Marco muoviti, non fare capricci... siamo molto in ritardo e oggi dobbiamo andare a scuola a piedi, siamo senza macchina, tuo padre non ci può accompagnare, mio marito la mattina era uscito presto, doveva partecipare ad un convegno fuori sede, noi eravamo rientrati da poco nella mia città in quanto mio marito era stato trasferito nella nuova clinica ed io avevo ancora la macchina dal meccanico da alcuni giorni, Marco il mio bambino, mi stava facendo dannare, lui di solito veniva accompagnato da mio marito a scuola, gli veniva di passaggio e uscivano insieme canticchiando. Io me ne stavo a guardarli, Giorgio voleva molto bene al mio bambino malgrado non fosse suo figlio era come se lo fosse e io ero fiera di loro e del loro legame.
Quel giorno mi sentivo un po' agitata, ultimamente avevo una strana sensazione, e non riuscivo a darmi una ragione.
Finalmente siamo pronti per uscire, tengo la mano di Marco ben stretta, lui vuole sempre essere libero, ma io non voglio anche perché le strade sono molto trafficate, e le macchine in città corrono senza badare molto ai pedoni.
Siamo fermi al semaforo che segnala il rosso, ad un certo punto allento la presa della mano e Marco vedendo un suo amichetto dall'altro lato della strada si svincola e si mette a correre attraversando la strada... attimi di terrore... in quel momento una macchina lo investe, io non capisco più niente, vedo il mio bambino steso a terra, l'uomo che era alla guida scende immediatamente dalla macchina, mi guarda stupito... chiama l'ambulanza senza batter ciglio, io perdo il controllo, lo prendo a pugni sul petto, lui mi tiene le mani e mi dice di calmarmi, io sono accecata dal dolore, il bambino è a terra esanime, gli occhi chiusi, il sangue che gli cola dal naso... non si muove, io continuo a gridare me la prendo con l'autista che lo ha investito, gli mando addosso degli accidenti, Marta, continua a chiamarmi il tipo, calmati per favore...
Arriva l'ambulanza, lo adagiano nel lettino con molta cura, salgo anche io, e via di corsa all'ospedale, lo portano dentro la sala operatoria, io rimango in sala, mi volto e vedo i suoi occhi disperati che mi guardano, ci ha seguiti con la macchina.
Mi dispiace Marta, scusami ma il semaforo era verde, forse dovevo andare più piano, non ho fatto in tempo a frenare, già com'è strano il destino, fra tanti proprio lui investe il mio bambino, com'è possibile che il destino lo abbia rimesso sul mio cammino a rovinarmi ancora la vita.
Esce il medico preoccupato, mi dice:
Signora il suo bambino ha subito un brutto trauma cranico e ha bisogno di sangue del gruppo ab... quello che abbiamo a disposizione non basta, serve urgente un donatore, lei ha il suo gruppo? Oppure chiami il padre immediatamente o chi della sua famiglia ha lo stesso gruppo del bambino...
Alberto che è vicino a me dice, ma è lo stesso mio gruppo, io sono gruppo ab, posso fargli io da donatore, senza mio consenso il medico lo fa accomodare in sala senza perdere tempo, io rimango fuori in attesa, e la mia mente ritorna indietro al passato...
Avevo 22 anni quando mi resi conto di aspettare il mio bambino, io e Alberto ci frequentavamo già da diversi anni, io ero molto innamorata e pensavo che anche lui lo fosse, ci vedevamo spesso, uscivamo molto insieme ma negli ultimi tempi io lo sentivo distante, gli avevo chiesto parecchie volte se c'era qualcosa che non andava, ma lui mi aveva sempre rassicurata... diceva di amarmi ma ancora non si decideva a venire a casa a conoscere i miei che mi stavano facendo sempre più pressione, volevano che noi ci fidanzassimo ufficialmente, a quei tempi si usava che i genitori del ragazzo andassero a conoscere i genitori della ragazza per ufficializzare il fidanzamento.
