La proposta di Turimax era alquanto allettante. La ragazza si mise a riflettere: non si era certo preparata per intraprendere questo lungo e avventuroso viaggio. Curiosa per natura, provava l’impulso irresistibile di andare a visitare Sellix, però aveva paura che i suoi genitori potessero cercarla e stare in pensiero per lei. Santo cielo! L’avrebbero cercata come si cerca un ago nel pagliaio. Figurarsi il casino che avrebbero combinato! Avrebbero messo il paese sottosopra e avrebbero fatto centomila telefonate (facendo guadagnare la Telecom).
Li conosceva bene i suoi genitori. Loro avevano un temperamento instabile e irrequieto: stavano sempre in ansia per qualsiasi sciocchezza. Ricordò quella volta che uscendo da scuola, si era fermata a fare qualche giro alle giostre. Il tempo era passato velocemente. Soltanto per un’ora di ritardo, li aveva trovato angosciati e stravolti. Sua madre era in preda all’ansia e suo padre aveva il volto paonazzo.
“Si può sapere cosa combini? Hai deciso di farci diventare matti? Non sei certo una brava ragazzina”. L’avevano apostrofata. Ci mancava soltanto che chiamassero i carabinieri. Non aveva fatto niente di male e loro erano stati capaci di farla sentire in colpa. Perché due genitori così dovevano capitare proprio a lei?
- Dimmi ragazzina di che cosa hai paura? – disse Turimax – di me puoi fidarti ciecamente. Scommetto che i tuoi genitori non avranno nemmeno il tempo di accorgersi della tua assenza perché avrò cura di riportarti in tempo a casa tua. Voglio soltanto farti del bene, renderti felice. Facciamo cosi: tu rifletti per un po’ di tempo e fra due giorni ci rivedremo su questa montagna e ti porterò a visitare il mio paese. –
Silvia lo guardò con ammirazione. Era veramente strabiliata. Quell’uomo eccezionale non finiva mai di stupirla. Come aveva fatto a leggere dentro la sua mente, a introdursi nel suo cervello per captare il suo pensiero? Era una cosa davvero incredibile! Con Turimax non si poteva nemmeno pensare.
- Mia dolce Silvia non devi stupirti. Noi di Sellix siamo esseri speciali e tra le tante doti che possediamo c’è pure quella della telepatia. Su, adesso vai a casa e cerca di stare tranquilla.
“Ma sì – pensò Silvia – certo che vado a Sellix. La mia vita è talmente piatta, monotona. Non posso trovare un accompagnatore migliore di Turimax ed è tutto… completamente gratuito. Faccio bene ad approfittare dell’occasione unica e irripetibile che mi si presenta. E poi sono curiosissima di conoscere questo paese, non ho mai avuto l’occasione di fare lunghi viaggi e adesso… andrò addirittura in un altro pianeta.
- Okey Turimax, affare fatto. Sono molto impaziente di visitare il tuo straordinario paese. Fra due giorni, alle ore 8,30 ci rivedremo su questa montagna. Sono sicura che per due notti non riuscirò a chiudere occhio pensando al viaggio che dovrò intraprendere e… Sellix sarà sempre nei miei pensieri. –
Si salutarono e lei corse trafelata a casa.
- Ciao mamma. Cosa hai preparato di buono? Sai che ho una fame da lupo? –
Mangiò con appetito gli spaghetti alla carbonara e i sofficini al formaggio che aveva preparato sua madre, poi andò a telefonare a Veronica, la sua migliore amica e confidente.
- Veronica hai già pranzato? Sbrigati, lascia perdere tutto e vieni a trovarmi immediatamente. Devo dirti qualcosa che ti lascerà senza fiato. –
Si sentiva elettrizzata e, aspettando l’arrivo di Veronica, camminava avanti e indietro, si mangiucchiava le unghie, si toccava continuamente i capelli.
- Ehi! Che ti prende? – chiese sua madre. –
- Che cosa dovrebbe prendermi? Niente, non vedi? –
Non appena l’amica varcò la soglia della sua casa, Silvia la prese per un braccio e, come una furia, la trascinò nella sua stanzetta.
