Luglio 2010 – Eremo di S. Martino h. 1226 mt.– Val di Genova Trentino
Stavo proseguendo nel sentiero che si inoltrava su un piccolo ponte passando davanti alla cascata che scendeva verso Caderzone, a circa 1200 metri d’ altezza. Mi fermai per far passare una coppia alla quale chiesi se l’ eremo fosse ancora distante. La ripida passeggiata piena di rocce, di foglie e di rami, aveva messo alla prova il mio equilibrio e a sinistra il precipizio mi faceva un certo effetto. Parlando con queste persone abitanti del luogo, mi dissero che tutti gli anni all’ 11 novembre, dal paese partiva una fiaccolata che sarebbe arrivata all’ eremo, dove si sarebbe celebrata la messa. Vicino all’ eremo si potevano vedere ancora le casette in legno dove si rifugiò S. Martino, di ritorno dalla Pannonia( Ungheria) dopo aver convertito sua madre. Replicai stupita che il percorso sarebbe stato difficoltoso al limite della prudenza, visto i problemi del sentiero che c’ erano in estate. Ma costoro mi dissero che – a loro memoria- in quel periodo il sole sfolgorava come d’ estate e che il sentiero non era mai stato né innevato né ghiacciato, quasi fosse veramente l’ ultimo residuo dell’ estate.
Chissà da dove deriva la leggenda dei tre giorni dell’ estate di S. Martino 9- 10- 11 Novembre. Sappiamo che è un’ anomalia del clima che si verifica dopo le prime gelate autunnali nell’ emisfero boreale mentre in quello australe il fenomeno è verso aprile- maggio. Quello che è certo è che il periodo veniva sfruttato anni fa nella pianura padana dai braccianti che si trasferivano da un’ azienda agricola all’ altra. E nel passato questo periodo si era verificato proprio durante la morte e i funerali di uno dei più amati santi della religione cristiana S. Martino che aveva particolarmente a cuore la condizione degli umili e degli schiavi. A me piace pensare che la leggenda abbia avuto origine da un sogno, fatto da un cuore umile e puro dopo avere risolto le proprie curiosità e meditato eventi strani e eccezionali. Forse avvenuti come descritto qui di seguito.
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Impero Romano Occidentale – Gallia 8 novembre anno 397 - il Vescovo Martino di Tours muore a Candes a mezzanotte, nella parrocchia. La notizia arriva al curato di Tours padre Aurelio che chiama a raccolta alcuni tra i più fidati fedeli: Rusticio il maniscalco, Filippe il mugnaio e Pietrino il medico.
9 NOVEMBRE anno 397 – ore 18 - SAGRESTIA CHIESA DI TOURS
In un angolo, accanto all’ armadio dove erano deposti le casule, pianete e altri paramenti sacri, la luce fioca dal candelabro sul tavolo in mezzo alla stanza, raggiungeva Giustino, un ragazzino robusto, di circa 13 anni, coi ricci capelli castani arruffati e le mani sporche. Questi, pur essendo intento a schiacciare una noce con il palmo, - un colpo secco contro il pavimento, così gli aveva insegnato suo padre Rusticio-, ascoltava attento le voci del curato e degli altri convenuti.
Era pieno di orgoglio per essere stato informato da suo padre della delicata impresa di cui si sarebbe concordata l’azione quella sera: il suo piccolo cuore scoppiava dalla gioia ma non sentiva l’urgenza di farsene un vanto con gli amici delle sue scorribande, poche per la verità, perché l’aiuto che dava al padre, maniscalco, non gli permetteva molto tempo libero. Però pregustava il momento in cui avrebbe potuto farlo. Rusticio gli aveva chiesto di stare ad ascoltare attentamente, contava su di lui per ricordare esattamente ogni frase; da qualche tempo la memoria non funzionava più come prima. erano tempi duri, la fame era molta e i raccolti già poveri venivano impoveriti ancora di più dalla quota dovuta al padrone. Rusticio coltivava anche un poco di terra in mezzadria, con l’aiuto della moglie e di Giustino.
-Dobbiamo farlo questa notte, verso le due, se vogliamo riportare da noi il nostro Martino! – disse padre Aurelio -sedendosi con un sospiro sulla panca angolare che occupava due pareti della stanza. A quell’ ora dovrebbero dormire tutti curato compreso.
FINE PRIMA PARTE