Volevo parlarti, e dirti di getto come sempre, le cose che ti comunicavo come se le mie parole potessero arrivarti e io con loro.
Ho iniziato a toccare la tastiera come se dovessi accarezzarla, pensando fossi tu, e in qualche modo volevo ringraziarti, dirti che ti apprezzo, che poche persone riescono ad estrapolarmi tenerezza dal cuore e soprattutto rapirmi la mente.
Volevo raccontarti dei miei continui fallimenti, della mia paura, del mio vivere in equilibrio, della saggezza che il tempo mi sta regalando.
Era certamente un farti dono di me, quell'aprirmi che mi caratterizzava. Mi sarei aperta ancora e tu avresti colto tutto.
Una lettera di questi tempi è un dono che si fa a qualcuno: aprire un messaggio e trovarvi dentro un'anima che ti si offre sincera, un'anima che attende un cenno, anche solo la bozza di un sorriso.
Avevo bisogno di raccontarmi, di farmi capire, di trovare comprensione.
Ad un tratto mi si sono bloccate le dita.
Mi sono guardata, e ho visto la donna che sta continuando a vivere spesso arrancando perchè non è facile: nulla è facile.
Serve la condivisione mentre io annaspo in me, trovo sorgenti nuove ed infinite che mi erano sconosciute, che non avevo elaborato.
Trovo le mie parole cambiate, nuove, lucide, intatte ma nuove.
Sillabe che cercano una cornice per essere contenute, come io forse, avrei voluto essere contenuta da te, avvolta.
Quante cose avrei voluto, e sul fine anno tiro le somme delle mancanze, dei volti perduti in dodici mesi e non si parla di morte, no, la morte ho imparato che è un'altra dimensione dove vanno le persone con cui non posso parlare. Ma le nuove assenze accumulate mi portano a bastarmi e sono amica ora, sono una nuova amica di me stessa, sono il primo nome della mia rubrica, in alto.
Non devo ricordare compleanni o date e posso fare regali ogni giorno, amarmi, essere benevola con me stessa.
Il tuo volto si è confuso, siete diventati tanti volti: uomini che credevo sinceri ma soprattutto parole, parole che pensavo reali ma erano soltanto suoni o lettere accatastate senza cura.
Non ho più distinto la fisionomina, nè la tua nè quella delle persone che credevo importanti e addirittura meritevoli del mio amore, della mia carità, del mio darmi senza pause.
Allora ho capito.
Ho chiuso la pagina delle mail, ho spento il computer, ho cambiato prima il sito perchè volevo arrestare il pc senza vedere l'ultima pagina visualizzata, non volevo cronologie, non voglio passato, il passato e i ricordi sono spesso quello che avremmo voluto ma non è stato.
Io voglio l'oltre, il dopo, la speranza che si è addormentata in me ma ancora c'è.
Non riceverai i miei auguri di Buon Natale quest'anno.
Sarebbero una blanda ipocrisia, un fare per abitudine.
Non sarai nei miei pensieri quando sentirò i fuochi d'artificio di mille solitudini che brindano, e non cercherò la tua ombra o luce, sarebbe la stessa cosa.
Quest'anno troverai la posta più vuota, io mi sarò assentata-
Quest'anno ricorderai chi ti pensava sempre, chi voleva solo un cenno, una parola piccola per sentire il sapore dell'affetto.
Quest'anno gli auguri sono per me, per la donna che sono diventata, per il brulicare di gente che intorno mi ha carpito amore, dolore, attenzione.
L'attenzione, quella, la forma più grande di amore che non è facile da dare e difficile ricevere.
Quest'anno sono mia, mi appartengo, non ho più possibilità di scriverti, non ti sento più accanto al mio cuore.