Perché i razzisti si offendono se li si definisce razzisti?
Forse perché c’è un equivoco nell’ uso di questa parola.
Razzista è chi individua nei differenti tratti somatici, comportamentali, e di evoluzione sociale, una declamata inferiorità intellettuale, da cui arbitrariamente si sente autorizzato a ridurre in schiavitù la persona, come fosse un animale.
E non è giustificabile nemmeno questo, perché anche gli animali hanno sentimenti e capacità di ragionamento; seppur inferiori, soffrono, gioiscono, si ammalano di solitudine come noi.
Sappiamo che le differenze esteriori riscontrate nelle varie popolazioni, sono frutto di adattamenti, ma il DNA umano, come da prove scientifiche è simile in tutte le popolazioni.
Ora parlando del così detto razzismo che viene sbandierato da italiani indignati verso altri italiani a mio parere c’è un grosso equivoco.
Quasi sempre gli indignati sono politici che ben sanno utilizzare armi verbali contro gli avversari
Gli atteggiamenti di rifiuto verso etnie come i rom o verso gli immigrati in generale, derivano – a parte qualche forma di abbrutimento sociale- non da razzismo, ma dalla effettiva discriminazione subita dagli italiani.
Solo qualche esempio: il cittadino italiano paga tickets anche salati, per l’ assistenza sanitaria, ma non così un extracomunitario.
Il cittadino italiano avrebbe diritto alle case popolari -costruite e pagate con quote di trattenute sui salari, che risalgono dalla notte dei tempi- ma si vede mettere da parte, da chi arriva ed è residente solo da qualche anno.
Vi sono cittadini italiani incarcerati per lunghi anni per reati per i quali gli extracomunitari recidivi, sono liberati dopo pochi mesi .
Una politica immatura con leggi ottuse e benefici a favore di chi non ha cittadinanza italiana opera nei confronti dei cittadini italiani che pagano tasse, e non hanno riscontro in termini di benefici, una vera e propria discriminazione, un razzismo al contrario.
Ecco perché -a mio parere- chi protesta si offende se viene definito razzista, non certo per il senso che sappiamo essere travisato nell’ uso comune del linguaggio.