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LIBRI GALEOTTI.
Quando furono nella sala Sergio si avvicinò al grande armadio d'angolo, nero e austero, ne aprì un'anta e apparvero ripiani zeppi di libri; li tirò fuori tutti, a mucchi, e li appoggiò sopra il grande tavolo e, dopo che si erano seduti vicini, cominciò ad esaminarli davanti a lei.
Da un lato ammassava gli esclusi e da un altro i preferiti; i primi superavano di gran lunga i secondi e, mano a mano che procedeva in questa operazione, il divario fra i due mucchi aumentava sempre più.
Anche se erano tanti anni che Sergio non vedeva più quei libri, sembrava riconoscerli tutti al primo colpo d'occhio, come fossero stati grandi amori. Li riconosceva dai colori, dalle forme, sembrava quasi ne sentisse anche l'odore e Irene, mentre lo osservava, immaginava le emozioni che lui aveva vissuto inoltrandosi in essi. Pensava alle sue simili emozioni, vissute con altri libri, e a quanto anche per questo si sentisse sempre più vicina a lui e provava un'ineffabile gioia, era bello quello che le stava succedendo.
Fra tanti libri Sergio alla fine le mise davanti “ Anna Karenina”, le chiese se lo avesse letto e, al suo diniego, le disse “ a me era piaciuto molto. Mi sembrava di esserci sempre stato, in Russia. In fondo io, nei romanzi, spesso mi identifico come un bambino... Potresti provare con questo, ma non so, solo se lo desideri. Io in genere, se qualcuno mi consiglia un libro, ho un istinto contrario, non ho mai capito perchè. Per quanto mi sembra.... che non l'avrei, con te”
Cominciò a sfogliare le pagine del libro, erano molto vicini ora, quasi si sfioravano.
Sergio cercava, tra le pagine, tante frasi che aveva sottolineato durante l'antica lettura, frasi che aveva sentito piene di significato per se stesso; desiderava, senza dirselo, che attraverso quelle frasi che lui aveva rilevato, Irene potesse leggere dritto dentro di lui, ancora di più di quanto già gli sembrava che lei facesse. Scorse un lungo periodo sottolineato, sentì l'impulso di farlo leggere a Irene, ma fu lì che successe, quasi senza accorgersene, senza volerlo; lui sapeva bene che se l'avesse voluto non sarebbe successo nulla.
Le prese la mano e l'accompagnò sulla sua frase, sentì quel gesto, già così inusuale, intimo, come un'esplosione dentro di sè, si sentì percorrere interamente da un fremito. Si dimenticarono delle parole del libro, le loro mani si unirono, lo stesso brivido ora accomunava Irene, profondo e diffuso.
Con le mani così unite, che dolcemente si stringevano ed accarezzavano, anche i loro sguardi si incontrarono completamente, senza più remore. Dapprima esitanti, con una certa timidezza, poi sempre più chiari e sicuri, si guardarono, e non smisero più di farlo, palpabile e intensa l'emozione. I volti si avvicinavano magneticamente, finalmente le loro bocche si ritrovarono unite nel bacio cui anelavano, sembrava loro da sempre.
Era impossibile dire chi per primo avesse oltrepassato le porte di quell'intimità, era stato un simultaneo, comune, impulso, a far incontrare le loro bocche, un impulso di cui non sembravano neppure coscienti.
Irene, per quanto avesse potuto sentirsi attratta da Sergio, per quante ragioni avesse potuto trovare per abbandonarsi a quella attrazione, sapeva anche in quel momento che il fatto che ciò accadesse si scontrava con tutte le sue convinzioni morali. Per quanto si fossero fatte vacillanti, specie per il graduale sgretolamento di tante sue illusioni, su cui lei aveva fondato la loro credibilità. Ma le radici emotive di quelle convinzioni erano profonde, e quelle disillusioni ragionate non bastavano da sole a vanificarle.
Quando si era sposata, molto giovane, era intimamente convinta di aver realizzato la trama decisiva della sua vita. In quel momento non aveva dubbi sul suo amore per suo marito, del loro reciproco amore, anzi. In quel suo amore, e nel desiderio di avere dei figli da crescere, amare, sentiva il fine forte della sua vita.