- Ho corso a perdifiato per arrivare subito da te. Cosa ti è successo di tanto importante? Sai che non ho finito nemmeno di pranzare? Dai sbrigati, racconta tutto subito. Sono molto impaziente di sentire quello che ti è successo. Ho una gran voglia di ascoltarti. Sono tutta orecchie. –
Gli occhioni neri di Veronica guardavano Silvia con aria interrogativa.
- Ssst, parla piano. È un segreto. Nessuno deve sapere niente, però non ce la facevo a tenermi tutto dentro e poi a te ho sempre detto tutto. Tu sei la mia migliore amica. –
In effetti, conosceva Veronica da tanto tempo: da quando andavano all’asilo. Quante marachelle avevano combinato assieme! Così raccontò alla sua amichetta dell’incontro avuto con Turimax alla MONTAGNA DELLA PRINCIPESSA.
- Veronica, tu forse non ci crederai. Ma Turimax mi ha invitato a visitare Sellix. Hai capito? S E L L I X. Ha detto che sono la prima terrestre che va a visitare questo paese situato sul pianeta Zoran. Ti rendi conto? Fra tutti gli abitanti della Terra ha scelto me. Significa che sono degna di stima. Non è una cosa meravigliosa? Pensa, andrò a visitare un altro pianeta. Scoprirò delle cose fantastiche e i miei orizzonti si allargheranno. –
- Cooosa? – Veronica stentava a credere al racconto di Silvia – ma stai dicendo proprio sul serio? Tu, veramente tu… andrai in un altro pianeta? –
- Come sei incredula! Ti pare che potrei scherzare su una cosa del genere? Non mi credi? Pensi che io abbia inventato una bella favola? -
- Oh, come ti invidio! No Silvia, non dirò niente a nessuno e saprò mantenere il segreto. Anche se ritarderai dirò ai tuoi genitori che ti sei fermata a casa mia. Desidero, però, un favore da te: parla di me a Turimax e chiedigli se la prossima volta può fare venire anche me. – Così dicendo abbracciò Silvia e le augurò buona fortuna.
Due giorni dopo Silvia si presentò emozionatissima all’appuntamento, con dieci minuti di anticipo.
La notte precedente non aveva chiuso occhio. Puntuale come un orologio svizzero, Turimax comparve alle ore 8,30 come era stato precedentemente stabilito e disse: - Andiamo Silvia, sarà semplice come fare una passeggiata. La mia astronave è posteggiata qui vicino. –
Turimax e Silvia si avviarono verso l’astronave che rappresentava un miracolo della più avanzata tecnologia. Era uno strano velivolo di colore arancione, a forma di rombo, fornito di molte antenne verdi e pieno di luci fosforescenti.
La fanciulla provò un po’ di tremarella prima di entrare, le gambe le facevano giacomo giacomo e il cuore le batteva all’impazzata. Non era mai salita neppure sull’aereo. Figuriamoci su quello strano velivolo a forma di rombo. Poi si fece coraggio e entrò. Perdirindina! Non doveva fare trapelare a Turimax la sua paura. Altrimenti cosa avrebbe pensato di lei? Che era una codarda, una ragazzina senza coraggio? Doveva dare prova di sangue freddo e sentirsi felice e orgogliosa di essere la prima terrestre che andava a visitare Sellix. Nessuno avrebbe potuto negare l’evidenza che l’impresa che si accingeva a compiere era davvero eccezionale.
Chi l’avrebbe mai immaginato? Stentava ancora a credere a una cosa del genere. I suoi compagni l’avrebbero certamente invidiata.
“Guarda un po’ la nostra compagna Silvia – avrebbero detto – è riuscita ad andare in un altro pianeta. Lei si che è una ragazza in gamba. Invece noi restiamo sempre qui, chiusi fra queste quattro mura, a sgobbare sui libri e a sorbirci le chiacchiere dei professori. Chissà quante cose avrà da raccontarci al suo ritorno!”.
