2 – la scomparsa
Ore 8. 00. Il trillo insistente della sveglia riscosse bruscamente Remo dallo splendido sogno che stava facendo. Si voltò sul fianco e -" Buon giorno amore"- disse, ma Lisa non era accanto a lui. Pensò che si fosse già alzata. La cercò in bagno, in cucina, girò per tutta la casa, ma di Lisa nemmeno l’ ombra, era scomparsa.
In preda ad un panico incontrollabile si vestì in fretta e uscì in strada, senza sapere dove andare. Dopo poteva essersi cacciata? Non era nel suo stile prendere iniziative del genere senza avvertirlo, specialmente se si trovavano in un luogo nuovo, sconosciuto. L’ansia si impossessò di lui. L’ avrebbe cercata dovunque, anche a costo di salire a piedi fino in cima a Monte Capraro.
3 – La grotta della capra
Quando si era avvicinata alla finestra per scoprire da dove provenisse quel lampo di luce, Lisa non aveva idea di cosa avrebbero viso i suoi occhi. Nel buio fitto della notte, le parve di scorgere qualcosa che oscillava, come sospeso nell’ aria, e alle orecchie le giunse un suono molto simile a quello che produce un cavo d’ acciaio scorrendo all’ interno di una guaina d’ acciaio anch’ essa. Strinse gli occhi per vedere meglio, ma si rese conto che bisognava aprire le imposte, se davvero avesse voluto scoprire di cosa di trattava. Mentre girava la maniglia dorata, le tornarono in mente le parole di sua madre: “ Va bene, vuoi andare e sia. Ma almeno promettimi di essere prudente. La tua curiosità e la tua incoscienza mi hanno sempre fatto paura”.
Con un gesto deciso, spalancò entrambe le imposte e in quello stesso istante si rese conto che la cosa oscillante era il seggiolino dell’ impianto di risalita che aveva visto il giorno prima a Monte Capraro. Ma la cosa più straordinaria fu rendersi conto che stava risalendo la pista innevata e già si trovava così in alto che il paese era lontano, come disegnato sullo sfondo di un grande quadro naï f.
In alto il cielo era limpidissimo, ma senza neanche una stella: solo la luna, piena e immensa, illuminava la notte con una luce intensa e stranamente dorata, come un sole notturno.
La seggiovia si fermò dolcemente e Lisa scese a piedi nudi nella neve. Non avvertiva il freddo, eppure era ancora in pigiama, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e i grandi occhi azzurri spalancati nella notte. Non aveva paura e pensò di nuovo a sua madre: era vero quello che diceva di lei, la sua curiosità era più forte di qualunque altro sentimento.
Mentre si stava chiedendo cosa dovesse fare, una voce di donna, dolce e suadente, la chiamò col suo nome. “ Vieni, Lisa – le diceva – Viene e non temere”.
Allora Lisa vide dinanzi a sé l’ apertura enorme di una grotta, illuminata all’ interno da una luce diafana e le parve di sentire contemporaneamente una melodia di organo.
Senza esitare entrò e, appena varcata la soglia, si trovò al centro di un enorme salone, riccamente addobbato, illuminato da centinaia di candelabri d’ oro massiccio.
Distesa su uno dei tanti divani di broccato rosso scarlatto, una fanciulla bellissima, di non più di ventidue anni, con gli occhi nerissimi sull’ incarnato pallido e lunghi capelli corvini, le sorrideva.
Vestiva un abito bianco, stretto sotto il seno da una cintura di pelle caprina, e così lungo da coprirle i piedi.
“ Avvicinati – le disse con tono suadente – Voglio parlarti, ma nessuno deve ascoltarci, nemmeno Ugo, che dorme nella stanza accanto”.
Ugo? Pensò Lisa. Ma non si chiamava Ugo il signore matto che aveva affittato la casa a lei e Remo?
Senza fare domande si avvicinò alla ragazza, per ascoltare cosa avesse da dirle.
La fanciulla allora si alzò lentamente dal divano, tendendo verso di lei le braccia e le prese le mani. In quel momento il grande salone cominciò a ruotare su se stesso, i candelabri si spensero tutti insieme e la neve cominciò a cadere fitta dal cielo nella grotta, vuota e spoglia di qualunque oggetto. In un angolo, Ugo se ne stava accovacciato con le spalle poggiate alla parete e le guardava allucinato.
