Si svegliò di soprassalto prima ancora che la sveglia suonasse la solita odiosa musichetta.
Succedeva ogni primo del mese. Sembrava una tortura con cadenza regolare da scontare per i peccati che ancora non aveva commesso.
Scese dal letto con gli occhi sgranati, infilò le ciabatte di minnie e si diresse in bagno, si bagnò la faccia con acqua fredda e si guardò allo specchio tranquilla alle due è tutto finito.
A colazione prese solo il caffè, per via del blocco allo stomaco, non aveva voglia di mangiare nulla.
Si vestì con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte che si reca al patibolo.
Salì sulla yaris parcheggiata sotto casa e partì in direzione strada san Martino.
L'arrivo in ufficio fu peggio di come se lo aspettasse. Sentì il cuore che mancò alcuni battiti. Una folla di anziani la stava aspettando come i fans attendono il proprio beniamino prima del concerto.
Prima di scendere dalla macchina pensò bene di ingurgitare alcune capsule di relaxerbe, fece un respiro profondo e si preparò alla battaglia.
Il piccolo ufficio postale in strada San Martino aveva un andamento tranquillo. I quattro operatori gestivano in modo tranquillo il lavoro di tutti i giorni, molto spesso trovavano anche il tempo per fare una pausa caffè senza recare disagio agli utenti. Non avrebbero mai cambiato il loro posto di lavoro con un collega dell’ ufficio centrale della città.
Ma il giorno primo di ogni mese tutti gli schemi saltavano. Una folla di vecchietti minacciava la pace come una zanzara minaccia la pennichella nei pomeriggi estivi. Sembrava che tutti gli anziani di Sanremo si recassero in quell'ufficio, l'unico possibile, per ritirare le loro pensioni.
Entrò dal retro come faceva ogni mattina, accese le luci e si diresse al suo posto di lavoro, posò la borsa sotto la sedia e diede un'occhiata fuori attraverso il vetro protettivo. Rimase immobile per qualche secondo. La vista di tutta quella gente accalcata contro l'ingresso gli aveva tolto il respiro.
"Buongiorno Antonella" disse il portalettere, "buongiorno Dino"
"eccoti la busta, mi metti una firma così scappo via? ", insieme alla busta il portalettere le consegnò un foglio in duplice copia con numero e codice delle raccomandate.
"hai visto quanta bella gente che non vedo l'ora di salutarti?" disse Dino sorridendo,
"non ho nessuna voglia di scherzare, sono già stata male una volta" disse Antonella con tono severo. Controllò le raccomandate, timbrò con la data i due fogli, li firmò e ne consegnò uno a Dino che nel frattempo si era fatto serio.
Accese il terminale, mise a posto le ultime cose, guardò l'orologio posto nella parete di fronte, segnava le 7: 58. Diede un’ occhiata ai colleghi seduti ognuno al proprio sportello. Si sedette, ingurgitò ancora due capsule di tranquillanti e fece un respiro profondo. Ci siamo.
Aperte le porte, i vecchietti si muovevano come delle formiche impazzite. Alcuni di loro si lanciarono sulla macchina dei ticket prenota turni come fa un predatore sulla preda.
Il silenzio dell'ufficio venne sopraffatto dal continuo vociare degli utenti, sembrava di stare al mercato della frutta senza la frutta.
Il display segna turno cominciò a contare, non si sarebbe fermato fino all'ora di chiusura.
Il primo utente che ricevette Antonella fu un signore oltre la settantina, un uomo di piccola statura con il viso squadrato, gli occhi verdi dietro un paio di spessi occhiali, un aspetto pulito e ordinato. I suoi capelli grigi avevano un taglio assai bizzarro, più lunghi dietro rispetto ai lati e il ciuffo cortissimo quasi rasato, come se a tagliarli fosse stato lui stesso. Dalla giacca beige tirò fuori la sua carta d' identità: "buongiorno ecco a lei il mio documento" disse con un accento tipico dell'Italia meridionale;
"signore mi serve anche il codice fiscale"
"come scusi?"
Mi serve il suo codice fiscale"
"non sento"
Antonella pensò tra sé: " cominciamo bene!"
"Si avvicini al buco per favore"
Il signore avvicinò l'orecchio al buco mostrando l'apparecchio acustico
"mi deve dare anche il codice fiscale"
Il signore annuì con la testa, infilò la mano nella tasca dei blue jeans estrasse il codice fiscale e lo mise sotto il vetro protettivo.