Sicuramente sarebbero rimasti con un palmo di naso. Pensava allo stupore dei suoi parenti e amici. Sulle prime pagine di tutti i giornali sarebbe apparsa la sua fotografia. Sarebbe diventata una ragazza famosa, onorata e ossequiata. La televisione nazionale e internazionale avrebbe parlato di lei. Con le labbra dischiuse in un dolce sorriso pensava a tutti gli autografi che avrebbe firmato, a tutte le lettere di ammirazione che avrebbe ricevuto. Per rispondere a tutte quelle lettere si sarebbe avvalsa dell’aiuto di Veronica. Pensava di assumerla come sua segretaria personale.
Sicuramente sarebbe stata l’ospite d’onore del MAURIZIO COSTANZO SHOW. Poteva finalmente prendere la sua bella rivincita. Sua madre avrebbe avuto un valido motivo per sentirsi orgogliosa di lei.
“Guardate – avrebbe detto a tutti – questa è mia figlia Silvia. È andata a visitare un paese a noi sconosciuto, che si trova su un altro pianeta. Nessuna ragazza è stata capace di intraprendere un simile viaggio”.
I suoi insegnanti l’avrebbero trattata con più rispetto e non avrebbero più pensato che lei era una testolina matta. Perbacco! Visitare Sellix era notevolmente più importante ed efficace che scervellarsi il cervello per imparare il teorema di Pitagora. Dopotutto, Turimax per quell’impresa aveva scelto lei e nessun al
Turimax, dopo essersi divertito ad osservare l’espressione del viso di Silvia, mentre faceva quei sogni, le disse: - Mia dolce fanciulla sei pronta? Hai finito di sognare? Non sai che la realtà può essere più affascinante dei sogni? Preparati a vedere cose mai viste: cose fantastiche e bellissime che mai gli occhi dei tuoi simili hanno potuto contemplare. Sono sicuro che non appena ritornerai da questo viaggio sarai diversa, capirai i veri valori della vita e ti renderai conto che molte cose non sono assolutamente importanti. -
Le diede un buffetto sulla guancia e continuò: - Adesso siedi e stai tranquilla, vedrai che bel viaggetto farai! Tu sei pura, il tuo cuore è incontaminato, per questo motivo ti ho scelto fra sei miliardi di terrestri. –
Turimax si mise alla guida dell’astronave e, così, attraversarono stelle e pianeti, poi volarono più su sempre volando in alto nel cielo, fino ad attraversare il sole e Silvia ebbe modo di osservare spettacoli pieni di luce e di colori. La Terra vista dall’alto era stupenda. La fanciulla stava rispettosamente in silenzio per non spezzare l’incantesimo. Tratteneva il fiato, non avrebbe mai creduto di potere osservare da vicino uno spettacolo così unico ed emozionante. Dal suo cuore salì una preghiera verso l’ESSERE SUPREMO che era il genio capace di creare simili meraviglie. Nessuno al mondo avrebbe mai potuto concepire questo spettacolo sublime e quest’armonia divina.
SIGNORE
Non so nemmeno da dove cominciare
Sono una ragazzina che vola nello spazio,
non so nemmeno bene pregare,
per le tue meraviglie ti ringrazio.
Signore
Posso dirti solo GRAZIE.
Provò una grande riconoscenza verso Turimax che le aveva permesso questo viaggio e, in uno slancio d’entusiasmo, andò a stampargli un grosso bacio sulla fronte dicendo: - Grazie mio caro amico. Grazie per questo splendido regalo. -
Pensava ai suoi compagni chini sui banchi e provava pietà per loro.
“Poveri compagni miei! Poveri cari ragazzi! Non potranno mai assistere ad uno spettacolo del genere, soltanto a me è capitata questa immensa fortuna; quando ritornerò sulla Terra sarò molto buona con loro, li aiuterò se avranno di bisogno e non proverò rancore se mi faranno qualche torto. Sarò buona anche con quella smorfiosa di Stella che è tanto ammirata dagli insegnanti. Cercherò di avere pazienza anche con gli insegnanti e con i miei genitori. Sono sicura che si comportano così male perché non capiscono niente”.
