Cap. 21
Irene sentiva in sè una sorta di sdoppiamento: una parte di lei si sentiva completamente trasportata e travolta da quel caldo amore, mentre un'altra, quasi impercettibile, non smetteva mai di osservarsi e di chiedersi le ragioni di quello sconvolgimento. In questa sorta di sdoppiamento, però, non sentiva nessun contrasto, niente di doloroso che ostacolasse il suo splendido fluire.
Era un osservarsi amorevole, un bisogno innato di interrogarsi che, seppur distaccato, anche se non le avesse trovate, si sarebbe già dato sufficienti ragioni, e del tutto intuitive, per entrare pienamente dentro quel loro flusso.
Tutta la sua emozione era là, interamente abbracciata a lui, e quello che per lei era la ragionevolezza, quell'insieme di valori su cui, fino ad allora, aveva posto le basi della sua emozione, le sembrava adesso solo una tenera ombra, che non desiderava altro che sposarsi in modo pieno con l'incanto emotivo che stava vivendo.
Mentre si amavano continuavano ad essere avvolti nel bellissimo loro silenzio.
(Non serve dir niente
guardiamoci
basta questo
corre il calore
dentro la mano
e questo mi basta
vedo lontano
mentre ti sento
mi è tutto lieve
sul tuo scalino
come non fosse
il tempo che passa
è lo stesso
ora o momento
s'alza quel fumo
come i pensieri
tutto sorride
anche se serio
quanta pace
dentro il tuo volto
in questo silenzio
intero ti sento)
La loro unità non aveva bisogno di parole, fluiva attraverso la limpidità dei loro sguardi, la compenetrazione naturale dei loro sensi.
Le loro emozioni erano espresse al meglio dalla loro intera sensualità.
Ciò nonostante, Sergio, in certi momenti, si sentiva come se fosse stato in debito di parole, come se temesse che quel loro silenzio intenso potesse sembrare aridità, e che la sola comunicazione dei loro sensi non potesse comprendere tutto il sentimento, e che le parole dovessero funzionare come una sorta di cerniera. Ma erano stati, appunto, solo brevi momenti, in cui accennava a un pensiero del suo amore, che venivano rapidamente aspirati nella accoglienza di lei, aspirati e dissolti; momenti che si facevano sempre più inconsistenti, fino a quando furono sentiti in Sergio come completamente inutili; allora quel loro profondo silenzio cominciò finalmente a scorrere unico ed indisturbato, come unico ed indisturbato era il sentimento che li univa.
Con la stessa incredibile naturalezza, con cui si erano aperti nei loro cuori, adesso si aprivano anche in tutti i loro sensi, e, nella spontaneità con cui vivevano quelle effusioni, sentivano una tale confidenza, come se fosse esistita da sempre, e non fosse invece stata, come nella realtà, la prima volta che accadeva.
Ma questo, fors'anche senza saperlo, lo intuivano, sentivano sentivano che non sarebbe potuto essere stato diversamente e che i loro sensi non avrebbero potuto fare a meno di specchiarsi nella magica confusione dei loro cuori. Come se i loro baci e le loro carezze fossero privi di localizzazione, ma si irradiassero ovunque lungo i loro corpi, si sentivano ovunque attraversare dai più dolci fremiti e come se tutti i loro sensi convogliassero in un'unica, totale, sensazione di smarrito piacere.
Sergio si sentiva così interamente integrato nella mente di Irene, a adesso anche nel suo corpo, che, come era stato illimitato il suo desiderio di partecipare dei suoi pensieri, ugualmente era adesso quello di partecipare del suo corpo, e questo vibrante desiderio lo animava a voler dilagare in ogni sua fibra, come se avesse voluto che nulla di lei potesse rimanere escluso al suo amore. Lentamente, quasi simile a una frana che scende lieve dentro una valle, Sergio scivolava leggero ed armonioso lungo il suo corpo, amandola, eccitato, in ogni centimetro della sua pelle. Tutto fra di loro sembrava guidato dalla pura passione e che fosse questa stessa a trascinarli e che tutto seguisse i suoi impulsi, senza che ci fosse più in gioco nessun livello di coscienza. Col viso lui si era appoggiato al grembo di lei, fino a rivestirlo di baci, le sue mani affamate seguivano i suoi fianchi; lei lo accoglieva e sentiva come il suo corpo, percorso di fremiti, fosse eco di tutte le onde che riceveva.
In quel suo amore totale e diffuso, lui si era finalmente e dolcemente insinuato nel cuore della sua sensualità; seppure il suo desiderio era bruciante e quasi prossimo al parossismo, era contemporaneamente anche dolce ed abbandonato; non gli sembrava di agire, ma che tutto di lui agisse in sua vece; come se tutto il suo complesso moto di emozioni, lo rendesse partecipe di una sensualissima musica indipendente da lui.
E così era; si sentiva come se non fosse esistito, lui da solo. Esistevano insieme, o forse non esistevano affatto, si sentivano un puro abbandono, completamente astratto da qualsiasi concetto di tempo e di spazio.