"Che succede Kiryu?".

"Nulla Maestro, ma in questo periodo proprio non riesco".

"Invece devi farcela", disse il Maestro sedendosi sul soffice prato in quella tiepida giornata di fine Marzo. "Siamo qui, davanti alle limpide acque di questo bel fiume, dietro a noi le splendide vette innevate dei Monti Caluley e tu non riesci a smaltire quella preoccupazione che ti sta consumando?".

"Mi spiace Maestro. È come se non avessi più la percezione. Mi sento teso, vittima di tutto e incapace di battermi".

"Caro il mio Kiryu, l'esame di ammissione si sta avvicinando. Abbiamo lavorato tanto, ma la tua concentrazione si è persa per strada. Dovresti essere flessibile come un giunco, sereno come il sole che va incontro al mattino e, invece, sei duro e pesante come la pietra".

Rabbuiato il Maestro aggiunse: "Dobbiamo fare qualcosa. Troviamoci qui nel pomeriggio di domani, alla stessa ora e vediamo come rimediare".

Dopo aver fatto il saluto Zarei, il Maestro si mosse e prese il sentiero verso casa.

Kiryu era triste e sconsolato. Conquistare la cintura nera e diventare "Maestro di Kyokushinkai" era da sempre il suo più grande desiderio, ma ora sentiva il sogno svanire, come un sasso buttato in quel maledetto fiume. "Perché non riesco a parare i colpi del Maestro?" si interrogava senza un attimo di sosta. Aveva studiato con tanta insistenza le parate fino allo sfinimento. Ormai conosceva a memoria la Jodan Age Uke e la Nagashi Uke. Perfino la sua Age Juji Uke gli pareva buona, ma ultimamente sbagliava la respirazione, gli mancava il giusto equilibrio e qualsiasi colpo lo destabilizzava, rischiando la caduta.

Il pomeriggio successivo il Maestro si presentò in compagnia.

"Ecco Kiryu, ti presento il tuo nuovo amico Bayioi" disse il Maestro, spingendo verso di lui un cane di media corporatura, dallo strano pelo, piuttosto corto, di colore grigio chiaro e tortora, con striature nere. "È un cane molto affettuoso. Trascorrerete insieme la settimana e il prossimo sabato ci rivedremo per l'ultima prova prima dell'esame. Lo devi osservare attentamente e curare nel miglior modo possibile. Bayioi ha il pregio di essere veloce come un fulmine, ma non sopporta il guinzaglio e non aspetta mai il padrone. Corri con lui, giocate insieme, divertitevi e chissà che le nuvole della tensione non vengano spazzate via dal vento della sicurezza".

Bayioi leccò la mano del Maestro, abbaiò in segno di saluto e, lentamente, si diresse verso Kiryu. Dopo averlo annusato a dovere con quel buffo e umido tartufo in movimento, saltellò festosamente e si lanciò in una corsa sfrenata per quei vasti prati che costeggiavano le rive del fiume Asay. "Seguilo Kiryu, non devi abbandonarlo mai", disse il Maestro sorridendo.

Kiryu iniziò a correre dietro a Bayioi ma, per quanto si impegnasse, non riusciva a raggiungere il nuovo amico. Allora iniziò a cambiare la respirazione, come gli aveva insegnato il Maestro e sentii le gambe riprendere una nuova vitalità. Bayioi correva e abbaiava, saltando gli ostacoli con la coda dritta e senza alcuna intenzione di aspettare il nuovo compagno di giochi. Poi, arrivati vicino a un piccolo boschetto, Bayioi ululò e si nascose dietro agli alberi preparandosi ad assalire e a mordere affettuosamente il neo amico. Il Maestro vide in lontananza Kiryu sfuggire agli attacchi di Bayioi con quelle schivate e parate Otoshi Juji Ukeche che gli aveva lungamente illustrato. Osservò anche il braccio teso dell'allievo in posizione Zenkutsu Dachi mentre allontanava il cane, al fine di evitare che gli addentasse i pantaloni della divisa per portarlo dove avrebbe voluto lui. Poi, tramite alcuni spostamenti laterali con elevazione, lo vide intento a dribblare le testate della bestiola ormai decisa a vincere quello strano duello. Kiryu sorrideva felice mentre percepiva un leggero brontolio che voleva assomigliare a un innocuo ringhiare da parte di quel cagnetto con la coda perennemente dritta. Poi, non si sa come, Kiryu si ritrovò a terra con il viso completamente bagnato dalle leccate di Bayioi. Il giovane allievo strinse forte il cane e stanco per il particolare combattimento, decise di riposare sopra quell'invitante manto erboso, mentre il Maestro, sorridendo e con lo sguardo rassicurato, stava prendendo la via di casa. Kiryu si risvegliò con accanto l'amico a quattro zampe anche lui assopito ma pronto a scattare a ogni comando del nuovo compagno.

"Ciao amico" gli disse,"hai vinto tu, ma domani voglio la rivincita" e Bayioi tirò fuori nuovamente la lingua deciso a inumidire quelle inesistenti parti del viso non toccate dal precedente attacco di affetto. Passarono tutta la settimana tra corse, schivate, parate in quel rinnovato paradiso che solo in quel momento Kiryu iniziò ad apprezzare. Il giovane allievo si sentiva finalmente in pace, pronto per tutte le sfide del mondo, ma in compagnia dell'amico di tante battaglie.

"Non occorre altro allenamento, mio giovane praticante del Karate" disse il Maestro,"Credo che tu sia pronto per il grande momento, ma prima una scelta deve essere fatta e non sta a noi decidere". Allora rivolgendosi allo scodinzolante cane la cui lingua aveva raggiunto una lunghezza spropositata, disse: "Dimmi dolce Bayioi con chi decidi di voler trascorrere la vita?".

Bayioi andò verso il Maestro, sotto gli occhi lucidi di Kiryu e gli leccò la mano destra. Dopo aver abbaiato e saltellato allegramente, si diresse verso il giovane e nuovo padrone sedendosi accanto a lui.

La sera era arrivata ma il Maestro non era ancora stanco di ammirare le corse gioiose di Kiryu e di sentire il lontano abbaiare di Bayioi in quel verde prato che si prolungava all'infinito superando qualsiasi confine... come l'amicizia.