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Uno scomodo passato

Giallo e Thriller

Era da poco tornato nella suo vecchio paese a ridosso del grande fiume che scivolava silenzioso nel suo letto, lambendo le terre fertili. Il fiume sembrava un vecchio addormentato, che stanco di una lunga esistenza, si trascina con lentezza nel suo tormentato cammino. Pensò che il suo stato d’ animo, in quel momento, era in perfetta simbiosi con esso, che per inerzia si trascina fino a raggiungere la sua ultima meta, il mare.

Aveva trascorso la maggior parte della sua vita lontano dalla sua terra ed ora, dopo una crisi esistenziale immotivata ed indefinita, si sentiva svuotato e quindi, aveva deciso di ritornare alle sue origini, avvertendo l’ impellente necessità di assaporare l’ atmosfera del tempo passato e di rivivere le sensazioni e le emozioni che l’ avevano reso felice. Aveva comprato e restaurato un vecchio barcone attraccato al molo, usandolo come propria dimora. Lo aveva colorato di blu, chiamandolo con il nome di sua madre, Stella. Alla fine dei lavori, si guardò intorno e contento per come lo aveva sistemato si sentì molto soddisfatto; era stato molto bravo a renderlo accogliente, aveva aggiunto anche, un tocco femminile, addobbandolo con delle tendine colorate.

Non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasto in quel posto, ma di una cosa era certo, la sua permanenza non sarebbe stata breve. Nel pomeriggio decise di fare una passeggiata, si addentrò per un sentiero che portava su una collina, rammentava molto bene le stradine tortuose e strette. Dopo aver percorso un bel po’ di strada arrivò nei pressi di un incrocio, indeciso su quale direzione prendere esitò un po’, non sapeva se proseguire o tornare indietro, alla fine decise di svoltare a destra.

In quel momento, pensò che anche la sua vita era arrivata ad un bivio, quale strada avrebbe intrapreso per ritornare a vivere? Il suo viaggio esistenziale, gli sembrava oscuro e solitario, era in compagnia solo di una profonda malinconia. Si distolse da quei pensieri bui e continuò la sua passeggiata.

Si ritrovò in un posto che non ricordava, era finito in una proprietà privata. Ai lati del viale c’ era una siepe di rose piccole e profumate e man mano che procedeva, il giardino si riempiva di una moltitudine di fiori e profumi. Restò di stucco quando davanti a sé apparve un antico palazzo rinascimentale, con archi e statue di bellissime dame ed abbellito da fontane. Affascinato da tanto splendore, pensò fra sé che era molto strano di non ricordare quella meraviglia.

Ad un tratto, dietro una finestra del piano superiore, notò una figura; era un’ anziana donna la quale fece un cenno a Mauro di avvicinarsi. All’ invito rimase perplesso, tuttavia disse: ” Mi scusi signora, non mi ero accorto di essere entrato in una proprietà privata e non essendoci cancelli…” La signora dall’ aspetto signorile rispose: ” Non si preoccupi… mi dica stava cercando qualcuno in particolare o stava facendo una passeggiata fuori mano?” Mauro, imbarazzato per la domanda rispose con un vago: ” In effetti ha proprio ragione, mi sono perso.”

Matilde, così si chiamava la donna, lo fece accomodare sotto un bianco gazebo e gli offrì una bibita. La signora dai capelli bianchi come la neve abitava nel grande palazzo da sola, aveva alle sue dipendenze una persona che badava a tutte le faccende. L’ uomo, dall’ aspetto rude, viveva nella casetta bianca, poco lontano dal palazzo. Mauro osservava la donna, incantato dai modi d’ altri tempi e dalla grazia con cui si muoveva, nonostante l’ età; dopo aver chiacchierato per un po’, gli indicò la strada più breve per ritornare al molo, infatti, impiegò la metà del tempo.

La mattina seguente si recò nel vicino paese per fare provviste, incuriosito, ascoltò la discussione fra alcuni abitanti ed il proprietario dell’ emporio, parlavano dell’ inspiegabile morte della signora che abitava nel vecchio palazzo su in collina.