Non avrebbe voluto cedere alla paura, ma un terrore oscuro si impossessò di lei quando vide che la fanciulla sollevava la veste mostrandole sorridendo le sue zampe caprine, che terminavano con due enormi zoccoli neri.
“ Non devi spaventarti – le disse – Questo è il mio segreto e ora tu ne sei stata messa a parte. Io sono normale di giorno, una ragazza come te e come tutte le altre, ma passata la mezzanotte, metà del mio corpo diventa caprino. È questo il prezzo da pagare per essere una discendente del primo, antichissimo fondatore del nostro meraviglioso paesino. Io devo conservare con la mutazione del mio corpo la buona sorte sul mio paese e su tutti i suoi abitanti: è un sacrificio a cui sono stata chiamata ventidue anni fa, al momento della mia nascita, e mia madre prima di me e così la sua. Ogni ventidue anni è necessario che un’ altra fanciulla prenda il posto della precedente, per tramandare il segreto, ma nessuno deve saperlo né accorgersi del cambiamento. Io non ho avuto figli cui tramandare il mio segreto. Tu sei la prescelta”.
Mentre Margot parlava, Ugo nel suo cantuccio tremava e tratteneva il respiro in attesa della risposta di Lisa. Ma con grande meraviglia di entrambi, Lisa si limitò a fare cenno di sì col capo e chiese “ Cosa bisogna fare?”. “ Nulla – rispose Margot – Il tuo cuore ha accettato il sacrificio. È già tutto compiuto”.
4 – Il ritorno
Remo tornò a casa spossato e deluso dalle sue vane ricerche. Lisa non si trovava da nessuna parte. Ma dove si era cacciata? Che scherzo idiota le aveva fatto? Entrò in cucina per bere un po’ d’ acqua e vide la finestra aperta. Si affacciò e dinanzi agli occhi gli si aprì uno spettacolo bellissimo: Monte Capraro innevato faceva da sfondo al tettuccio in tegole rosse della casetta di marzapane, come l’ aveva chiamata Lisa il pomeriggio precedente e ripensò alle parole di Ugo. Ora non lo facevano sorridere più e un’ ansia indicibile si era impossessata di tutto il suo essere.
Mentre beveva svogliatamente la coca, sentì una voce di donna che lo chiamava dalla camera da letto.
“ Lisa?!” pensò, ma c’ era qualcosa di strano in quel timbro di voce. Poggiò la lattina sul tavolo e si avviò verso la stanza.
Dal letto Lisa (Lisa?) lo guardava sorridendo. Era lei, ma gli occhi azzurri che l’ avevano affascinato fin dal primo giorno erano ora neri come il carbone e sul volto pallidissimo le labbra rosse distese in un dolce sorriso parlavano con una voce che lui non conosceva.
Passandosi lentamente le dita tra i capelli corvini sciolti sulle spalle, la fanciulla lo invitò a sedersi accanto a lei e cominciò a parlare. Gli occhi di Remo si chiusero come per incanto e si addormentò. Fu una notte senza sogni. Un sonno profondo e ininterrotto lo tenne come stretto in un abbraccio senza tempo e senza spazio, fino al mattino.
5 – L’ epilogo
Ore 8: 00.
“ Signor Remo, signor Remo. Presto, si svegli, è ora di andare. Non vorrà perdere il pulmino per Monte Capraro?”. Con gli occhi ancora semichiusi Remo andò ad aprire la porta. Ugo era davanti a lui, perfettamente equipaggiato per la sciata che era in programma per quella mattina. Doveva svegliare Lisa, pensò il giovane, erano davvero in ritardo. “ Sveglio la mia compagna e le prometto che saremo pronti in un batter d’ occhio”, disse rivolto a Ugo. Ma rimase senza parole quando sentì la risposta dell’ uomo. “ Ma quale compagna? – gli stava dicendo – Ha bevuto un po’ troppo ieri sera al bar, eh, dica la verità. Lei è arrivato a Capracotta da solo, non c’ era nessuna compagna con lei, si ricorda? Mi ha detto persino di essersi pentito di questo mentre aspettava in macchina che la tempesta di neve cessasse. Ma non si preoccupi, Remo, ci sono delle bellissime ragazze in paese e vedrà che prima di ripartire se la sarà trovata qui da noi una splendida compagna e chissà che insieme non decidiate di rimanerci a vivere per sempre in questo splendido paese del Molise”.