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Una sera, verso il concludersi dell'anno, mentre mi divertivo a ripercorrere i ricordi che l'avevano caratterizzato, senza alcun desiderio di fare dei bilanci (non è nel mio carattere, né preventivare, né tanto meno tirare delle somme), in risposta ad un pensiero che ricorreva da diverso tempo, anni per la precisione, decisi che finalmente avrei fatto quella scelta. Si, lo desideravo fermamente, mi tornò in mente che ero poco più che venticinquenne quando, ancora ignara del fatto che non avrei avuto dei figli in futuro, già pensavo di voler adottare un bambino a distanza. Mi ero da subito informata sulla serietà dell’ associazione alla quale rivolgermi, ne avevo sentito parlare e nel corso degli anni aveva solamente cambiato il suo nome da italiano ad inglese. Diverse motivazioni mi avevano frenata di fronte a questa scelta, non da ultimo il fatto che fossi venuta a sapere che la donazione non andava diretta al bambino ma veniva ad usufruirne la comunità e solo di conseguenza il piccolo. Avevo più volte riflettuto sul fatto che questo poteva rappresentare un ostacolo nella mia decisione, volevo essere sicura che fosse effettivamente il bambino a trarre dei benefici e a questo si erano aggiunti dei dubbi su come venissero effettivamente utilizzate le donazioni, se dietro tutto non ci potessero essere finalità lontante da quelle dichiarate. Insomma una certa diffidenza mi aveva impedito di scegliere prima. Finché alla soglia dei 45 anni dissi: "Qual'è uno dei tuoi sogni che hai sempre avuto e che non hai ancora realizzato?". La risposta fu immediata, come un lampo, compresi che dovevo farlo, adottare un bambino e sentirmi in qualche modo utile attraverso un modesto impegno che però racchiudeva per me un'infinità di significati. Adottare senza un compagno significava esclusivamente "adozione a distanza", ecco trovata la formula per gratificare il mio spirito a mio modo materno e, al contempo, dare una mano dal punto di vista economico per la crescita di un bambino che ne aveva bisogno. Sentirmi utile, quello che più mi premeva in quel momento, una necessità che ho sempre avuto ed ho tuttora, dando un senso al mio vivere quotidiano. Quando l'associazione mi chiese se avessi una preferenza sul sesso ricordo dissi che non vi era alcuna differenza e così quando arrivò la letterina con la fotografia della bambina insieme ad una presentazione del contesto locale e familiare in cui viveva provai una forte emozione, gioia mista a curiosità. Leggere della bambina, del suo mondo e soprattutto vederla, così piccola, poco più di 4 anni, con il suo vestitino turchese sdrucito, i sandaletti nella stessa tonalità, due occhioni grandi, belli anche se un pò tristi, due guancotte paffute, quasi in posa per la foto, la trovai bellissima, la guardavo e pensavo è proprio stupenda, è dolcissima. Ho subito sistemato la foto della piccola nella mia camera da letto, vicino ad una mia foto di qualche estate prima, e nel guardarle avverto della tenerezza per il fatto di provare tanto affetto verso una bambina che sento così vicina anche se fisicamente così lontana. Quando osservo la sua foto penso a cosa starà facendo in questo momento, se sta bene, come cresce, chissà quando mi invieranno una sua foto più recente e così via. Orgogliosa come proprio fossi la sua vera mamma ho parlato di lei alle persone più care, più vicine, gli amici più fidati mostrando loro la foto e accennando alla sua storia, con entusiasmo puro e sincero. Periodicamente mi inviavano alcuni disegni fatti dalla bambina, tutto procedeva per il meglio, fino a quando non mi comunicarono che nel suo Paese si stava diffondendo un'epidemia molto pericolosa, Ebola, e ciò mi rattristò profondamente. Iniziai ad esser preoccupata sul suo stato di salute e della comunità in cui viveva, e ripetute volte chiesi informazioni all'associazione come mi riusciva possibile, sia telefonando, sia inviando delle mail. Devo dire che la professionalità dell'Associazione è stata veramente ineguagliabile, mi hanno supportato nelle mie richieste, dandomi informazioni senza mai infondere troppa preoccupazione, sempre molto fiduciosi e allo stesso tempo realisti anche quando, per un certo periodo, non furono in grado di fornirmi dettagli perché non era consentito neanche a loro di andare a trovare la bambina e la sua comunità. Qualche giorno fa la stupenda notizia, il Paese è stato dichiarato libero da questo tremendo male che è stato sconfitto. Ormai sono diversi giorni che non ci sono più casi di vittime dell'epidemia e nel leggere la lettera che me lo comunicava mi si è aperto il cuore. Adesso la sento al sicuro, dopo aver temuto per la sua incolumità, adesso finalmente potrò riguardare la sua foto senza preoccupazione e tornare a pensarla e a raccontare di lei con la stessa serenità di quando decisi di adottarla. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Un abbraccio (Cinzia Gargiulo)
Un lieto fine per il momento..Bello il racconto.. (Annamaria Gennaioli)
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