Mauro sbiancò, non poteva credere che Matilde fosse morta, anche perché il giorno prima, gli era sembrata in ottima salute. Raccontavano che l’ aveva rinvenuta l’ uomo che lavorava per lei ed aggiunsero che l’ aveva trovata con gli occhi sbarrati dal terrore. Sul corpo nessun segno evidente di violenza, né graffi, né ferite, praticamente nulla. Mauro restò sconvolto dalla notizia, inoltre, si sentiva a disagio, i presenti guardavano quello sconosciuto in modo sospettoso. Mauro pagò e frettolosamente, dimenticando sul bancone il resto, se ne andò.

Giunto sul barcone e nella speranza che ci fossero sviluppi sulla morte di Matilde, aprì la radio per ascoltare il notiziario locale, ma dissero solo che si era trattato di morte naturale. Trascorsero alcuni giorni e nessuno parlò più della vecchia signora.

Mauro conduceva le sue giornate facendo delle lunghe passeggiate e spesso, andava a pescare. Aveva conosciuto altri pescatori e fra questi ce n’ era uno in particolare: Umberto, indossava un grande cappello di paglia ed aveva l’ aria di sapere tutto, comunque era molto simpatico e riuscii in breve tempo a conquistare la sua amicizia. Se ne stavano delle ore a parlare e Umberto non la smetteva un istante di raccontare le sue fantastiche storie sulla pesca e Mauro, pazientemente, l’ ascoltava.

Stranamente, da alcuni giorni non incontrava Umberto, Mauro chiese notizie a dei conoscenti e seppe che era scomparso, il nipote con cui viveva, era molto preoccupato, non era da lui allontanarsi senza avvertire. La novità, purtroppo, venne da lì a poco; lo trovarono morto nel boschetto e con gli occhi sbarrati dal terrore e senza alcun segno di violenza.

Anche in questo caso si pensò ad una morte naturale. Tuttavia, per gli ultimi avvenimenti, nel paese cominciò a serpeggiare una sottile paura, la gente sospettava che dietro a questi decessi, c’ era sicuramente la mano di qualcuno. Inoltre, a morire improvvisamente e senza un’ apparente motivo erano delle persone sane.

In breve tempo, il paese fu preso d’ assedio da giornalisti e televisioni ed il chiacchierio principale era rivolto al “ forestiero”, così veniva chiamato Mauro e dal fatto che era stato proprio lui ad aver visto per ultimo le vittime. Mauro, da parte sua, per i tragici eventi era divenuto molto inquieto; nascosta in un asse della barca, aveva rinvenuto una vecchia fotografia, che ritraeva un gruppo di giovani. Dietro la foto una data, 12 dicembre 1948, e poi le firme dei ragazzi e tra queste, notò i nomi di Matilde e Umberto, una strana coincidenza.

Oltre alla foto, avvolti in una pezza di lana, trovò un fermacapelli a forma di farfalla ed un braccialetto con la scritta Alessia. Le sembrò tutto molto strano, come se fosse tutto collegato da un sottile filo e lentamente, si stava creando una ragnatela che lo avrebbe catturato in una spirale senza via d’ uscita.

Mauro intuì che gli eventi sarebbero precipitati e nei giorni a seguire, da uomo solitario, cercò di continuare la vita di sempre; ma accadde che una sera, fu distratto dall’ arrivo di un cane dal pelo grigio, che era sfuggito all’ attenzione della padrona, una bella ragazza, la quale lo chiamava insistentemente, ma l’ animale sembrava non ascoltarla. Giulia, questo era il suo nome a fatica cercò di rincorrerlo ma il cane finì la sua corsa proprio sul barcone di Mauro. Questi, alla vista del cane borbottò: ” Ma da dove diavolo salti fuori?” Gli diede una carezza sul muso ed il cane gli scodinzolò fra le gambe.

Poco dopo apparve la ragazza, la quale con il fiatone chiese scusa a Mauro per averlo disturbato e si rivolse all’ animale dicendo: ” Cattivo Macchia! Mi hai fatto stancare.” E così dicendo chiese un bicchiere d’ acqua, l’ uomo la guardò compiaciuto, era veramente carina, con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurro mare, indossava dei pantaloncini corti ed una t- shirt bianca che metteva in risalto l’ abbronzatura.

