CAPITOLO XII
“ Con quale immane sciagura, celesti, mostrerete il vostro furore?
Forse il tuo piano, Galassia, che Giunone cosparse di latte perso
inizia la macabra danza col sistema solare e oscillando
apre ai raggi cosmici lugubri varchi?
Quale riparo alla mortale radiazione del vuoto?
O siete voi, molecole,
che vi addensate infinite nelle estreme regioni dell’ universo,
nubi di gas e polveri che vi stendete tra stella e stella
a rovesciare veleni e alterazioni sull’ orologio dei viventi?
O è il braccio ctonio, terra, che percuote l’ obliquo asse?
Costretta a sollevare il pesante mantello
allagherai un pianeta convulso da sismi ed eruzioni
poi al ritrarsi delle acque riconsegnerai un globo di ghiaccio?
O sei tu, malefico astro invisibile
che scompigli le chiome splendenti alle comete di Oort
poi lasci sfilare temibili frammenti sugli umani indifesi?
Non sarà la natura ad infliggerci lo sterminio di massa,
ma la mano che scheggiò la pietra e l’ idolo scatenerà la fine dei tempi,
l’ apocalisse: mancano forse i segni, i presagi che l’ annunciano?
L’ acqua è captata dai privati e venduta dalle multinazionali
sul mercato a prezzi indecenti,
e i fiumi, inariditi e prosciugati per le pesanti captazioni
non raggiungono ormai più il mare,
ma si sperdono in mille rivoli di servitù per i loro profitti
Persino l’ aria, che corona per breve altezza la terra
è resa irrespirabile dai miasmi industriali,
dai tubi pestiferi di auto aerei e ciminiere,
I venti non percorrono più i percorsi consueti
ma stornati dal clima mutato, languiscono o urlano in tifoni furiosi,
devastano campagne e città o ammassano gonfie nubi
che rovesciano le piogge di Deucalione in vaste alluvioni e naufragi
Si prosciuga il grembo della terra
nelle sue viscere si succhia il liquido nero,
si aprono voragini per estrarre il prezioso diamante o il mortale uranio,
e al mare, ridotto quasi in putredine,
è catturata per la delizia dei turisti tutta la sua variopinta fauna
Le foreste, per far posto ai coloni, sono tutte abbattute:
per la follia delle selve distrutte, per il territorio sottratto,
agli animali non è più consentita la libera competizione:
l’ irrequieta tigre è costretta in anguste gabbie per gli applausi del circo
il possente elefante vaga per superstrade urbane
o in discariche alla ricerca di raro cibo,
e le balene, signori dell’ oceano profondo,
faticano a trovare alimento e smettono di figliare
per non mettere al mondo figli destinati in breve a perire
Ai poli del globo con fragore si schiantano le banchise di ghiaccio,
si sciolgono le nevi perenni dai monti
che scrollano dai loro gioghi antichi nevai
Ecco, si apparecchia un festino
e vi accorre una folla sepolta dalla coca e dall’ alcool,
mentre i militari, armi in pugno, proteggono sotto alto compenso
le risorse energetiche del pianeta
Il popolo è consumato dalla pratica dei debiti,
dagli eccessi dell’ usura: non c’è un uomo senza ipoteca,
non c’è una casa sicura: costringe a latrare
e fa chiedere armi per restaurare nella violenza
il benessere logorato da un consumismo insensato”