Lei aveva ormai la convinzione di essere superiore a tutti gli altri esseri umani perché sarebbe stata additata al mondo come L’EROINA DELL’ERA SPAZIALE, L’INTREPIDA FANCIULLA DEL VENTUNESIMO SECOLO CHE NAVIGA NELLO SPAZIO PER APPRODARE A SELLIX.
Gli studenti delle generazioni future avrebbero studiato le sue gesta sui libri di storia. Perdirindina! Cristoforo Colombo al suo confronto sarebbe diventato soltanto una pallida figura. Che cosa aveva fatto poi di tanto speciale? Aveva scoperto l’America. Puah! Che importanza poteva avere? Lei si accingeva a scoprire un mondo totalmente nuovo di zecca.
E pensare che fino a ieri era considerata una perfetta nullità e oggi… stava per diventare il glorioso simbolo del nuovo millennio. Avrebbe avuto mille cose da raccontare al ritorno del suo viaggio. È strano come tutto possa cambiare da un giorno all’altro. Non bisogna mai disperarsi perché la vita può riservare delle belle sorprese. Quante ore erano trascorse? Chissà?!
La mattina, per la fretta, aveva dimenticato l’orologio e cosi aveva perduto la nozione del tempo. Nonostante gli incredibili avvenimenti che le erano accaduti, si sentiva leggera, come se fosse posata su un cuscino di piume d’oca. Dopo un po’ di tempo l’astronave si fermò. Turimax e Silvia scesero dall’astronave. Turimax osservò la fanciulla dicendo: - Carissima terrestre, benvenuta nel meraviglioso paese di Sellix, provincia del Paradiso. Una cosa è certa: qui esiste un grande tesoro. Piccola mia, questo tesoro si chiama felicità. –
Il panorama che si presentò agli occhi della ragazza era di una bellezza travolgente: fiori e piante di varie forme e dai colori stupendi, con riflessi cangianti. Gli animali erano strani e bellissimi. C’erano alberi enormi che raggiungevano altezze di 200 metri e, forse, anche di più. C’era un lago di colore verde smeraldo, in cui grandi e piccoli nuotavano felici.
Il clima era mite e l’aria che si respirava purissima. A Sellix non si conosceva la parola inquinamento. Non esistevano treni, automobili, motorini e neppure tram e autobus. Incredibile a credersi ma, per spostarsi da un luogo all’altro la gente… volava. Sì, proprio cosi. Le persone indossavano uno strano aggeggio a forma di triangolo e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, si libravano dolcemente nell’aria. Non raggiungevano altezze vertiginose, però… volavano. Avevano l’aspetto di tanti angeli senza ali. Immaginarsi l’eccitazione di Silvia. Si mise a cantare, a fare capriole e a battere le mani per la gioia.
- Urrah! Urrah! Che felicità! Non ho mai visto niente di simile. Oh Turimax! Mio caro e insostituibile amico, ho sempre desiderato di volare. Ti prego di accontentarmi. Per favore, fammi volare. Voglio volare anch’io, come fanno i sellixiani. Se non volo adesso, quando mai potrò farlo? Lo racconterò a Veronica. Sono sicura che resterà sbalordita. –
- Silvia non potresti mai farcela da sola. Ci vuole studio costante e molta pratica, Prima di accingersi a volare. Bisogna rispettare delle regole e non fare infrazioni. A Sellix sono state istituite scuole speciali per questo scopo. Però… sarai accontentata. Per la prima volta in vita tua… volerai. Sono qui per esaudire tutti i tuoi desideri. –
Detto fatto si mise un triangolo verde dietro le spalle, premette un pulsante, afferrò saldamente la ragazzina per tutte e due le mani e assieme si alzarono da Terra e volarono.
- Silvia ti raccomando di tenerti forte a me e di non lasciare mai le mie mani. –
Che emozione ragazzi! Il cuore di Silvia aveva accelerato i battiti e andava a mille all’ora, il suo respiro si era fermato. Era una cosa talmente grandiosa e stupenda che non si poteva descrivere a parole. Si sentiva libera da ogni vincolo e provava una felicità immensa. Le sembrava di assomigliare all’Arcangelo Gabriele… avrebbe volato all’infinito. Mentre spaziava gioiosamente nell’aria la sua attenzione fu colpita da un gruppo di persone: uomini, donne e bambini che si tenevano per mano e cantavano con voce melodiosa e dolcissima.