Questo incontro fu l’ inizio di molti altri. Fra loro si creò un’ intesa speciale che non si limitava all’ attrazione fisica, erano in sintonia nei pensieri e nelle sensazioni. Amavano entrambi stare all’ aria aperta a contatto con la natura e ritenevano che gli animali erano più affidabili dell’ uomo. Giulia era una ragazza adorabile e riusciva a far emergere in Mauro l’ aspetto più tenero e spesso, la sua curiosità rasentava l’ invadenza. Lui rispondeva senza approfondire, ma una sera la trovò a rovistare fra le sue cose, iniziò ad insospettirsi, tant’è che le chiese delle spiegazioni e lei, impacciata, gli rispose con una scusa che sembrò una bugia.

La sua insistenza nel volere sapere del suo incontro con Matilde e della sua amicizia con il pescatore, divenne la conferma che Giulia gli nascondeva qualcosa. Mauro, da quel giorno, diradò gli incontri e si chiuse a riccio. La ragazza provò a fargli cambiare idea, ma non vi riuscì. L’ uomo intanto non smise di pensare alle morti di Matilde e di Umberto. Anzi, nei giorni successivi trovarono morto Filippo, il farmacista, un’ altra persona che aveva avuto contatto con Mauro, era stato proprio lui a vendergli il barcone. Ripensò alla foto, la ricontrollò e vide che in quel gruppo veniva ripreso anche Filippo.

Di quel gruppo di amici, tre erano morti e ciò non poteva essere solo una coincidenza, doveva parlarne con l’ ispettore che si occupava delle indagini; ma prima, aveva l’ intenzione di indagare per proprio conto. Cerchiò con una penna i volti delle tre vittime, restavano due persone: uno lo riconobbe, era Franco un imprenditore molto conosciuto nella zona e l’ altra era una ragazza ma non sapeva chi fosse. Dalla foto, vide che era particolarmente bella e guardava divertita l’ obbiettivo, facendo le linguacce al fotografo. Mauro ebbe un tuffo al cuore, la ragazza somigliava tanto a sua madre, pensò che si stesse facendo suggestionare troppo da questa storia.

Decise di fare un giro per il paese ed entrò in una chiesa, quanto tempo era passato dall’ ultima volta? Così tanto da non ricordarselo. Il parroco, Don Aldo gli si avvicinò presentandosi e Mauro colse l’ occasione per mostrargli la foto chiedendogli se riconosceva qualcuno. Il sacerdote gli chiese il motivo di queste domande e dove avesse trovato quella foto. Mauro, per dissipare ogni sospetto su di lui, rispose alle domande e poi voleva conoscere l’ identità della ragazza.

Don Aldo iniziò a raccontargli una storia molto triste, risalente ad alcuni anni addietro. I cinque ragazzi erano un gruppo di amici molto affiatati, andavano spesso a divertirsi insieme. Una sera, dopo aver partecipato ad una festa fuori paese, ritornarono solo in quattro, mancava Alessia, la ragazza che nella foto faceva le smorfie. I quattro giovani non seppero dare alcuna spiegazione, aggiunsero soltanto di averla vista uscire con un giovane che non conoscevano e da quel momento non la rividero più. Le ricerche furono inutili, di lei non si seppe più nulla e ne tantomeno del suo accompagnatore. Venne fuori che Alessia fosse incinta di Filippo e che per la vergogna, era fuggita.

Era molto preoccupato di questa storia ingarbugliata ed iniziò a sentirsi in pericolo; gli domandò se conoscesse qualche parente di Alessia, Don Aldo rispose che la famiglia, dopo qualche anno si era trasferita altrove, l’ unica parente rimasta, era la zia Olga, che abitava all’ inizio del paese. Mauro aveva l’ intenzione di farle visita, ma prima decise di passare dal barcone per rinfrescarsi, stranamente però, trovò la porta aperta, ricordava molto bene di averla chiusa. Una volta dentro ebbe l’ amara sorpresa: trovò tutto sottosopra, i cassetti svuotati, il letto disfatto… avevano rovistato ovunque, certamente erano alla ricerca di qualcosa, ma cosa? Forse la foto o gli altri oggetti rinvenuti nel barcone?

Telefonò alla Polizia e presto arrivò una pattuglia che si trovava lì vicino, gli agenti avvertirono per telefono qualcuno e poco dopo giunse il Commissario Giulia Marchese. Sorpreso di ritrovarsi davanti l’ amica Giulia, lei gli disse: ” Mi dispiace averti ingannato, ma mi occupo io del caso delle morti misteriose, volevo anche dirti, che quello che provo per te è sincero.”

