Non avrebbe voluto, ma lo stavano facendo.
Erano soli, completamente immersi nelle acque del fiume, in quel paradiso tropicale che lei aveva scelto per il loro viaggio di nozze. Kim non sentiva freddo, ma un leggero brivido la indusse a stringersi con più forza a Robert e, immancabilmente, si sentì bruciare dentro. Strinse le spalle di Robert, così forti e dure, come se fossero l'ultimo appiglio prima del baratro. Kim avvertì l'odore di lui, acre ma inebriante, i suoi addominali tesi e pronti a esplodere energia. Sentiva la lingua del suo uomo nell'atto di leccarle il viso, procurandole un piacevole solletico e, immediatamente, percepì la voglia di lui, così inarrestabile e furiosa. Kim era agitata, tutta quest'acqua intorno a loro sembrava li unisse, le gambe, di lei dietro la schiena di Robert, non mollavano la presa. Avvertiva il movimento delle natiche, il fiato corto di Robert, vedeva i suoi occhi aprirsi e chiudersi per allontanare gli schizzi di acqua che l'agitazione dei loro corpi produceva. Kim tentò di trattenersi, ma sapeva che la parte più erotica del suo io si stava lentamente ribellando al suo volere.
MA QUANDO ARRIVA IL SEGNALE?
Kim provò a graffiare le spalle di lui come per allentare la tensione del momento ma Robert si accese ulteriormente. Allora provò a stringere le gambe, ma nulla di fatto, Robert continuò imperterrito e lei si sentiva pronta a seguirlo come non mai. Kim avrebbe dovuto calmarsi, ragionare, moderarsi ma non riusciva, si sentiva troppo presa. Ormai era una pedina comandata dalla voglia di lui.
MA QUANDO ARRIVA QUEL MALEDETTO SEGNALE?
Mentre Robert strusciava pericolosamente le sue labbra in quelle parti del corpo di sua moglie non immerse nell'acqua, Kim riuscì a intravedere, seppur molto lontano, lo sventolio di un foulard rosso sangue. Immediatamente, con un potente colpo di gamba, Kim si staccò dal corpo di Robert lanciandosi in mezzo al fiume e prima di sprofondare nella corrente delle acque, sentì uno sparo e vide la testa di Robert colorarsi di rosso.
°°°
Kim, improvvisamente, si svegliò. Ancora quel maledetto sogno. Da quando avevano ucciso Robert, non riusciva più a dimenticarlo. Tutti i giorni sentiva il corpo di Robert vicino. Avvertiva il suo odore, il profumo dei suoi capelli e inevitabilmente, le si riaccendeva quella voglia, quasi animalesca, che non credeva di possedere. Sapeva che non si dovevano avere dei ricordi.
La prima regola della " Compagnia delle Vedove Nere" era di non innamorarsi ma questa volta la carica erotica di Robert l'aveva completamente annullata e le sue compagne se ne erano accorte. Non avrebbe dovuto entrare nella compagnia, ma la possibilità di diventare ricca in poco tempo era stata troppo allettante per lei così giovane, bella e tanto povera.
La compagnia l'aveva inserita in circoli di uomini facoltosi con l'unico fine di sposare, uccidere e dividere l'eredità con le compagne. Kim era stata brava. In breve tempo, forte della sua bionda bellezza statuaria, riuscì a intestarsi due cospicui patrimoni, ma questa volta, esattamente la terza eredità in sei anni, sentiva che tutto era diverso. Non riusciva a dimenticare il corpo di Robert, il suo modo di baciarla, di stringerla, di toccarla nei suoi punti più intimi, accendendo la sua mente come nessun altro uomo aveva mai fatto prima. Le venne in mente di nuovo quel fiume, il loro amore e la testa di Robert improvvisamente macchiata e quel bellissimo corpo senza vita che lentamente si allontanava trasportato dalla corrente.
Kim iniziò a piangere, disperatamente, incessantemente. Allora si alzò dal letto e aprì la grande finestra della camera di quell'appartamento bellissimo ereditato da Robert al quinto piano di un lussuoso palazzo (altra regola della compagnia era di non abbandonare subito la casa del defunto marito per non destare sospetti).
Improvvisamente Kim sentì alle sue spalle un piccolo rumore. Si voltò e intravide nella moquette, vicino al letto, un fazzoletto di Robert. Poi sentì nell'aria il suo odore e vide anche un paio di pantaloni in quella sedia dove solitamente li appoggiava. Kim riprese a piangere ma questa volta urlando il nome di Robert come una pazza. Improvvisamente una mano guantata le cinse la bocca e si sentì spingere verso la finestra che aveva da poco aperta.
" Eccomi Robert... sto arrivando" si disse Kim.
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Le quattro vedove nere sistemarono la stanza, chiusero la finestra, rimisero le cose di Robert nell'armadio e pulirono l'appartamento eliminando qualsiasi traccia del loro passaggio. Finalmente si erano liberate dell'anello debole della compagnia. Mentre uscivano da quel palazzo così elegante già pensavano ai giornali del giorno dopo e a un titolo del tipo " Marito disperso. Moglie inconsolabile si getta dal quinto piano".
Avrebbero dovuto prestare più attenzione alla prossima scelta. Non si potevano permettere un secondo errore.