Poté notare che le persone adulte erano tutte giovani: erano senza nessuna ruga, avevano gli occhi splendenti, denti bianchissimi e un sorriso smagliante. Tutti: (uomini e donne) erano bellissimi e affascinanti. Silvia pensò: “Ha ragione Turimax. Questo è veramente il Paradiso. Sulla Terra ne parlano tanto, ma non sanno che cosa può significare”.
Mentre volavano la fanciulla ebbe anche modo di osservare il comportamento degli animali. Non presentavano caratteristiche aggressive come gli animali terrestri. Il loro sguardo era dolce e mansueto. Rimase stupita vedendo i cani e i gatti che passeggiavano assieme. Tra loro esisteva una perfetta armonia e, dialogando del più e del meno, si scambiavano frasi tenere e affettuose. I leoni e le tigri provavano diletto a trastullarsi con bambini molto piccoli giocando con loro in un allegro girotondo. Gli elefanti portavano a spasso piccole scimmiette e, camminando, raccontavano barzellette, ridevano, scherzavano e facevano delle smorfie molto buffe.
E poi… sembravano possedere un’intelligenza superiore a quella degli animali del suo paese. E non soltanto… degli animali. I loro occhi erano dotati di vivacità e il loro sguardo era… quasi umano, Le venne da ridere pensando a suo zio Baldassare. Era talmente goffo e privo di grazia e tutti i parenti e gli amici lo paragonavano a… una scimmia. Ah! No davvero. Le scimmie di Sellix avevano una marcia in più: erano sicuramente superiori a suo zio.
Avevano un comportamento e una dignità tali che il paragone non poteva esistere. Sicuramente ci sarebbero rimaste male se venivano paragonate a suo zio Baldassare.
Dopo un lungo giro panoramico planarono dolcemente su un bellissimo prato argentato. Turimax premette il pulsante e si liberò del triangolo verde, poi prendendo la fanciulla per mano, la condusse a visitare la sua casa. Silvia rimase a bocca aperta. Non si aspettava di trovare uno scenario cosi favoloso. Il giardino della casa era un tripudio di colori, pieno di alberi e fiori di ogni varietà ed emanavano un profumo soave e penetrante. Assomigliava al giardino dell’Eden descritto nella bibbia.
C’erano bellissime statue d’oro e d’argento che sicuramente raffiguravano gli eroi e i santi del pianeta Zoran. Al centro del giardino erano posti una fontana e due magnifici cigni del colore dell’oro. C’era un acquario grandissimo pieno di pesci multicolori e di piante acquatiche.
Alcuni coniglietti si dondolavano beatamente su un’altalena, due orsi bianchi e blu giocavano a dadi. Erano molto carini. Una zebra, una tigre, un leone e alcuni cavalli giocavano con una palla un gioco che assomigliava alla nostra pallavolo. Erano molto bravi e mettevano un grande impegno nel gioco.
Un gatto segnava i punti dei giocatori su una lavagna. Sembravano divertirsi un sacco. Il gatto era tutto nero, aveva un sorridente musetto birichino e uno sguardo incantevole. Gli animali non appena la videro smisero di giocare e cortesemente la salutarono.
- Buongiorno e benvenuta tra noi piccola terrestre. Sai che ti aspettavamo con ansia? Speriamo che ti troverai bene a Sellix. Tra di noi c’era una grande attesa per la tua venuta. Pensavamo “Questa ragazzina terrestre come sarà? In che modo sarà vestita? Mangerà diversamente da noi? – a proposito… cosa ci hai portato di buono dal tuo pianeta? Non dire che hai dimenticato di portarci un piccolo ricordino. –
Silvia si senti a disagio perché non aveva portato… un bel niente. Turimax per toglierla dall’imbarazzo, rivolgendosi agli animali disse: - Via, via, tornate a giocare. Birichini e monellacci che non siete altro! È questa l’educazione che vi ho impartito? Quante volte ve lo devo ripetere che non si deve mai chiedere niente agli ospiti? Non capite che Silvia può pensare che siete animali molto viziati? Penso che vi manderò in collegio per farvi imparare le buone maniere. Non capite che con questo comportamento mi fate fare una figuraccia? –
- Va bene, scusaci se ti abbiamo fatto arrabbiare – dicendo così gli animali ubbidirono e tornarono a giocare.
