Ci siamo abituati a diffidare, di tutto e di tutti. A causa della corruzione dilagante nei diversi ambiti della vita anche quando vorremmo compiere un gesto “ buono” ci sentiamo ostacolati da una voce interiore che poi altro non è che la voce di ciò che ci viene rimandato dal di fuori. Si vorrebbe fare della beneficenza, si, ma siamo sicuri che andrà effettivamente agli interessati della raccolta? Si vorrebbe adottare un bambino a distanza, si, ma andrà ad aiutare il piccolo il mio contributo? Per strada, in metropolitana, ovunque, incontriamo chi chiede elemosina, si, ma cosa ci faranno con quel piccolo gesto di solidarietà? Ecco che allora ci facciamo scudo con tutti questi dubbi e così facendo non andiamo da nessuna parte. Però se ben ci penso potremmo essere d'aiuto al prossimo senza nemmeno rendercene conto. Quante volte una parola caritatevole al momento giusto potrebbe preservare un animo in quel momento desolato dal sentirsi solo ed abbandonato? Oppure siamo in confidenza con qualcuno che ci rivela i suoi timori, ansie o paure e cosa ci costerebbe spendere una parola buona, un gesto semplice quanto fondamentale? Certo, non sempre è facile entrare nel cuore e nella mente di chi indirettamente manda una richiesta, un segnale di aiuto ma a volte non bisogna neanche essere degli psicologi professionisti per entrare in empatia con gli altri e riuscire a comprendere il loro stato d'animo. A volte basterebbe semplicemente ascoltare, al di là delle parole, dimenticare nel momento della confidenza noi stessi, i nostri affanni e provare soltanto a viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda di chi abbiamo di fronte. Spesso ciò non succede perché forse siamo troppo concentrati sulla nostra vita, ci sembra limitante ascoltare quella di un'altra persona, quasi andasse ad ostacolare la nostra crescita. Credo che uno degli aspetti più comuni, ma non per questo tra i migliori, sia quello di voler a tutti i costi ostentare cosa si ha, cosa si fa e sempre meno cosa si è. Per poter far questo ne viene di conseguenza una concentrazione dell'attenzione sul proprio ego che non si accorda con valori come lo spirito di solidarietà, umanità e generosità. Si tende ad accumulare esperienze, a dimostrare quanto si è bravi nel far questo piuttosto che quell'altro senza rendersi conto che non è una gara a chi pratica più sport, a chi ha girato più il mondo o sa cucinare più manicaretti. Spesso quanto appena scritto diviene metro di giudizio e scala di gradimento nei confronti degli altri che sono guardati molto per il loro involucro e spesso poco per il contenuto. Si tende molto a rapportarsi con l'altro in base ai messaggi che trasmette in apparenza, spesso ci si ferma ad una prima impressione (quasi sempre superficiale) e non si cerca di andare al di là del contenitore. Eppure dovremmo guardare molto più al contenuto e apprezzare più le “ belle persone” che non sono necessariamente alte, bionde e snelle ma spesso hanno un cuore così grande da non riuscire a contenere tutto l'amore che vorrebbero e saprebbero poter donare. Sono tutte le persone che abbiamo incontrato anche una sola volta nella nostra vita e che grazie alla loro bell'anima ci hanno arricchito con un suggerimento, un'idea, uno spunto di riflessione. Spesso non sanno neppure di essere stati così importanti per chi li ha ascoltati, per chi ha gioito della loro presenza, perché la loro grandezza sta nell'umiltà di non riconoscersi nessun merito se non quello di aver saputo tendere una mano quando dall'altra parte c'era chi la stava aspettando. Mentre scrivo penso a tutti coloro hanno lasciato un segno del loro passaggio nel mio percorso, tanti volti di cui conservo nel cuore lo sguardo amorevole e sincero che ricordo e vivo come un bene prezioso da custodire e coltivare.