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Ci sono storie che cominciano al mattino, altre la sera. Sono storie che diventano romanzi importanti venduti in milioni di copie e scritte in modo egregio e corrette da editor professionisti. Si scrive cosi' e vuol dire qualcosa come correttore di bozze. Quella che vi vado a raccontare invece è una storia banale scritta da uno che non potrebbe permettersi di pagare un editor e che di errori ne fa tanti. Una storia semplice di un uomo qualunque, una storia che nessuna casa editrice pubblicherebbe mai e che io non potrei mai permettermi di pubblicare nemmeno se dovessi pagare 60 euro. Per cui se avrete voglia di leggerla seguitemi pure altrimenti leggetevi un romanzo importante, magari di quelli da concorso. Questa storia, dicevo, non inizia al mattino o la sera, questa storia inizia alle cinque del pomeriggio a Corso Gramsci, il corso di un piccolo paese d'Abruzzo chiamato Popoli e l'anno 1969. Un ragazzino di 15 anni passeggia per il corso. Ha i capelli lunghi, più alto della media dei ragazzi di paese e sopratutto magrissimo. Lo prendono in giro per la sua altezza alcuni, come si fa nei paesi, forse anche oggi e la gente alta a Popoli la chiamano Spiccasucicce che tradotto vuol dire spicca le salsicce dal soffitto. Nelle case di un tempo infatti alcuni salumi venivano appesi a dei ganci posti sulle travi del soffitto e questo per impedire ai topi di andarsele a mangiare. Era un tempo dove non c'erano nemmeno i frigoriferi ovunque e la spesa si faceva di volta in volta. Un tempo senza centri commerciali e dove l'economia era a diffusione locale, non grandi ricchezze ma piccole botteghe di artigiani e commercianti. Così era Popoli in quell'anno di grandi fermenti e quel bambino non lo chiameremo Spiccasaucicce, ma Pino. Quante idee confuse aveva quel ragazzino al tempo in cui i ragazzi, alcuni ragazzi pensavano di poter giudicare tutto e tutti e non volevano essere giudicati a loro volta. Le parole della canzone ve la ricordate? “ Come potete giudicar?” Pino era un ragazzo impegnato e studiava a Pescara, ci viveva anche ma siccome era nato in quel paese e in quel paese c'era suo nonno, amava passarvi alcuni giorni d'estate. Lo faceva da quando era più piccolo e molto prima che potesse farlo a Pescara. In Paese i ragazzini andavano liberi per strada sin da piccolissimi, non era come in città che ti dovevano accompagnare i grandi quando avevi 9 o 10 anni. Così lui aveva i suoi amici in quel paese da quando era stato bambino. Quel pomeriggio d'estate però, non ne trovava nessuno, il corso era vuoto. Solo un vecchio seduto su una sedia fuori del locale di Cicchepaolo un bar dove spesso andava a giocare a biliardino. Era una passione il biliardino, di quelle che ti rimangono dentro. Cinquanta lire per due tirate e dieci palline, ma dieci non c'erano mai, cosa se ne facessero delle palline del biliardino i ladri è un grande mistero. Vero è che a volte finivano fuori dei binari e il padrone doveva venire al aprirlo per vedere se qualcuna era finita nel posto sbagliato e non poteva uscire dal cassetto posto al lato. I biliardini sopravvivono ancora oggi, nonostante i video giochi e spesso sono i grandi a giocarci e a risentirsi bambini Io giocavo in difesa, riuscivo a fare goal dalla porta e spesso solo con il portiere. Mossa pericolosa quella perché l'avversario poteva farti una “ fotografia”, cioè intercettare la pallina e respingerla in porta al volo e in quei casi il tuo compagno si arrabbiava e diceva. - ti avevo detto di farla passare di lato, non cercare di fare goal, giochiamo di sponda.