Il fenomeno era in stasi. Roberto aveva Giulia e il condividere conoscenze non portava a niente, solo la quiescenza di un giorno diverso.
Le persone come in tutte le epoche vogliono vivere la loro vita, non cercano altro, gli ideali sono buoni per pochi e molti vogliono la pancia piena e i beni materiali.
Poche le persone che combattono, tutti partecipano e poi qualcosa si farà. Agli inizi le adesioni sono molte, poi gli animi si affievoliscono per riprendere in seguito; quando gli interessi calpestati si fanno forti.
Le persone hanno il coraggio di portare avanti le loro idee, non sono molte e una di queste era Giulia. Non trovava molto consenso in merito, anche Roberto voleva che si calmasse un po’ e pensare di avere un bambino.
Giulia gli rammentava che non era il momento, un figlio, si vuole entrambi e per dargli il giusto, per una crescita consapevole e poi quel bambino chi era?
Di che epoca sarebbe stato?
Se lei tornava, lo avrebbe portato via, era una metà condivisa a cavallo di tre secoli.
Meglio aspettare per non incombere ancora in complicazioni. Un figlio era un figlio e non un giocattolo e quell’epoca impropria, dove la morte era condivisa da molti bambini.
Roberto insisteva, voleva quel bambino, suggellare la loro unione. La sicurezza che sarebbe rimasta, senza ricordarsi che gli aveva parlato chiaro e al momento opportuno sarebbe andata via. Non si trovava in quei luoghi, non era forse vero amore? L’amore che ti fa battere il cuore? Giulia alla ricerca sempre di qualcosa di perfetto che poi puntualmente non trova mai.
Sicuramente era destinata a rimanere sola, trovare la sua anima gemella non era facile. Esigente senza mezze misure, voleva il meglio.
Roberto non era male, un ragazzo normale, com’era Guido, forse cercava chi sicuramente non esisteva.
Ragazza irrequieta, con la vita fatta di certezze e senza mezze misure e camminare in quel tempo le stava diventando stretto. Le mancava la libertà come l’aria. Voleva tornare padrona della sua vita e delle sue azioni.
Il suo lavoro, qualche amico e poi solo tanta compagnia di se stessa e non si sentiva mai delusa. Sapeva perfettamente quello che voleva, pochi l’avevano capito e quell’amore forte che Roberto le donava, la soffocava.
Un mattino con Fulmine s’incammina verso la casa sulla collina. Arrivata provò per l’ennesima volta all’albero e immersa nei suoi pensieri e sotto quella quercia a cercare un varco qualcosa che la portasse via. Un desiderio inconscio voleva tornare al suo mondo. Lo voleva così tanto che non si accorse che non era più in quella dimensione, ma nella sua e dentro la sua vita.
L’albero, la macchina da mesi abbandonata, la casa chiusa dove nessuno era ritornato, solo Guido con la sua pazienza infinita che la attendeva sempre.
Trovò la chiave nel nascondiglio segreto, entrò in casa si appropriò di quello che le apparteneva. Nulla era cambiato da come aveva lasciato, la spesa ancora sulla tavola, per fortuna non c’era nulla che si deteriorasse. Nessuno aveva toccato nulla, le poche persone che s’interessavano a lei erano morte; c'erano alcune cugine ma s’incontravano raramente. Si apprestò a fare una doccia, assaporando il profumo intenso del sapone. L’acqua che le carezzava la pelle e la morbidezza dell’accappatoio; quell’acqua calda come voleva: la gioia delle piccole cose. Mise i suoi abiti, che in quell’epoca lontana davano motivo di tanta meraviglia.
Accendere la luce toccando un interruttore. Ascoltare dalla Tv quello che accadeva nel mondo, ricaricare il cellulare. Il computer, ritrovare la sua tecnologia.
Voleva stare in quel luogo ancora, rimanere con se stessa senza dare spiegazioni, voleva essere ancora una scomparsa.
<Certamente qualcuno si farà vivo> pensò Giulia:
< Al momento risolverò il problema, troverò una scusa per giustificare l’assenza>.
Con il lavoro doveva essere realistica, altrimenti lo avrebbe perso. Troppi erano i mesi della sua assenza:
< si vedrà > disse a voce alta.
<Per il momento resto ancora qui.>
Non si preoccupava più di tanto, possedeva una rendita che i suoi genitori le avevano lasciato, poteva permettersi di stare senza lavorare. Accudire ai suoi interessi, ma quel lavoro che faceva le piaceva e voleva continuare a farlo. Se non fosse stato possibile, qualcosa di simile avrebbe trovato, anche una privata assistenza.
Il giorno dopo tornò Guido e notò qualcosa di diverso, bussò alla porta per trovare una risposta a quel cambiamento.
Era lei!
Tornata nel mondo reale. Smagrita e un po’ distante con gli occhi tristi di chi ha sofferto. Si abbracciarono increduli, piansero come due vecchi amici ritrovati.
Iniziò il suo racconto e Guido il suo, mesi di avventure, tutti due esperti di fenomeni inconsueti, e in più Giulia con un amore lasciato all’aldilà del tempo, senza un saluto e una spiegazione. Fuggita come una ladra. Non era nel suo desiderio lasciare Roberto in quel modo. L’occasione si era ripetuta nel momento adatto e inadatto per un saluto, una spiegazione, un addio. Stava male e si sentiva in colpa.
Ora era lì, con il suo amico e voleva riprendersi la sua vita, però ancora per un po' voleva rimanere sola dentro il suo segreto. Voleva trovare quella dimensione, quei frammenti d'esistenze, capire la fine delle storie vissute; e poi… vedere dentro di sé, cercare l’infinito finito in un attimo di solitudine.
Guido capì, se né andò, non sarebbe più tornato. Solo lei sapeva cosa fare e se lo avesse cercato, allora sarebbe venuto. Poteva contare sulla sua complicità, discrezione, ci sarebbe stato sempre, ma doveva essere una scelta definitiva e chiara.
Giulia consapevole del momento particolare, voleva il tempo per rigenerare una metamorfosi. Cercare nel presente quel passato vissuto, un segno che dovesse far scattare il cambiamento: sapere chi fosse Giulia. La ragazza che si aggrappava alle pareti del tempo, oppure uno spirito libero che nessuno sarebbe riuscito a soffocare. Trovare un amore condiviso camminando alla pari. Quell'amore sarebbe uscito da dimensioni distorte di un continuum spazio temporale?
Oppure lo aveva a portata di mano?