Lui non rispose, era molto amareggiato e deluso; si sentiva uno sciocco per non aver compreso fin dall’ inizio le vere intenzioni di Giulia. Questa cominciò a fargli una serie di domande, ma lui si guardò bene di dirle le cose che aveva scoperto e quando se ne andarono, prese gli oggetti ritrovati e si recò dalla zia di Alessia. Percorse il tragitto a piedi, assicurandosi di non essere seguito; le case erano addossate una con l’ altra ed i balconi fioriti si toccavano; in una di queste case abitava Olga.

Prese coraggio e bussò al vecchio portone, venne ad aprirlo una ragazza giovane, che lo fece entrare e gli disse di attendere. Dopo qualche minuto lo accompagnò in una stanza, che a causa delle tende molto pesanti, era semibuia.

In fondo alla stanza c’ era una donna su una sedia a rotelle, stava di spalle a Mauro e parlò senza voltarsi: ” Così lei è il forestiero? Si parla tanto in paese del suo arrivo.” Si voltò e scrutandolo fisso negli occhi gli chiese che cosa desiderasse. Lui le porse gli oggetti dicendo: ” Li riconosce?” La donna li prese tra le mani rugose e con la voce tremante gli chiese dove l’ avesse trovati. Mauro rispose e le ripeté: ” Li riconosce?” Olga commossa: ” Erano di mia nipote Alessia, non riesco a capire come sono finiti sul suo barcone, mia nipote li indossava la sera della scomparsa.”

Mauro gli fece vedere la foto: ” Erano proprio belli vero? In questa foto manca solo il fratello gemello di Filippo, Sandro è colui che li ha fotografati. Mauro chiese che fine avesse fatto, lei rispose che era partito subito dopo il fatto e non era più ritornato. Poco dopo, Olga bruscamente cambiò atteggiamento, rivolgendosi a Mauro gli disse: ” Adesso se ne vada, ho bisogno di riposare” e aggiunse: ” Lasci perdere, è meglio per tutti, questa storia ha già fatto troppo male!”

Mauro era più confuso di prima, voleva ritornare alla sua dimora per ritrovare un po’ di pace. Ma quella notte fu lunghissima, non riuscì a prendere sonno, si girò e rigirò nel letto fino all’ alba, erano troppe le cose che non gli tornavano. Doveva assolutamente parlare con Franco, l’ altra persona della foto. L’ indomani, la prima cosa che fece ritornò dal parroco, voleva più informazioni sul fratello di Filippo.

Il parroco gli fu di grande aiuto, gli disse che entrambi i fratelli amavano Alessia e lei era divertita a sentirsi contesa, inoltre, essendo i gemelli due gocce d’ acqua, spesso venivano scambiati e questo portava a delle situazioni imbarazzanti. Un giorno capitò che Alessia baciò Sandro credendo fosse Filippo e si disse in giro che quest’ ultimo prese a pugni il fratello.

Mauro pensò che il quadro della situazione cominciava ad essere più chiaro; i gemelli amavano Alessia ed a lei piaceva giocare con i sentimenti di entrambi. Quella famosa sera, probabilmente accadde qualcosa che fece precipitare il tutto e da qui, la scomparsa della ragazza.

Con molte difficoltà riuscì a rintracciare Franco, il quale, appena seppe il motivo della visita, lo cacciò in malo modo, urlandogli che era una storia vecchia e non aveva nulla da aggiungere. Mauro si chiese il perché di tanta aggressività e reticenza, sicuramente aveva qualcosa da nascondere e mentre ritornava a casa, si accorse di essere seguito da un’ auto nera. Pensò si trattasse di un poliziotto in borghese, si fermò all’ edicola e comprò un giornale. Cercò di far perdere le tracce infilandosi in vicoli e stradine ma non vi riuscì ed alla fine se lo ritrovò davanti. Per nulla spazientito dalle manovre di Mauro, l’ uomo alla guida dell’ auto procedeva tranquillamente nel suo intento e lo seguì fino a quando giunse al barcone.