- Sulle regole del biliardino potrei scrivere un trattato, l'importante era mettersi sempre d'accordo prima. Ci sono molti modi di giocare, spesso quello prediletto è tirare a volo senza mai fermare la pallina. Assolutamente vietato rullare, cioè far girare l'asta di continuo, come facevano spesso le ragazze allora e non mi si dia del maschilista per questa affermazione. A Popoli erano concessi i passaggi, le virgole e il chiodo. Passaggio è stoppare la pallina e passarla al pupazzetto della stessa asta, la virgola è stoppare la pallina e poi spostarla con il pupazzo accompagnandola e poi tirare, il chiodo è la stessa mossa della virgola ma il giocatore è sopra la pallina che viene spostata in avanti rapidamente. Molti di voi lettori sanno di cosa parlo, che poi molti è una licenza letteraria, dovrei dire voi tre che mi leggete. Certo, alle cinque del pomeriggio di un'estate non c'è molta gente in giro, sopratutto in un paese come Popoli e non c'era nessuno nemmeno in quel 1969, il bar era vuoto. Così feci un salto in villa. Popoli ha una villa che è la stessa oggi come allora, una grande vasca dove allora nuotavano alcune trote e delle carpe. Spesso avevano un fungo questi poveri pesci. Nulla solo un vecchietto che mi stava pure antipatico, aveva detto entrando nella tabaccheria di mio nonno Orazio aveva chiesto le sigarette movimento sociale e io gli avevo detto che avevamo quelle movimento studentesco, si capisce la marca mi sa. Antipatico, diceva pure che le panchine erano di loro vecchi e erano loro a far sedere i ragazzi, ma solo se avevano voglia loro. Nulla, non si vedeva un'anima, solo le trote del fiume Giardino passavano sotto il ponticello, già nei fiumi c'erano le trote allora e anche i gamberi. Presto sarebbero morte quasi tutte grazie alla fabbrica di birra, ma questa è una delle solite storie a cui siamo abituati. C'era una statua, c'è ancora, non so se usare il passato o il presente, uguale insomma il monumento ai caduti vicino alla villa. Fu allora che la vidi per la prima volta. Capelli scuri, occhi neri, media altezza e aveva più o meno la mia età. Portava qualcosa e andava di fretta ma i nostri sguardi si incrociarono, un colpo di fulmine? Penso si chiami così, ma mi presi una cotta stratosferica per quella ragazza, non che non fossi abituato a prendere le cotte, ma quella volta il cuore mi si fermò e penso che anche lei dovette provare qualcosa di simile per come mi guardò. Forse era il fascino del ragazzo di fuori, forse tanto brutto non ero solo che piacevo solo a certi tipi di ragazze. Il fatto di essere alto era un piccolo problema per alcune, l'altro era che ero magro quindi non muscoloso, alle ragazzine piacevano quelli con la tartaruga. Come? Dite anche ora? No, non ci posso credere. Però quella ragazza mi guardò in un certo modo e dopo, quando ebbi altre storie, tutte le volte che una ragazza mi guardò in quel modo poi ci mettemmo insieme. Rimasi fermo a guardarla passare e lei si voltò una volta e il cuore mi balzò di nuovo in gola. Chi era quella ragazza? Io avevo solo amici maschi a Popoli a 15 anni in quel 1969. Ora, a distanza di tempo, di anni potrei immaginare tutte le cose che avrei potuto fare in quella occasione. Ora nel 2013 tutto è diverso, magari le chiedevo amicizia su facebook ahah, ma allora ragazzi era un tempo dove non esistevano nemmeno i cellulari. Quegli occhi, profondi e malinconici, che parlavano dell'amore. Non so ora, ma allora le pulsioni dei ragazzi erano rivolte sessualmente nell'immaginario di una donna grande. Insomma il sesso lo immaginavamo con una signora e con le ragazze della nostra età solo un amore fatto di baci. Non è facile spiegare, ma chi ha la mia età comprende senza che mi dilunghi, chi non la ha non capisce cosa voglio dire. Ora nella mia mente c'era solo lei, dovevo assolutamente rivederla, incontrarla, conoscerla e innamorarmi pazzamente di lei. Quell'estate del 1969 sotto la statua dei caduti a Popoli una parte di me cambiava di colpo. Cosa dovevo fare?