Il giorno che mi resi conto di aspettare un bambino rimasi molto preoccupata, non sapevo come l'avrebbe presa Alberto, lui diceva di amarmi ma non sapevo come avrebbe reagito alla notizia che aspettavo un bambino.
Mi preparai con cura, misi il vestito che adoravo e che mi faceva sembrare ancora più ragazzina, sapevo che anche a lui piaceva vedermi addosso quel vestito verde, anche se credo gli piacesse di più togliermelo quel vestito, io lo amavo e avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
Non dovevamo vederci quel giorno, ma io sapevo dove lo avrei potuto trovare, ma mentre andavo a cercarlo mi ricordai che dovevo passare in farmacia per ritirare delle medicine e allungai un po' la strada, ad un tratto lo vidi in lontananza, stavo per corrergli incontro ma di colpo mi bloccai, lo vidi che sorrideva ad una ragazza che non ero io, lei gli andava incontro, gli metteva le braccia al collo avvinghiandosi a lui e si baciarono, io rimasi di stucco, impietrita non riuscivo a muovere un passo, ad un tratto lui alzò gli occhi e mi vide, io girai i tacchi e andai via di corsa da lui e dalla sua vita... non lo vidi più.
Quanti giorni rimasi chiusa in camera a piangere, mia madre che non capiva e mi chiedeva spiegazioni, Alberto continuava a chiamarmi al telefono ma io non volevo saperne più di lui, mi aveva ferita e per ripicca non gli feci sapere del bambino.
Presi coraggio e dissi ai miei che aspettavo un bambino, dissi che lo avrei tenuto anche se avessi avuto tutto il mondo contro, io lo amavo già il mio bambino, e così dopo alcuni giorni decisi di raggiungere mia zia che abitava in un'altra città.
Ero molto triste, ma il bambino mi dava il coraggio di affrontare le difficoltà, mia zia faceva l'infermiera in un piccolo ospedale della città, un giorno mentre andai a trovarla conobbi un praticante, si chiamava Giorgio, era molto giovane anche lui e facemmo subito amicizia.
Io all'inizio ero un po' diffidente, il mio pancione iniziava ad intravedersi, lui era allegro, mi faceva ridere, mi mise subito a mio agio e diventò in poco tempo il mio confidente, il mio migliore amico.
Iniziammo a frequentarci, mi resi conto che lui si era innamorato di me, mi portava in giro, mi fece conoscere i suoi amici, io gli volevo molto bene ma non lo amavo.
Il mio bambino cresceva, la gravidanza in stato avanzato era molto evidente, Giorgio mise la mano sul mio pancione e mi disse:
Marta, io ti amo e se tu vuoi posso essere io il padre del tuo bambino...
Alzai gli occhi e vidi tutta la sua dolcezza, gli volevo troppo bene, che importava se non lo amavo, l'amore mi aveva fatto molto male, mi aveva fatto soffrire troppo, e io giurai che mai avrei sofferto ancora per amore, mi sarei dedicata al bene del mio bambino, e mio figlio aveva il diritto di nascere in una famiglia con un padre... gli dissi di si.
Dalla felicità mi prese fra le braccia, mi sollevò in alto, mi baciò con passione, io ricambiai con poco entusiasmo ma che importava, volevo che mio figlio avesse un padre e chi meglio di Giorgio poteva interpretare quel ruolo.
Iniziammo i preparativi per il matrimonio, Giorgio non voleva che il bambino nascesse prima, voleva dargli il suo cognome come se fosse suo e io non avevo niente in contrario, anzi ero molto fiera di lui, delle sue attenzioni, mi faceva sentire importante.
Molto spesso però mi incupivo e pensavo ad Alberto, ci soffrivo molto, sarei stata la donna più felice della terra se lo avessi avuto al mio fianco, lo amavo ancora ma cacciavo indietro le lacrime, dovevo farmi forza, una nuova vita mi aspettava e lui non ne faceva parte.
Arrivò il giorno del parto, Giorgio non mi lasciò un momento, volle assistere anche lui, mi teneva la mano e mi faceva coraggio, dopo un lungo travaglio nacque Marco, era bellissimo, Giorgio lo prese fra le braccia e tutto emozionato sussurrò...questo è mio figlio!