"Signor Nino ritira tutta la sua pensione?
"non sento parli più forte"
"non posso gridare, guardi le mie labbra" disse Antonella indicando la bocca con l’ indice
"mi scusi, ma io non capisco, lo so il problema è mio, se è questione di soldi mi dica quanto devo pagare così la facciamo finita" rispose stizzito il signore.
" E' inutile che si agiti, se non sente non è colpa mia"rispose Antonella stringendo la penna fino quasi a spezzarla.
“ Anto stai calma! Tanto non ti sente. Pagagli pure tutta la pensione, sarà lui a dirti se ha bisogno di fare altro” disse Cristina dallo sportello a fianco.
Antonella contò i soldi facendo attenzione a non sbagliarsi, fece firmare la ricevuta al Sig. Nino e lo liquidò con un’ occhiataccia.
Mise a posto i fogli, controllò la cassa sistemandosi i capelli, diede un’ occhiata al display segna turno e schiacciò il pulsante.
Dall’ altra parte del vetro una ragazza sulla trentina con i capelli lunghi e lisci che fuoriuscivano da un basco nero, esibì il ticket prenota turno. Con una voce dolce e un tono educato chiese: “ sono la A7, è questo lo sportello signora?”
“ Si, dica pure”
La ragazza aveva un portafogli di pelle tra le mani, appoggiò i gomiti sul banco ed estrasse un pezzo di carta: “ Buongiorno, gentilmente potrebbe controllare quanto c’è su questo conto? Grazie”.
Antonella prese il pezzo di carta, digitò il numero di conto, sul terminale apparve la posizione della giovane Silvia che diceva: saldo disponibile 5, 48€, saldo prelevabile 4€.
Prima ancora che parlasse, la ragazza si guardò intono, si avvicinò al buco e con un voce bassissima disse: “ Mi scusi tanto, ma lei non può immaginare il mio imbarazzo, potrebbe dirmelo senza che gli altri sentano per favore? Grazie”
Antonella annuì come vuoi tu bella: “ lei può prelevare solo 4€”
Silvia si guardò ancora intorno, si avvicinò al vetro: “ va bene ritiro 4€, lo so, le sembrerà strano ma, almeno per oggi posso comprare il latte ai miei bambini”
Antonella rimase immobile colpita dalla tristezza che i suoi occhi castani emanavano.
“ Sono tempi duri per tutti signora”
“ Per me lo sono ancora più duri, si fidi. Ho perso il lavoro, ho due figli piccoli e mi marito se ne andato via di casa lasciandomi una montagna di debiti. Oggi le mie creature hanno di ché mangiare, domani… chi lo sa. Questa è la cosa che più mi distrugge”.
Antonella sentì un nodo alla gola stringere sempre più forte. Il rimmel impastato ad una lacrima cominciò a segnarle colando in una riga sottile fino al mento. Si voltò per non farsi vedere, si asciugò la guancia con la mano sporcandosi le dita di nero.
“ Scusi signora le chiedo ancora una gentilezza, potrebbe mettere i 4€ in mezzo alla ricevuta, così da non dare tanto nell’ occhio per piacere? Grazie” disse ancora Silvia con voce bassissima cercando di nascondere il viso rosso.
Antonella continuò l’ operazione, mentre la stampante si era messa in moto, allungò la mano nella borsa posta sotto la sedia, prese 50€ dal portafogli di Alviero Martini e li avvolse nella ricevuta insieme ai quattro euro della ragazza.
“ Scusami tanto, mi permetti di offrirti un caffè?”
La ragazza trasalì. Commossa, sorridendo teneramente rispose: “ Grazie. Spero al più presto di poter ricambiare questo gentilissimo caffè”.
Antonella si fermò un attimo. Afferrò la sua borsa appoggiata sul pavimento e si diresse velocemente in bagno. Si sciacquò la faccia segnata dall’ emozione, prelevò il cofanetto dei trucchi nella confusione della sua Olviero Martini, ritoccò le labbra con un rossetto rosso acceso e gli occhi con l’ ombretto color sabbia. Si guardò allo specchio intensamente: E pensare che il mio problema più grande è come gestire un gruppo di pensionati una volta al mese.