Mauro pensò che non trattasse un poliziotto, anche perché, parcheggiata poco lontano, vi era un’ altra auto con delle persone a bordo e che riconobbe essere due poliziotti, gli stessi che erano venuti nel suo barcone, la sera dell’ intrusione.

Chi era l’ altro uomo? Cosa voleva da lui? Forse in giro, aveva fatto troppe domande scomode. Fece una doccia veloce, indossò una tuta comoda ed andò a fare una corsa sulla sponda del fiume, aveva bisogno di scaricare le tensioni accumulate. Ripensò a come era finito in tutto questo intrigo e da chi era stato coinvolto. Possibile che nel suo passato c’ era un segreto di cui non era a conoscenza? In realtà, ci stava un aspetto oscuro, non aveva mai conosciuto suo padre, sapeva soltanto quello che la madre gli aveva raccontato e cioè che era un ragazzo conosciuto una sera ad una festa e con cui aveva avuto una sola notte d’ amore.

Era bizzarro, per una vita non aveva mai pensato all’ uomo che lo aveva generato e adesso... Possibile che il vuoto che sentiva dentro era dovuto proprio alla mancanza di quel padre? Ma a questo interrogativo non seppe rispondere.

La sua momentanea tranquillità, da lì a poco era destinata a subire un altro scossone, appena rientrato, trovò ad attenderlo Giulia, ma questa volta in veste ufficiale. Lei gli domandò a bruciapelo perché era andato da Franco e cosa significavano tutte quelle domande che faceva in giro. Mauro si trovò a fare una scelta: o lasciava che venisse formalmente indagato o doveva dissipare i dubbi su di lui rivelando a Giulia tutto quello che aveva scoperto. Decise per quest’ ultima soluzione.

Si sedettero su una panchina di fronte al fiume e Mauro iniziò il suo racconto. Giulia non sembrò sorpresa, anzi aggiunse dei particolari a lui sconosciuti. Lo informò che Bruno, il medico legale non riusciva a capacitarsi che quelle morti non avessero una spiegazione scientifica, stava ripensando agli esami autoptici. Improvvisamente Giulia ripensò a quello strano alone che sembrava una macchia, presente sul corpo delle tre le vittime: Matilde all’ altezza del collo, Filippo sulla spalla e Umberto sul braccio. Si precipitò all’ obitorio, infatti aveva ragione, era lo stesso segno. Esaminò i corpi con attenzione, erano tre microscopici forellini, segno di una puntura. Era stato iniettato loro qualcosa, ma cosa? Gli venne in mente di un veleno prodotto da una pianta dell’ America del Sud, il quale paralizzava lentamente tutto il corpo, ma lasciava la mente lucida. La morte sopraggiungeva dopo un po’ e lasciava alle vittime, gli occhi sbarrati dagli spasmi. L’ unica traccia che lasciava sul corpo era quell’ alone bluastro intorno alla puntura.

Mauro l’ ascoltava con attenzione e ad un tratto Giulia ricevette una telefonata da parte dell’ ispettore Gabelli. Lei rispose: ” Quando? Vengo subito!” Si congedò dicendogli: ” Hanno trovato Franco impiccato pare si tratti di un suicidio, ha lasciato una lettera che spiegherebbe il motivo di tale gesto. Mauro chiese a Giulia se potesse accompagnarla, questa si soffermò per attimo ma poi acconsentì: ” Non potresti venire, ma visto che in quale modo sei coinvolto… ma cerca di non ostacolare le indagini”.

Il corpo penzolava ancora dalla trave di legno, sembrava un manichino. Mauro si girò dall’ altra parte, quella scena gli faceva impressione e pensare che lo aveva incontrato poco prima e non gli aveva dato l’ impressione di poter commettere un atto così grave.

Era tutto molto strano, con la lettera che aveva lasciato ben in vista aveva confessato i tre delitti, il tutto descritto nei minimi particolari, non essendo divulgati da nessun giornale, solo l’ assassino poteva conoscere tutti i dettagli.