Lo guardai grata per tutto quello che aveva fatto per me, mi sentivo al sicuro con lui e sopratutto mi sentivo amata come non lo ero mai stata, ero molto orgogliosa di averlo scelto come marito, che importava se il cuore non faceva le capriole quando mi abbracciava, se non sentivo quella passione come quando si è innamorati, gli volevo molto bene, mi convincevo che voler bene era come amare...
La mia vita trascorreva molto tranquilla, eravamo una famiglia felice come si suol dire, anche se a me mancava qualcosa...
Ormai Giorgio si era affermato nel lavoro, aveva preso la specializzazione in medicina e da poco eravamo rientrati nella mia città, aveva avuto una promozione e ora era il vicedirettore di una clinica privata, io avevo rinunciato al lavoro, volevo dedicarmi tutta a mio figlio Marco, le mie giornate erano piene, mi dedicavo alla casa e poi andavo a riprenderlo a scuola e passavamo i pomeriggi insieme a fare i compiti, lo portavo in piscina, ci divertivamo molto insieme. Molto spesso il fine settimana facevamo una piccola vacanza, Giorgio ci portava spesso al mare, io adoravo il mare, anche d'inverno, ci divertivamo a rincorrerci sulla sabbia a piedi nudi, non mi mancava niente... avevo tutto.
Alzai gli occhi, vidi il medico che mi veniva incontro, mi prese le mani e mi disse:
-Signora non si preoccupi, il peggio è passato, se vuole può entrare a vedere il bambino, non si spaventi è in sala di rianimazione, ma non corre più alcun pericolo, per fortuna il donatore era compatibile col sangue del bambino.
Com'era pallido il suo viso, mi si stringeva il cuore a vederlo lì disteso il mio bambino, così piccolo e inerme, con gli occhi chiusi tutto intubato.
Sentii una mano sulla mia spalla, mi voltai e vidi Alberto al mio fianco, lo guardai cupa, era colpa sua quello che era successo, o forse era colpa mia che ero stata imprudente col bambino, non dovevo allentare la presa, conoscendo mio figlio sapevo che si sarebbe potuto svincolare dalla mia mano, come in effetti era successo.
Si scusò ancora, poi il medico ci disse che dovevamo uscire, non potevamo stare molto in sala di rianimazione, lui mi prese il braccio e mi accompagnò fuori, mi fece sedere su una sedia, mi disse di aspettarlo, io rimasi immobile, dopo un po' tornò con una tazza di caffè, mi dice bevilo ne hai bisogno... sei pallida.
Marco assomiglia molto a me, ma ha gli stessi occhi del padre e lo stesso sorriso... alzo gli occhi, lo guardo, scruto il suo volto, chissà se ha capito mi chiedo io... prendo il caffè e lentamente lo sorseggio, la bevanda calda mi fa bene, anche se ho ancora un nodo in gola e non riesco a dire neanche una parola, si siede vicino, sento il suo profumo, e con rabbia mi chiedo perché ancora mi sconvolge la sua vicinanza malgrado siano passati tanti anni ormai.
Continua a fissarmi, io mi sento un po' a disagio, non ho ancora pensato a chiamare mio marito, con lo spavento che ho preso mi è sfuggito dalla mente... ora però mi sento anche in colpa per non averlo avvertito, mi alzo di colpo e mi avvicino al telefono che è posto vicino all'ingresso e ignorando Alberto chiamo mio marito.
Alberto intanto è rimasto fermo, seduto nella poltroncina e mi osserva, ma perché non se ne va mi chiedo io, cosa ci sta a fare ancora qua!
Poi si alza e mi viene di nuovo vicino, cerca di togliermi una ciocca di capelli dalla fronte, io mi ritraggo, mi dice:
-è bello il tuo bambino, quanti anni ha?
Lo guardo con rancore e penso, ma come fai a non capire!!!
