Maria da piccina non aveva amici.
Quando era con la nonna giocava con lei e il micetto, che avevano in casa.
Gli altri bambini, che vivevano nei pressi della loro casupola, la scansavano perchè le loro mamme vietavano loro di avere contatti con la bimba povera, tutta vestita male e poco curata.
A Maria venivano gli occhi lucidi e li guardava senza avvicinarsi mentre giocavano nel cortile.
Se si avvicinava gli altri bimbi sparivano perchè richiamati in casa dalle loro mamme.
Allora Maria accarezzava il suo micetto, che le si accoccolava vicino e faceva le fusa.
La vecchia nonna la sera era stanca, ma cercava di raccontare a Maria antiche storie forse imparate nella sua lontana infanzia, però la stanchezza era tanta che mentre raccontava si addormentava.
Allora Maria continuava ad accarezzare il suo micetto, unico compagno, che la faceva star contenta e non sentirsi sola.
Così si addormentava pure lei e spesso nonna e nipotina si ritrovavano al mattino ancora vestite come a sera, accolate sul pavimento, col micetto che le svegliava camminando lor vicino, perchè aveva fame.
La nonna gli dava una ciotolina di latte, il resto lo beveva Maria, mentre lei al mattino spesso digiunava.
Il gioco all'ofanatrofio era stare in cortile a far rimbalzare una pallina gialla, che le aveva regalato una bambina figlia di una famiglia che l'aveva ospitata per il fine settimana.
Maria si divertiva anche a vedere le formichine, a saltellare per prendere qualche farfalla o altri nsetti.
Gli altri bambini non giocavano con Maria; era piccola e non era adatta ai loro giochi, che spesso erano di violenza.
Maria era triste di essere emarginata e per non piangere giocava con i suoi amici insetti, rimpiangendo il suo micetto, rimasto a casa con la sua nonnina.
Poi la vita cambiò, ora viveva con mamma e papà, conosceva a scuola tanti bimbi con cui giocava nel cortile scolastico.
Adesso nessuno la emarginava e quasi tutti le volevano bene, tranne un ragazzino, che non giocava mai con lei, la chiamava << brutta>> e le faceva la linguaccia.
Con lui spesso litigava e tornava a casa con gli occhietti rossi per il pianto.
Alla mamma non diceva nulla, però la vedeva preoccupata, così un giorno si confidò col suo papà, che a sua volta informò la mamma.
I suoi genitori andarono dalla maestra e scoprirono che il bambino era stato adottato da una famiglia, ma continuava ad essere violento.
La mamma disse a Maria di non prendersela se il bambino la trattava male, ma di continuare a giocare con gli altri bambini serenamente e se le riusciva di sorridere a quel bambino invece di litigare con lui.
Maria seguì il consiglio della mamma ed ora il bambino a volte le sorrideva e fu così che anch'egli entrò a far parte dei giochi degli altri suoi compagni di scuola.
Intanto Maria fra tutti i suoi compagni aveva stretto una bella amicizia con due bambine della sua classe, Caterina e Piera, che divennero le sue compagne di scuola preferite e così nacque tra loro un'amicizia del cuore.
Maria spesso le invitava anche a casa sua, giocavano con le bambole e sovente imitavano la maestra insegnando alle loro bambole e bambolotti. La mamma preparava loro dolcetti e torte, che mangiavano felici bevendo bibite, oppure il latte.
Era bellissimo non essere più emarginata, ma avere amici con cui giocare e divertirsi.
Il suo papà poi le regalò anche un gattino siamese per il compleanno, gattino che Maria desiderava tanto e che le faceva le fusa dormendole accanto.
La vita era proprio cambiata in meglio e Maria era contentissima.
Che felicità!