Sembrava non esserci alcun dubbio, il rimorso lo aveva schiacciato ed aveva così deciso di porre fina alla sua esistenza, ma una cosa stonava, non aveva spiegato il motivo per cui aveva compiuto quei delitti. Mauro non era affatto convinto che fosse un suicidio e mentre il medico legale stava effettuando i primi rilievi, si guardò in torno alla ricerca di qualche indizio. Fu attratto da un biglietto, che si trovava sul pavimento accanto al divano; si abbassò e prontamente se lo infilò in tasca. Giunto sul barcone, vide che si trattava del biglietto da visita di una pensione del piccolo paese vicino. Sul retro del biglietto, a penna, vi era segnato il numero di un cellulare. Consapevole del rischio, decise di recarsi presso quella pensione cercando di scoprire se Frano avesse alloggiato lì.

Preparò una sacca con pochi effetti personali ed assicuratosi di non essere seguito partì. Giulia gli telefonò più volte ma lui non rispose, non voleva darle nessuna spiegazione. La piccola pensione era situata vicino ad una piccola stazione. Entrò chiedendo una stanza per una notte e la donna alla reception, dai lineamenti mascolini e con la sigaretta in bocca, rispose senza guardarlo nemmeno in viso: ” Sono trenta euro con la colazione.” Mauro le chiese che la sua stanza avesse la finestra sulla strada, voleva controllare l’ ingresso. La donna lo accompagnò lungo un corridoio buio e senza aggiungere altro gli indicò la stanza, poi si accese un’ altra sigaretta e spruzzandogli il fumo in faccia sparì dietro una porta.

Quella donna lo inquietava e Mauro pensò che non sarebbe rimasto più di una notte. Più tardi scese per cenare e notò che non c’ erano molti ospiti nella piccola sala da pranzo. Si sedette da solo ma dopo poco si avvicinò un uomo grassoccio, il quale gli chiese se poteva cenare con lui, Mauro rispose: ” Si figuri, è sempre così triste mangiare da soli.” (non riusciva a credere che era stato proprio lui a pronunciare quelle parole).

L’ uomo si presentò, si chiamava Vito e aggiunse che alloggiava spesso in quella pensione; gli disse che era rappresentante ed iniziò un interminabile monologo. Mauro ogni tanto annuiva e poi quando finalmente Vito glielo permise cominciò a fargli alcune domande. Mauro gli chiese se qualche volta nella pensione, avesse conosciuto un suo amico Franco che aveva alloggiato lì. Vito disse che alcuni giorni fa aveva conosciuto un certo Franco che aveva preso una stanza contigua alla sua, ma era stato molto scortese, tant’è che se lo ricorda perché aveva avuto un diverbio con la cameriera.

Quella sera lo vide a cena con un uomo dall’ accento straniero e dal modo con cui parlavano, capì che l’ argomento era molto importante. Ad un certo punto, lo straniero si alzò con l’ aria da sfida disse a Franco: ” Non finisce qui.” Ed andò via.

Senza volerlo, Vito gli aveva fornito le informazioni che voleva, ma c’ era ancora qualcos’ altro da scoprire, il nome dello straniero. Gli chiese se avesse conosciuto anche l’ altro e lui, ben contento di trovare qualcuno che l’ ascoltava gli rispose: ” Mi sembra che l’ abbia chiamato Sandro, lo so perché ero seduto accanto a loro. Sandro… l’ ultima persona del gruppo che era sulla foto. Come mai si erano incontrati in un altro paese, cosa avevano da nascondere?

Soddisfatto delle informazioni ricevute, poteva far ristorno al suo barcone e così all’ indomani ripartì. Ripensava al fatto che Sandro fosse ritornato dopo tanto tempo e adesso, dov’ era finito? Era da poco arrivato sul barcone, quando gli telefonò Giulia, preoccupata per non averlo sentito. Inventando una scusa, la rasserenò e nella placida quiete dell’ acqua del fiume si apprestò a cenare. Improvvisamente sentì uno strano scricchiolio, cerco di ascoltare da dove provenisse e si accorse che veniva dalla prua. Timoroso afferrò una padella e si nascose in attesa dell’ intruso.

Non dovette attendere molto, con passi felpati apparì un ombra con una pistola in mano; prontamente gli saltò addosso e lo colpì violentemente sulla testa. L’ uomo barcollò e gli cadde la pistola, Mauro l’ agguantò, ma questi lo afferò dai piedi facendolo cadere a terra. Cominciarono a lottare, l’ uomo in un attimo fu sopra Mauro e cominciò a stringergli il collo, questi iniziava a non respirare più, quando improvvisamente, una voce di donna urlo: ” Lascialo sennò ti uccido come un cane!” L’ uomo lentamente si girò e lasciò la presa.