Gli dico che ha 6 anni, e che se gli fosse successo qualcosa di grave lo avrei ucciso con le mie mani... rimane un attimo in silenzio, forse si sta facendo un po' di conti penso io...
poi cerca di prendermi le mani, Marta non sai quanto mi dispiace, ti ho cercata per tutti questi anni ma mai immaginavo che il nostro incontro sarebbe stato così burrascoso...
non gli rispondo, continuo a guardare da un'altra parte, e lui continua: parlami del bambino per favore... gli rispondo che non ho niente da dirgli ma lui insiste vuole sapere, ho capito che ha qualche dubbio...
nel frattempo arriva mio marito, appena mi vede mi abbraccia forte, mi dice:
-non preoccuparti ora mi occupo io di Marco, tu vai a casa a riposarti...
lo guardo grata, soprattutto perché mi evita di dare spiegazioni ad Alberto, mentre lui se ne sta in disparte ad osservarci.
Lo saluto con un bacio sulla guancia e vado via, mi volto per guardare Alberto, ma vado via senza salutarlo.
Il pomeriggio cerco di calmarmi, la giornata era stata molto movimentata, ancora non riesco a prendere coscienza di quel che è successo, ripenso agli avvenimenti della mattina, avevo rischiato di perdere mio figlio, come avevo potuto essere così distratta da allentare la mano, non riuscivo ancora a farmi una ragione, poi ripensavo ad Alberto, alla sua faccia sbalordita quando mi aveva vista col bambino... il suo sguardo fisso mentre Giorgio mi abbracciava...
Faccio una doccia calda, mi vesto, mi guardo allo specchio, mi vedo molto pallida ma non mi importa, prendo la borsa ed esco, prendo un taxi che mi porta diritta all'ospedale... salgo di corsa le scale, non ho voglia di prendere l'ascensore, entro in camera di mio figlio e ci trovo Alberto seduto vicino al mio bambino che dorme con la testa tutta fasciata, credo che lui sia rimasto tutto il giorno all'ospedale, rimango un attimo sulla porta:
- che ci fai tu ancora qua?
lui si volta, mi guarda e mi dice:
scusami Marta ma non sono riuscito ad andare via...
gli chiedo di uscire, non ho bisogno di lui gli dico piano...
lui mi guarda implorante...
quei suoi occhi che tanto mi avevano stregato, non riesco a togliermeli dalla mente, fin dai tempi in cui stavamo insieme, ed ora vedevo lo stesso sguardo in quelli del mio bambino...
mi mette una mano sulla spalla, mi chiede se posso accompagnarlo fuori, vuole parlarmi... dentro di me c' è una confusione pazzesca, ma titubante lo seguo, non voglio che mi parli vicino al bambino, ho paura di ciò che vuole chiedermi...
rimaniamo diversi minuti in silenzio ad un tratto mi chiede:
Marta di chi è il bambino?
abbasso gli occhi, non voglio guardarlo, che ti importa gli dico, è mio figlio
lui mi mette la mano sotto il mento e mi solleva il viso
guardami... mi implora!
per favore dimmi la verità, è mio quel bambino?
Lasciami in pace, vuoi sconvolgere la mia vita?
Marco ha un padre e una madre, e tu hai perso tutti i diritti tempo fa gli dico con cattiveria...
Lui ammutolisce, mi dispiace molto per quello che è successo tempo fa, non volevo farti del male, io ti volevo bene, soltanto dopo mi sono reso conto del mio errore, ma ero molto giovane e non capivo, ti ho cercata per tanto tempo, ero disperato ma tu ti sei volatilizzata, a niente sono serviti i miei sforzi, nessuno mi diceva niente di te, quanti giorni ho passato sotto casa tua sperando di rivederti e spiegarti, ma di te neanche l'ombra... alla fine mi sono rassegnato, speravo che quando ti fosse passata la rabbia ti saresti fatta sentire, ma i giorni passavano e tu niente, per favore dimmi qualcosa?
Come un fiume in piena iniziai a parlare, sfogando tutta la mia rabbia repressa, gli dissi che quel giorno gli volevo dire del bambino ma quando lo vidi con quella ragazza mi crollò il mondo addosso e decisi di sparire dalla sua vita, non volevo vicino a me chi non mi amava, e se lui aveva voluto tradirmi significava che per lui io non ero importante... mi avrei tenuto il bambino senza dirgli niente e ora era troppo tardi per rimediare...
