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In parallelo

Fantasy

"Biglietto, giovanotto."

Il ragazzo estrasse dalla tracolla un foglietto e, senza esitazione, lo mostrò. 
 


"È sicuro di essere sul treno giusto?"
 


"Certo, signore."
 


"Bene, allora le consiglio di spegnere la luce e il passaggio avrà inizio."
 


Nico sapeva bene cosa fare, ma tutto questo faceva parte di un rito che doveva essere rispettato nei minimi particolari.

Allora si alzò e, prima di girare l'interruttore, guardò il controllore sparire, fino a diventare luminosa nebbiolina in mezzo all'oscurità di quel treno che correva nella notte.
 


Non era una novità quello che stava per accadere, ma lo sguardo e il tremolio delle mani rivelavano l'ansia del ragazzo. Non si era ancora abituato a quei viaggi e ogni volta la paura gli spezzava il coraggio in piccoli pezzi, come se fosse un puzzle. Entrare nel mondo parallelo gli procurava tanta angoscia, ma, come le altre volte, aveva una missione da compiere e non poteva tirarsi indietro.

Sapeva di essere l'unico "viaggiatore" e quando il buio cancellò ogni piccola macchia di luce, Nico si sedette in attesa. Improvvisamente il debole chiarore di una candela illuminò il viso segnato e dolce di una signora ultra ottantenne dallo sguardo vacuo, posizionata quasi di fronte a lui. 
 


Nico sapeva che doveva restare in silenzio, altrimenti la fiamma si sarebbe spenta e la signora volatilizzata nel buio.
 


Allora la vecchietta iniziò a parlare:
 


"Fin da piccolo amava il fuoco della verità. Era un ragazzo coraggioso e non si tirava mai indietro, neanche quando avrebbe dovuto farlo. Da bambino amava giocare a nascondino. Io lo rincorrevo e lui si nascondeva alla mia vista. Voleva che lo cercassi in mezzo al bosco vicino a casa, dove amava rintanarsi perché lo percepiva come un rifugio, lontano da tutto quello che non gli piaceva. E' sempre stato il mio nipote preferito."
 


La candela si spense e Nico sentì una brezza accarezzargli i capelli. Lei era sparita, in volo verso la sua dimensione. 
 


Poi un'altra fioca luce si accese alla sua destra. Era un vecchio dalla lunga barba bianca e dalle folte sopracciglia, anch'esse bianche.
 


"Odiava i soprusi. Anche a scuola si batteva in difesa dei compagni più deboli, derisi e malmenati da quelli più grandi. Una volta venni chiamato da un medico del pronto soccorso perché, durante una colluttazione, si era rotto un polso. Era il mio piccolo eroe. Ero fiero di lui, sangue del mio sangue, stessa forza e ideali. Avrei voluto stargli vicino più a lungo, ma gli ho dato tanto affetto e sono certo che quest'amore lo accompagnerà per sempre."
 


Ancora la brezza e il vecchio era sparito.
 


Il treno andava veloce, ma Nico sentiva di avere qualche elemento in più. Già si stava facendo una idea più chiara del ragazzo e la verità non era distante.
 


Gli piaceva viaggiare in treno, le luci perse nella notte si alternavano davanti ai suoi occhi. Era come essere immersi dentro un mare oscuro, dove i rumori venivano filtrati e attutiti, fino a rimbalzare tra le pareti dell'abitacolo. La quiete, che si impossessava della sua mente, lo spingeva in zone oscure dove poteva vedere oltre, un futuro che non avrebbe vissuto, ma che riusciva ugualmente a leggere. 
 
 Un'altra luce si accese, questa volta nel posto di fronte. Era lui, vedeva la fronte squarciata, macchiata di rosso e lo sguardo deciso.
 


"Ancora uno schiaffo, un altro ancora. Poi le bestemmie e lei a terra sanguinante. Lui prese un manico di scopa e iniziò a bastonarla, come se fosse stata la sola cosa importante da fare. Fu un attimo... vidi il coltello sopra il tavolo e poi via. Non volevo farlo, ma non sopportavo più quella violenza. La mano fu svelta, più della mente. Decisi di scappare, lontano da quel dolore, figlio di una ingiustificata malvagità. Ero sconvolto. Piangevo e urlavo dal rimorso. Allora pensai di correre in direzione del precipizio, dove avrei trovato finalmente la pace che cercavo."
 


Gli occhi di Nico si riempirono di lacrime. La luce della candela sparì e sentì il treno frenare quando i lampioni della stazione iniziarono a illuminare lo scompartimento.
 


Le porte si aprirono e mentre Nico camminava sulla piattaforma del binario vide un ragazzo identico a lui scendere da un altro treno. Incrociò il suo sguardo e capì che lui sapeva tutto.

Il bosco accanto alla casa, l'uccisione del padre e in fondo alla scarpata il ragazzo con la testa fracassata. Doveva solo andare alla polizia e anche quella storia sarebbe finita. Si sentiva stanco, provato, privo di forze. Era impossibile digerire il male, anche quello apparentemente più lontano, se una distanza poteva ancora esistere.
 


Improvvisamente una nenia si impossessò della sua mente e una folata di vento lo fece rabbrividire. Lei lo aveva abbracciato ancora una volta, l'ennesima. Mise la mano nella tracolla ed estrasse un biglietto non timbrato. Allora capì che il treno lo stava aspettando per una nuova verità.

Paolo Gugnoni 27/11/2014 08:04 1163

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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