Un bimbo giocava con un raggio di sole, lo accarezzava con tatto gentile. Sentiva sulle sue minute mani quel calore che s’irradiava su per le sue paffute dita creando formicolii ai palmi per poi arrivare ai piccoli polsi feriti. Il bimbo non sentiva dolore, per lui era importante quel raggio di sole, come fosse uno spiraglio alla vita, un simbolo di speranza che mai muore.
Intanto nell'ombra, la madre assisteva alla scena con sguardo triste, non capiva, non comprendeva ciò che vedeva. Per lei era evidente solo l'offesa fatta a quel figlio, messo in catene da uomini duri di cuore. Povero piccolo, pensava fra se, chissà cosa la vita avrà in serbo per lui, visto che niente e nessuno verrà in aiuto, e nulla potrà mai mutare la loro condizione di schiavi. Noi, figli di una casta minore, tanto da essere disprezzati di chi si eleva a rango di Uomo.
Il piccolo bimbo continuava a giocare con il raggio di sole. Era come se lo modellasse a suo piacere, con le mani richiamava a sé la luce e ne faceva una massa, che stendeva come un foglio, e poi con fare esperto tracciava segni su quell’improbabile pergamena.
La mamma distolta dai suoi bui pensieri, assisteva alla scena con stupore. Da prima sembrava non avere compreso quel che davanti a lei accadeva, anche se in cuor suo, già sapeva. Era da tempo che aspettava un segno. Da quando il bimbo venuto alla luce in una notte scura e tenebrosa, nell'atto della nascita, aveva illuminato la stanza. Era stato senz'altro un prodigio divino. Per lei che non ne conosceva il padre, era come se quel figlio fosse sinonimo di autorità. Non s’imprigiona la luce, pensava, essa vaga nell'ombra portando calore e gioia, e libertà nei cuori.
Il bimbo intanto aveva terminato il finto scritto sulle tavole di luce. Le rivolse a sé, e come d'incanto le catene che con tanto dolore avevano lacerato i suoi polsi, si sciolsero in un lampo. Come per meraviglia, nello stesso istante ogni oppressione si dissolse in sfavillii di vita. Adesso ogni schiavo, era libero.
I persecutòri da prima non compresero quel che era successo, e rimasero intontiti da quell’immensa luce che appariva su di loro. In molti ebbero paura, terrore di una punizione divina che a quanto pareva, si abbatteva su di loro.
Il bimbo finalmente libero dai legacci, si voltò verso la madre che se ne stava rannicchiata in un angolo della stanza, come se avesse timore del suo stesso figlio. Madre mia, disse… non avere paura di me, io non sono che il tuo piccolo figlio da te tanto amato. E seppure è tanto il potere a me concesso, tu non mi dovrai mai temere, poiché tu stessa mi hai generato, così come questo dono che vive in me, ma che anche tu possiedi. No, non fartene una colpa se nel buio della tua vita non l’hai saputo riconoscere, non eri in realtà la prescelta. Mio padre, solo a me ha concesso di capirlo.
Figlio mio adorato, io non conosco tuo padre, troppe volte su di me hanno abusato, e non saprei davvero chi sia il tuo genitore. È dura la vita di una schiava, vale meno della terra su cui poggia i piedi e ancora meno della pioggia che instancabilmente la bagna. In vita mia non conobbi riparo, né gioia alcuna. Solo la tua nascita ha distolto lo sguardo del mio attuale padrone, e come avrai imparato, per lui e quelli come lui, un bimbo ha immenso valore.
Mio padre, disse il figlio… è l’immensità che ci circonda. È tutto ciò che riesci a vedere e tutto quello che puoi toccare con mano. Mio padre, è luce nel buio, è dolcezza nel duro cammino, è gioia laddove un v’è che tristezza. Soprattutto, cara madre, mio padre è libertà per ogni oppresso e indipendenza da ogni sopruso. Vieni a me cara madre, poiché è anche in te che vive, così come in ogni essere vivente di questa terra.
Che dici figlio mio, ma se è tuo padre, come può essere anche il mio? Come può vivere in me e come essere presente in tutto quello che ci circonda? Non capisco, non ne comprendo la ragione…
Non temere madre, verrà il momento di conoscere ogni risposta a ogni tua domanda. Dimmi, cosa provi in te, adesso? Dimmi, cosa ti spinge ora a chiederti di ciò che accade, non è forse questa già una risposta?
La madre rimase confusa da queste parole. Allora disse, è in me la risposta, è dentro di me che devo cercare?
Il piccolo bimbo sorrise, sì madre è così! Ognuno porta dentro di sé ogni risposta a ogni sua domanda, poiché in verità, mio padre non è che la nostra coscienza. Egli vive nell’anima di ognuno di noi, e fa sì che generando il dubbio, nascono poi esempi di vita. Perciò cara madre, se sino adesso hai vissuto con la penosa ombra su di te, se la tua vita è stata tortura o stortura di verità, accogli in te quella luce che sapientemente saprai indirizzare verso il futuro cammino.
Figlio mio, eppure io ti ho generato, ma mai avevo compreso cosa significasse amore sino adesso, ora m’inchino a te che figlio sei della vita.