E' vero Marco è tuo figlio, ma il vero padre ora è Giorgio, chi mi è stato vicino in questi anni è Giorgio... Giorgio ha assistito al parto e mi ha tenuto la mano quando è nato, Giorgio lo ha preso in braccio per la prima volta, Giorgio lo ha visto crescere, lo ama come fosse figlio suo... ed io non potrò mai deluderlo, gli sono grata per tutto quello che ha fatto per me.
Mi guardò pensieroso, si hai ragione a parlarmi così, forse io non potrò far parte della tua vita, ma il bambino... ora che so non puoi privarmi di vederlo, lo so non è giusto quello che ti chiedo, ma per favore non dirmi di no, io lo amo già quel bambino, anche se non l'ho tenuto fra le braccia quando è nato, appena l'ho visto a terra ho capito che fra noi c'è un legame forte, il legame che lega un padre a un figlio... ma non pensare che io voglio per forza impormi, mi basta che lui mi possa guardare come ad uno zio...
Va bene dico io, puoi vederlo quando vuoi ma non azzardarti a dirgli che sei tu il padre, non voglio che il bambino abbia un trauma...
I giorni passano, Alberto appena ha un momento libero lo va sempre a trovare, un giorno rimango bloccata sulla porta, di nascosto ascolto i suoi discorsi, Alberto gli racconta del suo allevamento di cavalli, gli dice che ha una tenuta fuori città, dove alleva cavalli da corsa, Marco lo ascolta estasiato, affascinato dai suo racconti, lo sento che gli parla del nuovo nato, di un cavallino...
Marco gli chiede di portarlo a vedere il cavallino.
Ormai Marco sta bene e lo dimettono dall'ospedale, i giorni passano, Alberto lo chiama al telefono, lui molto volentieri ci parla, mi racconta che gli piace molto quel signore che gli racconta del suo allevamento di cavalli, mi dice che vuole andare a trovarlo, e un giorno che non c'è scuola lo chiamiamo e decidiamo di andare a trovarlo nella sua tenuta...
Alberto appena ci vede da lontano ci viene incontro, è a cavallo...è bellissimo, il mio cuore per un istante si ferma, Marco ha l'adrenalina a mille, non riesco a tenerlo fermo, vuole corrergli incontro ma lo trattengo saldamente alla mia mano, scende da cavallo, prende in braccio Marco e gli fa toccare il cavallo delicatamente, poi ci porta a vedere il cavallino, dice a Marco che se vuole gli insegnerà a cavalcarlo, lui lo guarda tutto contento...
Mio figlio sa come prendermi, mi butta le braccia al collo rischiando di farmi cadere e coi suoi occhi dolcissimi mi dice:
-dai mamma mi porti ad allenarmi tutti i giorni, voglio anche io imparare a cavalcare... per favore non dirmi di no...
Come posso deludere il mio bambino, gli prometto che dopo aver fatto i compiti il pomeriggio lo porterò ad allenarsi solo per 2 volte la settimana però, e dopo avermi strappato la promessa si volta e i due iniziano a parlare ignorandomi completamente...
Io me ne sto a guardarli in disparte, hanno un feeling incredibile e un complicità che possono avere solo padre e figlio. Dopo un po' andiamo via salutando, Alberto mi guarda con quei suoi occhi pensierosi, non so che darei per capire che sta pensando...
Per tutta la sera il mio bambino non fa che parlarmi di Alberto e del cavallino che ormai è suo mi dice, Alberto gli ha detto che glielo avrebbe regalato, e che doveva pensarci lui ad occuparsi del cavallino, era un impegno molto importante e lui si sentiva già grande.
La sera quando rientra a casa Giorgio, Marco gli corre incontro ancora tutto eccitato e gli racconta del pomeriggio passato, Giorgio se lo siede sulle ginocchia, si volta a guardarmi, è un po' cupo, sento il suo sguardo triste, forse è preoccupato ma non lo da a vedere... continua a giocare col bambino.
