“ Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.” (Lc 1, 26- 27)
« Kaίre Kekaritoménê, o Kύrios metà soύ».
Mi è parso come un soffio, mentre attingevo l’ acqua al pozzo, e il mio cuore ha sussultato, non so se per la sorpresa o lo spavento. Chiunque sia stato, non è prudente indugiare qui fuori, il tramonto sta già cedendo il passo alla sera, ecco che la luna si presenta già con qualche stella ballerina a reclamare il posto che le spetta in cielo, mentre il sole si spegne dietro ai monti. Finalmente un po’ di tregua alla calura che imperversa tutto il giorno, a quest’ ora si sta bene fuori, si respira un po’ di brezza odorosa del mare galileo. Ma stasera non è prudente stare qui.
Mi è sembrato un battito d’ ali, come un volo di colomba o un soffio leggero di ruah. Meglio rientrare in casa. Ecco, sono molto più serena qui, tranquilla nell’ angolino destinato al mio giaciglio mentre continuo a filare alla luce della lampada e, in silenzio, dedico il mio pensiero a Dio ed allo sposo che si annuncerà tra poco. È questo che si conviene ad ogni brava ragazza ebrea.
Io, una ragazza qualunque di un qualunque villaggio della Palestina.
Anche il mio nome è un nome qualunque, lo portano a decine le donne in ogni borgo di Israele. Maria, Maryà m o Miriam, il suo significato resta incerto: figlia desiderata, amante del Signore e amata da JHWH, signora o principessa, donna del mare, goccia di mare, mare amaro. Se davvero c’è il destino in un nome, cosa sarà mai la vita mia? Figlia desiderata lo sono stata per davvero e amante del Signore lo sarò per sempre, ma per il resto che cosa mai mi dovrò aspettare?
Non ho ambizioni, mi basta la mia vita semplice e modesta. Sono la consolazione dei miei anziani genitori e la consolazione delle amiche che mi confidano volentieri i loro sogni, contando sulla mia riservatezza. Sono il vanto del mio promesso sposo, il quale apprezza il mio modo di essere dolce e pudica. Tutti loro mi amano e mi vedono così come sono, trasparente. Ma l’ essenza più profonda del mio cuore e dei miei pensieri nessuno la sa, solo Dio la conosce veramente. Solo Lui sa perché i miei occhi guardano sempre “oltre”, cercando di afferrare qualcosa che ancora non so, qualcosa che vorrei serbare in me per meditarlo continuamente nel mio cuore. Sento dentro me che siamo fatti di cielo ed è a quello che io aspiro.
Per questo ho donato a JHWH tutta me stessa, anima e corpo, contro ogni tradizione della mia gente. E per questo voglio bene a Giuseppe, uomo giusto, perché forse non mi ha capito del tutto, ma mi rispetta e per amore ha accettato la mia scelta di verginità. È lo sposo che il Signore, per mezzo di mio padre e mia madre, ha scelto per me. Tra noi due c’è grande affiatamento, così la tenerezza, unita al timor di Dio, colmerà il vuoto della passione coniugale. Però per gli occhi del mondo dobbiamo sposarci, come vuole la Legge, perché nessuna ragazza in Israele deve precludere l’ occasione alla venuta del Messia atteso.
Il Messia... Qui, a Nazareth? Cosa potrebbe venire mai di buono da Nazareth!?
« Kaίre Kekaritoménê, o Kύrios metà soύ». «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te!»…
Ed ora tu, Angelo, vieni a dirmi il contrario, mi dici di mettere da parte il mio riserbo per servire Dio come Egli vuole e non come ho deciso io. Mi chiedi di farmi grembo accogliente per Lui e tenda della sua presenza tra noi. Di questo dovrei rallegrarmi, dovrei gioire con tutto il cuore, senza lasciarmi cadere le braccia, perché il nostro Dio è un salvatore potente e ha revocato la condanna del suo popolo. Ma io ho scelto di non conoscere uomo, come può allora succedere questo? Spiegami!...
Dici che sarà la potenza di Dio col il suo Santo Spirito a coprirmi con la sua ombra? Egli mi avvolgerà come la nube avvolgeva il popolo in marcia verso la terra promessa. L’ Onnipotente mi farà sua sposa così come sposò il suo popolo riscattato dalla schiavitù d’ Egitto... Ma solo se io lo permetto e dico di sì?... Ma come, l’ Altissimo che chiede a me, semplice creatura, il permesso di agire nella nostra storia!?
Basta, Gabriele, uomo di Dio e sua fortezza, tu che stai al Suo cospetto, non aggiungere altro. Se ho trovato grazia ai suoi occhi, non ho bisogno di sapere di più per fidarmi di Dio, per affidarmi a Lui. La mia miseria e la mia umiltà saranno terreno fecondo perché Egli vi compia grandi cose ed io gioirò pienamente in Lui, perché mia forza e mio canto è il Signore.
Sì, lo so, dovrò affrontare il dolore di mio padre e l’ incredulità di Giuseppe… Mi piange il cuore al pensiero di dare un tale dispiacere ai due uomini che amo nella vita. E so bene che rischio il ripudio, la vergogna e la lapidazione. Ma il Signore è il mio pastore, nulla mai mi farà mancare, mi proteggerà e mi solleverà su ali d’ aquila perché io non inciampi nella pietra e il suo progetto in me non venga infranto dallo scandalo. Nulla è impossibile a Dio!
Sei ancora qui, stai ancora aspettando la mia parola risolutiva per essere sicuro, anzi perché io sia sicura di quello che sto per rispondere a te, a Dio?
Cosa potrei mai rispondere?... Eccomi, sono l’ umile ancella del Signore, si compia in me la sua Parola, faccia pure di me ciò che vuole. … Io … Io non posso aver paura, mi abbandono fiduciosa a Lui.
Io mi sento al sicuro nel palmo della sua mano.
... Et verbum caro factum est...