Giuseppe Gianpaolo Casarini
Un eterno innamorato e le sue donne: Asclepiade di Samo
Asclepiade di Samo può essere considerato il continuatore ideale di Alceo, di Anacreonte e di Saffo, la poetessa dell’ amore per antonomasia.
Siamo in età ellenistica (quella che vide il trionfo militare e politico di Alessandro Magno e del suo sogno di un impero universalistico, poi abortito a causa della morte prematura) e perciò opera a quasi tre secoli di distanza dai primi; ma la distanza temporale non interrompe quel filo di continuità con la tradizione letteraria arcaica, che caratterizza la sua produzione.
Pur con una particolare sensibilità (e, d’ altronde, non potrebbe essere diversamente, quando si è di fronte a poeti degni di questo nome), Asclepiade affronta gli stessi temi degli autori precitati: il simposio, il vino e soprattutto l’ amore. In un genere letterario come l’ epigramma, che conobbe in età ellenistica una straordinaria fortuna, il poeta di Samo poetò con grazia e finezza, piegandolo a strumento privilegiato della manifestazione dei sentimenti personali. Se infatti l’ epigramma toccherà una vasta gamma di temi e motivi, da quello votivo a quello funerario, da quello letterario a quello simposiaco, con Asclepiade assumerà per molti versi un carattere squisitamente lirico- da Alberto Altamura “ Asclepiade di Samo, un raffinato edonista...” in Alceo Salentino -
Nell‘, non tutti di sicura autenticità, tra i quali brevi componimenti che si immaginavano recitati dall’innamorato davanti alla porta chiusa della fanciulla amata (tra i primi del genere), poesie conviviali, epitaffi da riportare nelle iscrizioni funerarie, dediche, brevi composizioni di argomento mitologico e amoroso. Tutti generi, questi, che ebbero in seguito grande fortuna nella poesia in lingua greca e latina e che in Asclepiade hanno particolari qualità di freschezza, spontaneità ed essenzialità, con un’ispirazione popolaresca mediata dalla forma letteraria.
Versatile, come di seguito riportato, nei suoi componimenti amorosi: amante amato, amante non riamato, amante disperato, amante rifiutato, amante adente: diversi gli stati d’ animo, diversi i suoi atteggiamenti nei confronti di queste donne: le donne amate, una vergine sconosciuta, , Didima, Ermione, Eraclea, Nicagora, Filanione, Pizia di Nico
I testi greci trovano in A.S. F. Gow- D.L. Page “ The Greek Antology: Hellenitic Epigram” - Le traduzioni sono in particolare a cura di F. M. Pantani in “ Antologia Palatina- Tutte le poesie di amore”-Einaudi Editore- 2022; per Didima in Lirici Greci di Salvatore Quasimodo in Lirici Greci- Oscar Mondadori e per Filanione e Pizia di Nico a cura di G. G.Casarini
melanconico
“Ahimé, non ho ancora ventidue anni
e sono stanco di vivere! Oh Amori,
che cos’è questo tormento?
Perché mi bruciate? E se Morte mi colpisce,
Amori che farete? Già! Come prima
giocherete scherzando con i dadi.”
A. P. Liber XII, 46.
ironico
“ Tu difendi la tua verginità.
E perché? Nell’ Ade non troverai
un solo amante.
Sono qui, tra i vivi,
i piaceri di Cipride:
là, sulle rive di Acheronte, o vergine
saremo ossa e cenere.”
A. P. Liber V, 85.
accattivante
“ Con i suoi scherzi Didima mi ha preso.
Ahimé, mirando la sua bellezza,
mi struggo come cera al fuoco.
Se è nera, che importa? Anche i carboni sono neri.
Ma, se li accendi, splendono come boccioli di rosa”
A. P. Liber V, 210
scherzoso
“Un giorno giocavo con Ermione,
maestra d’ amore. Sulla cintura a ricami
di fiori, o dea di Pafo, c’ era scritto in oro:
“ Amami tutta e non soffrire
se sarò anche di un altro.”
A. P. Liber V, 158.
ardente
“Dolce d’ estate togliersi la sete
con della neve; dolce ai naviganti,
appena finisce l’ inverno, il soffio
di Zefiro che annunzia primavera;
ma quanto più dolce agli amanti stringersi
sotto una coltre e celebrare Cipride.”
A. P. Liber V, 169.
ingannato
- ………”O lampada, per tre volte in questa stanza|
- giurò Eraclea che sarebbe venuta.
- Lo giurò solenne su di te. Ma non appare.
- Se sei una dea, o lampada, castiga
- l’ingannatrice: e quando si diverte
- qui dentro, nelle braccia di un amico,
- non mandare più luce.”
- A. P. Liber,…
-
- seduttore
- | Una tazza dopo l’altra, convinsero Nicà gora
- | che negava d’amarmi.
- | Pianse allora e piegò il capo nel sonno
- | con lo sguardo imbronciato,|
- e la corona gli pendeva da un lato.
avvelenato
La crudele Filanione mi ha morso;
anche se il morso non si vede,
il dolore mi arriva alla punta delle dita.
Cari amori, me ne sono andato,
è finita con me, ho perso ogni speranza;
perché mezzo addormentato ho calpestato una vipera,
lo so, e il suo tocco è stato la morte.
A. P. Liber 5, 162
.
vendicatore
Notte, poiché io chiamo te solo a testimoniare,
guarda come mi tratta vergognosamente la Pizia di Nico
che ama sempre ingannare
Sono venuto alla sua chiamata e non senza invito.
Possa lei un giorno stare alla mia porta
e lamentarsi con te che ha sofferto lo stesso per mano mia.
A. P. Lber 5, 164