Dopo cena mettiamo a letto il bambino, io non parlo poi ad un certo punto mi siede vicino e mi dice che dobbiamo parlare...
so benissimo cosa vuole chiedermi, d'altronde lui conosce bene la mia storia, non gli ho mai nascosto niente della mia vita passata e ora è arrivato il momento di spiegargli, ne ha tutto il diritto.
Gli dico che è Alberto il padre naturale del nostro bambino, gli dico che per me però è lui il vero padre, che non posso vietare ad Alberto di vedere il bambino ma che lui e solo lui sarà sempre il padre...
lui mi abbraccia forte, io mi sento morire, sono troppo grata a Giorgio per essersi sempre occupato di noi e mai e poi mai vorrei farlo soffrire, ma il mio cuore non sarà mai suo, io ho sempre in mente Alberto anche se mai potrò stare con lui, il mio posto è con Giorgio.
La notte dormo abbracciata a lui quasi a voler cancellare dalla mia mente e dal mio cuore quell'amore ormai impossibile...
devo per forza mettere a tacere il mio cuore, non posso ferire chi mi è stato sempre vicino, la mia famiglia viene prima di tutto, devo farmi una ragione e lasciar perdere quell'amore da adolescente.
La mattina dopo come sempre Giorgio accompagna Marco a scuola, ed io decido di andare a trovare Alberto, ho deciso di chiarire le cose con lui.
In macchina continuo a pensare a quello che gli devo dire, voglio che esca dalla mia vita, lo so sarà molto dura ma devo farcela d'altronde la mia vita era serena prima che ricomparisse lui.
Lo vedo in lontananza, è nel recinto che sta domando un cavallo, rimango diverso tempo ad osservarlo, è bellissimo sul suo cavallo nero, dentro di me le emozioni prendono il sopravvento, cosa non darei per essere ancora fra le sue braccia ma non posso, devo togliermelo dalla testa, devo fargli capire che deve uscire dalla mia vita prima che sia troppo tardi... d'altronde in tutti questi anni io non sapevo neanche che fine avesse fatto...
Lui mi scorge da lontano forse si distrae, ... è tutto un attimo... viene disarcionato da cavallo e cade a terra... io corro verso di lui, mi inginocchio e gli tengo la testa fra le braccia, è svenuto, lo chiamo, grido... sto male, non è possibile... per fortuna apre gli occhi e mi dice a bassa voce
Marta non preoccuparti non ho niente, lo aiuto ad alzarsi, mi son presa una paura tremenda, se fosse successo qualcosa di grave sarei morta di disperazione, di colpo mi rendo conto di quanto ancora lo amo, non ho mai smesso di amarlo in tutti questi anni anche se non volevo ammetterlo neanche con me stessa, il destino ci aveva divisi ma l'amore era rimasto intatto anche se sapevo che era un amore ormai impossibile.
Lo aiuto a sdraiarsi su un divano, gli porto un po' di brandy, è ancora troppo pallido, ne bevo un po' anche io, quello che volevo dirgli ormai passa in secondo piano.
Lui mi guarda, mi dice:
sono contento di vederti anche se mi spiace la brutta figura che ho fatto con te cadendo da cavallo...
come faccio a dirgli che io non voglio più vederlo, che se io continuassi a vederlo potrebbe mettere a repentaglio la mia stabilità familiare...
lui mi attira a se, mi abbraccia forte, mi da un bacio da togliermi il fiato, mi stringo a lui come se non volessi lasciarlo più...
Marta, io non posso rinunciare a te, io ti amo, ti ho già perso una volta, non voglio perderti più, dimmi che anche tu mi ami...
Sono sconvolta, ma le sensazioni e le emozioni che provo esplodono come un uragano... lo amo anch'io così tanto che mi rendo conto che non potrò mai rinunciare a lui, so che sarà dura affrontare le difficoltà ma l'amore prevale...
mi stringo ancor di più a lui, gli dico:
non lasciarmi più andare via dalla tua vita, tienimi sempre con te...