Notte unica e stupenda, con le stelle e una luna piena a farmi compagnia, sulla spiaggia di P. a mare, 23 luglio 20… In lontananza il centro abitato, un piccolo villaggio di pescatori, che nei mesi estivi triplica e forse più i suoi abitanti. E’ la mia piccola città, un insieme di non più di cento case, che viene letteralmente assalita dai turisti, perché il suo mare è ancora terso e immacolato, e forse ancora per poco. E’ una perla, sì, una vera e propria perla, e quando viene trasfigurata in questo periodo, non so perché, sono preso dalla malinconia, e la sera, quando l’ arenile è vuoto, amo trascorrere qualche ore, ora fischiettando, ora guardando le stelle, ora filosofeggiando con esse e con la luna, se mi sorride; è così questa notte.
Ho indosso una semplice canottiera, un pantaloncino di cotone e un paio di ciabatte da mare, ma sulla spiaggia proseguo a piedi nudi.
La notte, questa notte, è più bella del solito: tiepida, carezzevole e appena imbiancata da una luna piena da spettacolo. Tutto è calmo, tutto è dolce ed in, in questa pace, al contrario di Ungaretti, mi illumino d’ oscurità. Seguo, in alto, il Grande carro e la stella polare e ancora il rosso puntino di Marte e, naturalmente penso anche a lei, la mia ragazza, che vive dall’ altra parte del mondo. Io italiano, bruno, capelli ricci, occhi profondi e neri, meridionale; lei bionda, occhi verde smeraldo, pelle chiara, corpo stupendo, australiana. Forse mi raggiunge fra tre mesi, se resisto, se prima non salgo su un aereo e la raggiungo. Penso a lei, alle sue carezze, alla morbide rotondità dei suoi seni e dei suoi fianchi, al suo sapersi donare, senza inibizioni e tabù. Con l’ immaginazione la raggiungo, busso alla sua porta, l’ abbraccio e, senza tempo ferire, la faccio mia sul divano di casa sua. Sono solo pochi attimi e, quando mi risveglio, mi trovo disteso sulla battigia, con negli occhi le stelle, con due piccole lacrime ai loro lati e col pensiero che vaga, nella speranza fantastica di attraversare il mondo in pochi attimi. Sì, è solamente un sogno ad occhi aperti, in questo buio, quasi assoluto, che mi circonda.
“ Scusami, Carlo, scusami per il ritardo! Sono riuscito a scappare dall’ albergo solo qualche minuto fa. Ho fatto finta di essere stanca e mi sono ritirata in stanza. Poi mi sono calata dalla finestra e sono corsa da te, ed eccomi qua.”
Nel silenzio e nel buio, queste parole sono chiare ed inequivocabili. Io non ho nemmeno il tempo di dire un’ A, che lei mi copre col suo corpo e incomincia a baciarmi con intensità e passione. La sua lingua penetra nella mia bocca, con forza, con insistenza; poi prosegue sul volto, mi solletica i lobi delle orecchie ed io, naturalmente, comincio a reagire. Le passo sopra, l’ accarezzo e sento le sue gambe calde e disponibili a qualsiasi apertura, i suoi fianchi morbidi e armoniosi; la bacio anch’ io e la mia bocca sembra un ispettore delle finanze: non tralascia la più piccola parte, non dimentica nemmeno un angolo del suo corpo splendido e acceso. In pochi attimi le tolgo i piccoli indumenti che la coprono e la medesima cosa lei con me.
Sotto le mani sento il suo corpo meraviglioso: due seni turgidi e ben delineati; due gambe che sembrano non finire mai; due glutei da prima pagina, sodi e di una mandolinatura eccezionale; due labbra che, come un’ idrovora, con la sua lingua penetra in ogni antro e stringe delicatamente intorno a sé ogni sporgenza. Intanto le sue mani si danno da fare col mio apparecchio personale che decolla perfettamente e si fa trovare pronto per il volo.
“ Stasera il tuo attrezzo è unico, duro e sostenuto come piace a me. Si vede che non attendevi l’ ora di tenermi tra le tue braccia e di fiondarti con tutte l’ energia dentro me. Prendimi; Carlo, fammi felice. Sento che questa notte sarà indimenticabile.”
Io non rispondo, mi do solo da fare, pieno dei suoi complimenti, del mio orgoglio personale e della baldanza di un trentenne che sa farsi rispettare, soprattutto se è in possesso di un attributo centrale che, in fatto di esplorazioni profonde, non si tira indietro, anzi si fa sempre avanti, con la sua armatura di guerriero medievale.
Ci stringiamo e ci avvolgiamo sulla sabbia e, senza accorgercene, ci troviamo in acqua; ma il contatto con essa non fa che raddoppiare i nostri desideri e, indifferenti e sempre più accesi, ci possediamo a vicenda, fin quando un suo urlo, breve e profondo, non dice che il tutto è stato consumato con piena soddisfazione.
Bacia per l’ ultima volta il campione della calda nottata e si allontana, mollemente soddisfatta, senza non lasciarmi con un:
“ Sei stato sorprendente, Carlo, una graditissima sorpresa! Ci dobbiamo incontrare più spesso di notte. Domani e domenica non ci posso, ma lunedì fatti trovare pronto come questa notte.”
Io non apro bocca: la saluto con un cenno della mano, col solo desiderio di precisare: “ Ma io non sono Carlo!”; ma poi ho detto a me stesso: “ Perché deluderla?”
Mi sono rialzato e andato via dalla parte opposta, anch’ io mollemente soddisfatto, verso il sole che spuntava all’ orizzonte.