Da lontano, e nel frastuono di voci anonime una silenziosa danza dei miei occhi nei tuoi, le mie pupille hanno navigato lente nel mare verde del tuo sguardo e ho sentito come se camminassi in un'erba dolce e odorosa di pioggia intrisa di ogni aria passata e futura aria che non sentirò dentro
perchè era il nostro ultimo sguardo.
Traboccanti i miei occhi hanno cercato un senso una ragione a questo andarsene così, muti, come due cerbiatti impauriti da un fucile di un cacciatore spietato. Un dolore amaro e dolce insieme mentre per pochi istanti un mappamondo di poesie è intercorso con brividi e palpitazioni nel mio petto.
Non avrei voluto alzarmi e muovermi e vivere, fare uscire il suono amaro della mia bocca, le mie parole inutili, perchè l'inesprimibile non si può tradurre, eppure ho impresso tutto nella memoria, quel codice a barre che non ci abbandona mai e ci designa come felici o finiti, ti ho sentito parlare, eri già lontano, non sei mai arrivato, e le immagini di un'isola sono corse veloci nei miei occhi insieme al blu più intenso e traditore del cielo immaginato.
Vattene, non tornerai, hai lasciato il parcheggio con a terra gli ultimi mozziconi prima che la città cambierà volto e sarà ripulita di ricordi e ombre, vattene, ci sono solo tracce di brevi camminate in cui siamo stati e non siamo stati, nessuna parola soltanto il cuore e una fiducia istintiva dentro.
Ho sentito l'abbraccio, forse mi hai guardata abbracciandomi perchè ho avuto una sorta di male addosso, come se qualcosa stesse lasciandomi, e mentre voltavi le spalle dritte e fiere di un uomo che ha scelto, l'abbandono mi ha scossa sentendomi fredda e vuota.
Guardando i tuoi occhi ballerini e dolci, occhi di un uomo che ha pianto e rinunciato e sognato molto, occhi sensibili che sanno il sapore amaro del dolore e della lontananza, mi sono rimpicciolita nelle tue pupille e mi sono fatta come una piccola scintilla di luce, una sfera lontana e finita, un fuoco estivo sulla spiaggia ormai accarezzato dalle maree dell'inverno e finito, salato, sfinito da alghe che sono state la disillusione.
Ti ho consegnato alla porta mentre uscivi, e uscendo veloce con un saluto frettoloso con la mano, così come si salutano le persone che non rivedremo più, ti ho mandato una stretta di mano, quando le mani non vogliono stringere ma trattenere, e mentre ho provato a trattenerti ti sei voltato, e andando via ho strappato quel biglietto che tenevo aperto nell'anima, col numero di un volo verso un'isola che non vedrò mai ma che conosco come il palmo della mia mano, perchè è lì che sono stata con te.