Giulia era in ritardo, il notaio Arnaldi la attendeva e si doveva sbrigare. Ringraziò il Grigio per averla salvata e gli disse:
< devi venire questa sera con me a casa di Rosina per prendere accordi.>
Il ragazzo annuì e rispose:
Si salutarono, Giulia ringraziò di nuovo, se non fosse stato per lui e quello che le sarebbe potuto succedere. Quei due ignobili malviventi e la tragica fine di uno di loro; poi subito alla mente le balza la violenza subita dalle donne, di tutte le epoche e l’omertà. Lo stare in silenzio una consuetudine, ma se poi quell’amore rubato avesse dato un frutto, la sorte incresciosa del bambino e della madre.
Brutto il periodo, ma anche in quello dove viveva Giulia esistevano tipi di violenza analoghi, spesso si cambia il modus operandi ma la sostanza è la stessa.
Arrivata a destinazione, il notaio Arnaldi la aspettava, le fece notare il ritardo.
Giulia si giustifica:
< uno spiacevole contrattempo poi risolto.>
Arnaldi:
< mi spiace per l’inconveniente, spero sia tutto passato e non sia successo nulla, dalle condizioni delle vesti sembra una caduta da cavallo.>
Giulia:
< si sono caduta, ma ora sto bene e spero che non accada più>.
Non voleva dire altro, parlare di quelle situazioni, la gente non capisce e la confusione che ne deriva è sempre tanta. Poi c’era il Grigio, il morto sepolto, se qualcuno veniva a contatto con il piccolo, le somme si potevano tirare, ed era meglio parlare il meno possibile, tanto tutto era sistemato.
Curò il vecchio notaio, gli aveva portato un estratto di tarassaco, era convalescente da un’epatite, sicuramente di tipo A, di quella che si risolve spontaneamente. Un’intossicazione da cibo poco fresco, oppure poco pulito, l’igiene era il grande dilemma e quella cura aiutava il fegato a disintossicarsi.
Passò anche da Roberto in ambulatorio, stava riordinando alcune scartoffie, gli aveva consigliato di registrare i pazienti e le loro storie. I farmaci dati, la loro reazione e risposta dopo averli presi. Insomma un diario clinico per ognuno e Roberto stava aggiornando le varie cartelle.
Il ragazzo contento della venuta di Giulia esclama:
Stavo proprio pensando a te>
Anche Giulia e a quello che aveva saputo dal Grigio, delusa e un po’ amareggiata rispose al saluto senza trasparire emozioni.
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Mi dispiace, ho provato a interessarmi, non si può fare nulla, è il destino di quella famiglia, lo so che sembra crudele, ma non è la prima e non sarà l’ultima>.
Giulia furiosa:
< peccato ci contavo nel tuo aiuto, ma vedo che in questo paese siete tutti menefreghisti, accettate solo quello che vi fa comodo, non pensate al prossimo, basta che questi non leda i vostri interessi.>
Senza attendere risposta buttò giù una frase, (aveva intuito chi era il padrone del podere), con quelle parole ne avrebbe avuta la certezza.
Roberto sbiancò in volto, sentitosi scoperto iniziò a farfugliare parole che non si comprendeva bene il senso, a Giulia non occorreva altro, aveva intuito tutto.
Stava uscendo, quando le disse di non farlo, certo aveva ragione, ma non sapeva trovare la soluzione, il padre era un despota autoritario, non avrebbe guardato in faccia a nessuno, nemmeno a lui.
Basta che vieni via dalla sua casa, non può farti nulla, a rimetterci sarà lui, rimarrà solo, hai un lavoro con cui ti puoi mantenere alla meglio senza grandi sfarzi e poi possiamo unirci e insieme saremo una forza.>
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Rispose Giulia:
< non puoi vivere tutta la vita nascondendo la testa sotto la sabbia, oppure come una clessidra vuota piena di aria e vento, senza una coscienza e futuro.>
Roberto a sentire quell’oggetto gli ritorna in mente il motivo, la causa nascosta da troppo tempo, un segreto orribile, quello che il padre aveva commesso; rubato il patrimonio di suo nonno. Il babbo di sua madre, un piccolo proprietario terriero che aveva perso tutto al tavolo da gioco dove Astolfo aveva truccato le partite con la complicità del proprietario del locale, facendo a metà col bottino.
Quella clessidra era di suo nonno, un oggetto quasi magico. Il regalo di nozze ricevuto quando costui si sposo, doveva essere tramandata alle generazioni future, ma solo quelle dal cuore puro e di non dimenticare mai da dove vengono. Aiutare il prossimo senza ricevere nulla in cambio. Quella clessidra, solo allora sarà nel posto giusto, altrimenti una maledizione per chi abita nella casa dove essa dimora.
Astolfo la teneva nel suo studio e non credeva a quelle dicerie, infatti, era lì, non faceva nulla, solo tanta polvere e quando la girava cadeva la sabbia come sempre.
ignorava che fosse Sofia la donna pia che con la sua infinita bontà e l’arma del perdono riusciva a controllare l’energia negativa, solo lei riusciva a equilibrare quelle forze, neutralizzare Astolfo e Roberto era come sempre tra l’incudine e il martello.
A Giulia non piaceva il modo di fare di Roberto e l’ennesima giustificazione che si dava, lei avrebbe combattuto a viso aperto il padre, gli avrebbe detto il fatto suo e lasciato al suo destino e non l’avrebbe più veduta.
Salutandosi, doveva tornare a casa e il rumore di un temporale in lontananza le destò preoccupazione, aveva paura dei temporali.
Cavalcò velocemente, più del solito, doveva arrivare all’appuntamento con il Grigio, non comprendeva bene l’orario, un’ora prima del tramonto, certo per l’epoca era un segnale chiaro, per lei no! La sua epoca aveva milioni di orologi, per lei il tramonto: un orario preciso.
E… poi, c’era quel temporale, gli andava incontro, che fare, pensava Giulia, siamo in un bel pasticcio, lampi in lontananza che la facevano sobbalzare e poi quel fragore? Voleva essere a casa, davanti ad un libro, al televisore, al computer, non voleva essere più in quell’epoca, le mancava un bel bagno con i suoi sali profumati, oppure una doccia veloce e calda. Lì tutto era limitato e lavarsi, c’era la cascatella del torrente.
In quel momento non era il caso, il temporale rumoreggiava sempre di più, alla fine vide il Grigio, oggi era la seconda volta che la salvava, iniziava a dipendere da lui, strano pensò, Giulia che dipende da qualcuno, non sarà mai.