Peccato che dimentichiamo come sia innamorarsi a quindici anni, peccato che perdiamo quella capacità di stupirci ed emozionarci con il passare del tempo. Non voglio dire che poi non ci si possa innamorare, ma è un modo diverso, leggero come le ali di una farfalla e altrettanto fragile. Da piccolo mi avevano detto che non si dovevano toccare le ali delle farfalle perché avevano una porporina che se la facevo cadere poi non volavano più. Ci avevo creduto, ma la realtà era molto più magica della fantasia, le loro ali sono così fragili che basta un niente per rompere la membrana e con le dita accade. Ecco, gli amori della gioventù sono come quelle ali, non ancora nemmeno inquinate dalla sessualità, ma libere nell'aspetto spirituale. Almeno così era quando non c'erano i telefoni cellulari e internet. Anche volendola fermare, cosa impossibile perché sarei morto prima di infarto, cosa mi facevo dare? Il numero di casa? Potevo solo sperare in altri appuntamenti casuali. Pensavo a tutte queste cose quando arrivarono Ivano e Elvio. Con Ivano non ci si frequentava, ma con Elvio si, solo che era cambiato e tanto. L'amico con cui andavo a prendere le more o con cui scalavo il sentiero per il castello di Popoli, passando per il posto di guardia, non c'era più. Dire che avevamo diviso le paure da ragazzini, ma ora quello era uno impegnato. Elvio e Ivano erano entrati a Lotta Continua. Io qualche volta il giornale l'avevo comperato e letto sul treno Pescara- Popoli, non che lo facessi per studiare chi sa cosa, ma sopratutto per darmi un tono. Lo so, sono diretto e dissacrante ma ero un ragazzo giovanissimo allora. Mi piaceva vedere lo sguardo di disapprovazione nelle facce di chi era davanti a me, sopratutto se non era seduta una bella signora, ma un tale antipatico. Le parole della canzone “ lotta, lotta di lunga durata, lotta di popolo armato, come sarà la lotta del domani? Lotta continua sarà “. Questo però non voleva dire che ero in quel gruppo, io da militante del Movimento Studentesco ero convinto che noi dovessimo essere estranei a tutto, solo il movimento era importante. Sempre dopo le ragazze però. Mi ero documentato sulla politica. Avevo letto Socialismo, Anarchismo e Sindacalismo di Bertrand Russell, un mio idolo. Poi mi ero studiato la sua opera sulla filosofia occidentale, avevo letto Lenin, Marx delle lotte di classe in Francia e tanto altro, sempre dopo le ragazze, topolino e urania.
Provai a chiedere a loro due se la conoscessero, nel paese si conoscono tutti, ma il problema era far capire loro chi mai fosse quella ragazza. Una ragazza dai capelli neri e occhi scuri, sai quante ragazze c'erano così? Poi rischiavo oltretutto di essere preso in giro e questo pericolo però era relativo, da quando erano diventanti militanti impegnati di Lotta Continua il senso dell'ironia era di molto sceso in loro. Andavo in giro per Popoli nei giorni seguenti sperando di rincontrarla, ma sebbene Popoli sia piccolo come paese non capitò per un paio di giorni. Poi la rividi e lei subito mi fissò, sentivo che anche lei voleva conoscermi, ma non sapevo come fare. Ero con Guerino quel giorno, ma nemmeno lui sapeva il suo nome, solo che aveva la nostra età. La terza volta presi coraggio e la salutai e lei mi sorrise e rispose al saluto, per me fu come toccare il cielo con un dito. Avrei voluto fermarla e dirle che l'amavo, ma non ci riuscii e non fu lei la mia prima ragazza e nemmeno la seconda a dire il vero. La rividi alcune volte e ogni volta partiva una scossa elettrica tra noi, ma non accadde mai nulla, un amore platonico e a Popoli non andavo alle feste e così non avrei potuto nemmeno ballare uan volta con lei. Un dolce ricordo di quel 1969 che avrebbe visto in inverno le bombe di Piazza Fontana. Il Terrorismo che avanzava e lo stragismo. Io associo quel volto, ormai svanito a una canzone dei Beatles Get Back, devo averla sentita allora, quando vedevo lei. Avevo perso degli amici, che ormai erano impegnati politicamente, Presto avrei avuto le mie storie come tutti, ma quella storia non l'avrei mai vissuta. No, non cercherei mai di ritrovare quella persona, sarebbe impossibile e poi la vita ci ha fatto arrivare in altri luoghi. Mì è capitato di rivedere qualche mia ex ragazza per caso e a distanza di molti anni e il tempo non è mai generoso con noi, ci cambia e noi vorremmo che almeno negli amori giovanili non passasse mai. Tutta mia la città, cantavo, tutta mia la città pensando a lei, quando a Pescara camminavo per il vecchio molo, ma altre donne mi avrebbero fatto dimenticare lei. Poi un pomeriggio alle cinque mi sono ricordato questo episodio banale, non da grandi scrittori e l'ho raccontato. Non ci sono baci, cuori spezzati, esperienze sessuali, grandi lotte e impegni. Solo un biliardino, una villa con dei pesci malati e degli amici perduti per un impegno che oggi fa sorridere, ma che allora era a un passo dalla lotta armata e qualcuno quel passo lo ha fatto, ma questa è un'altra storia e magari la racconterò, solo che accadde a Roma. Ciao amore di gioventù ovunque tu sia.
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