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C'era una volta, in una bellissima terra, lontana, lontana un paese chiamato Magnatù. Era un paese bellissimo, pieno di monumenti, di montagne rocciose, di mari splendidi e di gente allegra. Solo che a tutti piaceva non avere pensieri e così mandarono a governare gente che era come loro. Nessuno si curava del domani, mangiavan oggi e al domani non ci pensava nessuno. Prendevano pensioni più alti di quelle che si potessero permettere, inventavano lavori e stipendi dove non servivano e i loro governanti si mettevano in tasca anche quello che non gli spettava. Ora, in quel paese così strano e tanto diverso dal nostro, viveva una ragazza che aveva il difetto di dire quello che pensava e diceva cose che a nessun piacevano. Il suo nome era Maria Laura, ma tutti la chiamavano Malù. - non si può andare avanti così, spendiamo più di quello che guadagniamo, così finiamo male.-Ma la gente, al posto di dargli retta preferiva comperarsi belle carrozze, grandi case con piscina, orti botanici e marionette di seta. Un brutto giorno però arrivò un cattivo magistrato che si accorse che i governanti stavano rubando più del dovuto e così li mandò in galera.
Figuriamoci gli abitanti di Magntù come se la presero con gli stessi governanti che avevano eletto, gli lanciarono pomodori, zucchine e persino torte di mele avariate. Allora tutti pensarono che fare? Decisero di chiamare il re Biscottelese il più ricco di tutto il Paese. Quello che aveva detto a tutti che eran tutti ladri i governanti e che in quel preciso momento si trovava nei guai, perché era pieno di debiti e la sua fabbrica di biscotti non vendeva abbastanza. Ma il popolo di Magnatù è un popolo assai strano, dice una cosa e poi ne fa un'altra e così lo fecero re. Rimise le cose al posto giusto? No il re Biscottolese indossò la maschera del buono del Paese e fece delle gran feste, la gente che si diverte non si ribella, lo facevan pure gli antichi, facciamolo anche noi.
Così non solo non abbassò le pensioni ma spinse la gente a nuovi bagordi e tutti erano felici quegli ingordi. In verità solo la sua fabbrica andò più che bene e al popolo lasciò le sue pene. Malù provò a dire che così non andava che stavano peggiorando la situazione, ma il popolo quel grande burlone, le disse che lei non capiva anzi che era un'oca giuliva. Piangeva Malù a cui nessuno credeva. Le cose a un certo punto andarono male e la giustizia si mise a indagare, precipitava la situazione ma il re era un grande furbone, si mise da parte e lasciò che le colpe cadessero su altri al potere. Povero Paese di Magnatù quando cercò di tornare su, la pacchia era finita e quella gente sembrava rimbambita. Furbo furbastro il re del disastro si cambiò di colpo e indossò la maschera del Ribelle del Paese, si mise dei baffi, si tinse i capelli e salì sopra un carro dipinto di giallo. Tosto organizzò la rivolta dicendo che era pronto a riparare a ogni torto. Nessuno lo riconosceva, il popolo di Magnatù non aveva mai avuto la vista buona. Così colui che l'incendio aveva provocato, si erse di nascosto a sembrare quello che il Paese aveva salvato. Ma, non si comincia con un ma, nelle storie come nella vita e dalla folla la piccola Malù urlò, sei sempre tu. La gente inferocita cacciò Malù dalla loro vita e la ragazza che aveva visto tutto, andò all'estero con una valigia di carta e un saporoso prosciutto. Da mangiare gli bastava e del suo Paese non voleva sentire più parlare. Ma in ogni luogo dove lei andava tutti la prendevano in giro. - ma sei del paese di Magnatù quello dove io rubo e pure tu.- Lei piangeva e rispondeva, non è vero non siamo tutti così, io sono buona e come me son tanti così. Ora la storia finisce in modo assai strano. Malù era intelligente e assai bella e trovò posto in una graziosissima cittadella, dove tutti pagavan le tasse e la pensione non era poi alta ma era uguale per tutti così stavan bene sia belli che brutti. Nessuno comperava carrozze dorate e chi lavorava faceva sempre il proprio dovere e nessun prendeva di certo per il sedere. Sposò un ingegnere ed ebbe tre figli, ma al suo Paese non volle tornare. Qualcuno rubava anche in quel Paese ma nessuno non arrivava sino a fine mese. Ora voi tutti volete sapere da me come finì la storia del Paese di Magnatù? A dire il vero non vorrei raccontarlo, la favola finisce sempre con vissero felici e contenti, ma di quel Paese non voglio scrivere la fine, magari quel popolo si è rinsavito e di maschere e re non si è esaurito. Mi piace pensare che la povera Malù era l'unica a dire la verità e sono lo faccio io prova almeno a raccontarla anche tu.
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Ottimo spunto in un racconto ben scritto. (Paolo Gugnoni)
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