Silvia guardava la casa con ammirazione. Le pareti erano di cristallo purissimo e tutto dava una sensazione di trasparenza e luminosità. Turimax chiamò ad alta voce: - Taiomì! Taidilì! Venite presto mie care. Ho portato la ragazza terrestre di cui vi avevo parlato Su, correte. È un’ospite speciale, bisogna trattarla con i dovuti riguardi. Dobbiamo dare dimostrazione della nostra proverbiale ospitalità. –
A quel richiamo si presentarono una donna e una bambina di una bellezza fuori dal comune. Erano completamente nude ad eccezione di una rosa rossa tra i capelli. Sorridevano alla nuova venuta.
Il loro sorriso era splendido e comunicava serenità. Taiomì e Taidilì (come Turimax) avevano i capelli di colore viola lunghi fino alle caviglie e la pelle ambrata. I loro occhi emanavano dolcezza e amore. La donna (nonostante fosse senza vestiti) era la personificazione della purezza.
“Sulla Terra non esistono donne così”. Pensò Silvia.
La bambina incomincio ad accarezzare con dolcezza la tigre, il leone e la zebra che, nel frattempo, avevano finito il gioco e mangiavano golosamente cioccolatini e caramelle.
- Silvia, ho l’immenso piacere di presentarti mia moglie Taiomì e la mia carissima figlia Taidilì. Non potrei vivere senza di loro. Senza il loro amore mi sentirei molto solo. Le amo moltissimo e la nostra è una famiglia felice. Assieme parliamo, ridiamo, facciamo progetti e scherziamo molto. Sono molto orgoglioso di Taidilì. È molto intelligente e sa già volare, scrivere e cantare. Ti faccio presente, però, che a Sellix non esistono famiglie infelici. Tutti quanti si amano e si rispettano. –
Turimax parlava dolcemente e una grande gioia traspariva dai suoi occhi. Accarezzava con dolcezza la testolina di Taidilì e teneva un braccio sulle spalle di Taiomì. La ragazzina chiuse gli occhi e pensò con infinita tristezza ai suoi genitori che non erano certamente così. Molto probabilmente un tempo si erano anche amati ma… adesso litigavano sempre di santa ragione e, a volte, si tenevano il broncio anche per futili motivi. Avevano la testa dura e non riuscivano più a comprendersi. Erano pieni di stupido orgoglio e nessuno dei due voleva cedere.
A riscuoterla dai suoi tristi pensieri fu la piccola Taidilì che mise una manina sulle sue e disse: - Cara terrestre, ti do il benvenuto nella mia casa. Ringrazio il mio adorabile papà che ti ha portato qui. Spero con tutto il cuore che diventeremo amiche perché io provo simpatia per te. E tu? Mi raccomando… non essere triste. Nel mio paese e in tutto il pianeta Zoran la tristezza è vietata. –
Questo discorso fatto da una bambina molto piccola ebbe il potere di farla sorridere.
Taiomì fece visitare la casa a Silvia.
La casa, di un solo piano, era composta da dieci stanze (con le pareti decorate e arredate con gusto e semplicità) più un enorme salone che, per l’occasione, era stato addobbato con coriandoli, stelle filanti, festoni e svariati cartoncini dove c’era scritta la frase: “Evviva Silvia fanciulla terrestre, benvenuta a Sellix”.
Da un’enorme scala di marmo, tempestata di gemme, si saliva al piano superiore dove c’era una terrazza immensa dalla quale si poteva ammirare il panorama e si potevano intravedere i paesi vicini