Mauro stupito gridò: ” Mamma che ci fai qui?” Una forte luce accecò l’ intruso, e la donna cominciò dicendo: ” Sandro sei rimasto il bastardo di sempre.” Questi la guardò sconvolto: ” Alessia, sei Alessia non è possibile sei un fantasma!” La donna rispose:” I fantasmi non usano le pistole e ti assicuro che la so usare molto bene”. Mauro era sconvolto: ” Mamma perché ti chiama Alessia, cosa succede, mi vuoi spiegare?”

Nel frattempo si spalancò la porta e irruppe Giulia con altri poliziotti urlando: ” Fermi, giù le armi”. Alessia puntava ancora la pistola contro Sandro e con mano ferma gli urlava: ” Adesso ti ucciderò come tu credevi di aver fatto con me”. Giulia urlò: ” Butta giù la pistola Alessia, non serve che ti sporchi le mani, la giustizia lo condannerà ad una pena esemplare”. Mauro la supplicò dicendole: ” Mamma ti prego non lo fare…” E così Alessia fece scivolare la pistola a terra e Sandro fu ammanettato, era lui l’ assassino dei tre amici.

Il movente? Li aveva uccisi perché non rivelassero il terribile segreto che avevano tenuto nascosto per tutti quei lunghi anni; l’ assassinio di Alessia o almeno così avevano creduto, che fosse morta. La sera della festa erano su una scogliera, Alessia era un po’ su di giri ed aveva urlato a tutti di essere incinta e che il padre del bambino era Filippo. Sandro, accecato dalla gelosia ed impazzito all’ idea che Alessia avesse scelto suo fratello, in un impeto di rabbia, l’ aveva spinta giù davanti a tutti. Le urla agghiaccianti, e poi il tonfo nell’ acqua gelida.

Rimasero tutti impietriti e non sapendo cosa fare, decisero che quello sarebbe stato il loro terribile segreto e promisero di non rivelarlo a nessuno. Fu così fino a quando Sandro ricevette una lettera, in cui il fratello diceva di voler mettere a tacere la sua coscienza e confessando tutto. Sandro non poteva permetterlo e così decise di togliere tutti i testimoni di mezzo, compreso Mauro, la cui unica colpa, era quella di aver acquistato il barcone da Filippo e suo malgrado, aveva acquistato anche, la confessione di Filippo, infatti la lettera era proprio nascosta sul barcone. Il destino aveva intrecciato le esistenze di tutti, compreso quella di Mauro, figlio di Alessia e Filippo.

Alessia, che tutti credevano morta si era miracolosamente salvata dall’ acqua gelida ed aveva deciso di sparire per sempre. Quale vendetta migliore lasciare a tutti il rimorso per tutta la vita, credendola morta. Lontana da lì, si era rifatta una vita, e con l’ aiuto di Don Aldo e nel segreto della confessione, fece nascere Mauro, che fino all’ adolescenza fu sistemato in un convento di frati nel paese.

Mauro sapeva di quella mamma lontana, che l’ amava più di ogni altra cosa al mondo e non vedeva l’ ora di riabbracciarla. Poi, quando Alessia finalmente ebbe la possibilità lo richiamò sé. Nonostante tutto, aveva vissuto un’ infanzia serena ed aveva dei bellissimi ricordi, tant’è che aveva deciso di ritornare in paese, per rivedere quei luoghi. Alessia, quando seppe dell’ intenzione di Mauro, avvertì uno strano presentimento e senza che il figlio se ne accorgesse, l’ aveva seguito, così, quando la situazione precipitò decise d’ intervenire.

Mauro guardò la mamma incredulo e frastornato e si chiese: quanti segreti ruotavano intorno alla sua nascita e quanti destini incrociati avevano distrutto i sogni di cinque giovani. Abbracciò la mamma a cui le doveva tutto, ma nel suo cuore rimaneva tanta tristezza ed amarezza per il padre che aveva incontrato da poco e con cui aveva scambiato solo poche parole, mentre una lacrima gli solcava il viso.

Anna Rossi 29/07/2015 21:22 1570

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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