Forse ancora non comprendeva in se stessa come la sua intenzione di rapporto d'amore non potesse essere definita una volta per tutte, e da quella prima definizione proseguire immutata per tutta la vita, ma necessitasse di una continua evoluzione e conoscenza, perché non si potessero mai sterilizzare le ragioni per cui essa era nata. Non aveva mai inteso il suo rapporto come qualcosa di chiuso rispetto a quanto di circostante suscitava il suo interesse di partecipazione, ed era colma di idealità che andavano oltre se stessa, e quel suo piccolo nucleo.
Aveva percepito come ideale della sua vita, che quel suo rapporto d'amore potesse essere il fulcro da cui espandersi ad istanze più collettive e generali. Invece questo non era avvenuto, mentre lei continuava ad indagare su se stessa ed a cercare ragioni non strettamente egoiste per tutto il suo agire, non trovava un simile procedere in suo marito. Lui tendeva invariabilmente a identificarsi in un modello di affermazione di sé, che sostanzialmente non contemplava altro, tramite il lavoro. Per questo, giorno dopo giorno, Irene aveva sentito le loro strade sempre più divaricarsi, fino a sentirsi quasi completamente estraniata rispetto a lui.
Tanto che era anche arrivata a chiedersi se la sintonia che inizialmente aveva provato con lui, volendolo come compagno di vita, fosse stato davvero amore o solo il frutto di un'illusione, che non le aveva consentito di capire la loro sostanziale diversità.
Ma a queste domande non riusciva a trovare una risposta certa.
Poteva essere così, ma anche che una parte di lui, che lei aveva pensato sintonica, si fosse quasi subito estinta, per far prevalere soltanto quel modo di essere che trovava maggior plauso nel conformismo sociale.
Ma, comunque fossero andate le cose, lei ora avvertiva soltanto più la loro sostanziale estraneità, e che dentro quel rapporto per lei non sarebbe stato più possibile qualsiasi comunicazione di pensieri invece vitale, per lei. Il loro vivere insieme era ormai un modo come un altro per andare avanti nella complessa e faticosa gestione delle praticità della vita; sentiva questo come una tremenda condanna. Ridotta solo a questo, la sua vita: non si sentiva di meritarlo, la sconfortava enormemente sentire inibito definitivamente il suo dinamismo interiore. Per lei era un fallimento il non essere riuscita a realizzare nel suo matrimonio quell'amore emozionato e vivo che aveva immaginato, un fallimento definitivo
Certo anche per questo aveva deciso, quasi con entusiasmo, di accettare quel lavoro, per cercare di ritrovarsi dentro un'altra dimensione. Ma lo stesso, nella sua emotività, anche in quel momento era sicura che non sarebbe riuscita mai ad auto- assolversi per quello che adesso succedeva con Sergio.
Una rivoluzione autentica, un cataclisma emotivo, l'impulso forte che le prorompeva interiormente minacciava la diga delle sue resistenze, e lei franava verso una dimensione nuova, diversa ed irreale. In essa, in modo inspiegabile, veniva meno ogni senso di colpa e tutto le sembrava non solo legittimo ma anche giusto e puro. Mentre le loro bocche avevano cominciato ad esplorarsi, le mani si stringevano sempre più, i corpi si avvicinavano, fino a trasformarsi in un abbraccio pieno di forza, la forza del loro desiderio di assolutezza, di provare a confondersi l'uno nell'altro. Il loro bacio non finiva, non voleva finire. Erano assetati nel deserto, da quanto tempo vagavano disperati verso la fonte dell'acqua che li poteva dissetare. Era lì, l'avevano trovata, vi si tuffavano con tutta la loro passione.
Irene sentiva con piena naturalezza quello che stava accadendo, nessuna remora la attraversava, e questo la stordiva di più. Sentiva fra loro un sentimento innocente e dilatato, per nulla meschino; per questa innocenza avvertiva come il diritto di poterlo vivere.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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