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Come una bestia

Dramma

Gli spararono tre colpi alla testa, il cervello schizzò via sull'asfalto caldo della strada. In quel momento il mondo dimenticò ogni rumore, tranne, quelli del chiudersi delle finestre e dei portoni dei palazzi. Dalla scatola cranica del giovane fuoriuscì sangue schiumoso, il rosso coprì il suo volto cereo,dipinto dalla paura. Non una parola uscì dalla sua bocca. Rimase a terra come una statua di ghiaccio, la bava impregnata dall’ angoscia della morte gli uscì lentamente dalla bocca. Presto il nulla rubò il suo cuore.

Un’anonima telefonata arrivò puntuale al cento tredici : “ Pronto, pronto ... polizia, hanno ammazzato un uomo, clic ... ”

La polizia arrivò in poco tempo sulla scena del delitto, un silenzio vestito di piombo calò all’ improvviso nella zona, qualcuno, buttò giù da un balcone un lenzuolo bianco per coprire il corpo del giovane: ” Ebbe compassione quel qualcuno, e nello tempo vergogna per quell’accaduto nella strada” Ben presto, chiamata dalla stessa polizia arrivò l’ autoambulanza sul luogo del delitto. Il medico aprì lo sportello della stessa, scese di corsa, a passi svelti si avviò verso il corpo del giovane senza più anima. Sudato e tremolante, con le mani sul collo dl giovane costatò in un attimo il decesso, in fretta fece caricare il corpo dell’ uomo nell’ autoambulanza, disse all'autista di accendere a tutto suono la sirena, e veloce, si diresse all’ ospedale più vicino. Ben presto, le grida dei familiari della vittima ruppero il silenzio gravoso che nel frattempo era sceso da un cielo cupo e annerito dalla morte. Urla, spinte, pianti orribili di perdita e di incredulità. Forse la vittima aveva sgarrato, come si dice in gergo malavitoso, forse, aveva tradito il gruppo, o forse ancora, non aveva rispettato i patti con il capo clan, o forse ancora, un'altro clan rivale aveva deciso di arrampicarsi sulla cima del denaro facile da estorciere nella zona già dominata. Si sa, queste cose vanno in un certo modo, quasi un classico, ne descrivi uno e questo vale per altri mille e cinquecento casi. Siamo oramai abituati a sentire e a vedere queste scene, queste infamie animalesche e questi spargimenti di sangue che ci lasciano attoniti e pensierosi rispetto al quotidiano apparentemente tranquillo, che muove il giorno. La violenza in certi luoghi accelera, la fame di un potere miserabile e sporco fa il suo corso. Le condizioni sociali e quelle di una precarietà storica e culturale di un Sud disastrato fanno il resto. Silenziosi restiamo, non possiamo fare altro che prendere atto di una ferocia strage di uomini che si ammazzano gli uni con gli altri, come animali, lasciando dietro di loro, un dolore cupo e indimenticabile per i loro familiari e soprattutto per i loro figli. La vita in questi posti vale poco, anzi, niente. A nessuno, importa dopo poco della scena efferata, del sangue che bagna la terra e della violenza manifesta e crudele. Nessuno fa nulla, la frase che sembra di rito viene pronunciata da coloro che dovrebbero evitare che queste morti accadono e che si sanno come vanno, è sempre la solita: “ Si ammazzano tra di loro, chi se ne frega ... un farabutto in meno ” Invece no, bisognerebbe fare qualcosa per questa violenza che incalza in modo particolare in certe periferie e non solo, periferie abbandonate a se stesse e alla mercé del primo assetato di un potere illusorio che dura poco.

Basta con questa violenza. Tutti ci dovremmo ribellare con uno Stato inefficiente e inefficace.

Mai, mi aspettavo di leggere e di vedere questa violenza nel libro dell’ uomo. Guerre di bande per sopravvivere, conflitti di Nazioni per un potere da governare, mattanza di donne, abusi sui minori, pedofilia, disoccupazione, miseria e morte, non dimenticando gli emigranti che lasciano il loro paese per sfuggire alle guerre e alla fame, per venire poi, a morire nelle acque del nostro territorio su bagnarole bucate. Il sogno … è il bel paese … Mali arrivati ... Non si fa niente, si vede che va bene così ...

La morte non è violenza. Non è una notizia del tele giornale, ogni morte è fine del mondo nel quale viviamo.

La morte dovrebbe essere un addio profondo dalla vita, un lascito consumato nel silenzio più netto, nel rispetto per il genere umano più assoluto.

La chiusura di un libro finito, letto con meraviglia, con le sue pagine fatte di momenti di felicità e tristezza,di dolore e di gioia.

Mai, dovrebbe essere sapore di violenza e disgusto della vita.

Mai, fiume che rompe gli argini e bagna di dolore ogni cuore fino all'ultimo spasmo del muscolo.

La morte dovrebbe essere un atto serio, un commiato dalla vita vissuta, un risveglio dal sogno intrapreso e un ritorno al nido del nulla.

Quando cala la vera notte e il dolore della vita trascorsa cessa insieme ai pochi momenti di gioia, alle piccole pause che il tempo concede a ognuno di noi, congiuntamente alla speranza di un’esistere tra le vele sospinte dal sogno di un’agognata felicità che mai arriva, e che sempre si spera che alla fine arriverà nel porto del desiderio,

Ecco ... Il risveglio …

Smetteremo solo allora, di bramare.


Pasqui Lettieri 19/06/2014 16:58 1568

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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