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SoneAnima...(nel ricordo di Andrea) - Prima Parte

Biografie e Diari
E’ il vento, la colonna sonora della mia vita…
il vento di maestrale della mia terra, con l’ aggiunta di poche, ma significative, note
d’ angelo…
Non l’ ho scelta io, ma è così… me ne rendo conto solo ora, a cuore fermo, in ascolto… viaggiando a ritroso in cerca di cose “ buone”…

Credo esistano, per tutti, i cosidetti “ giorni da leone”, quelli che vivi appieno, inconsapevole o cosciente, che li ricorderai a vita… quelli in cui tutto è possibile, dall’ oggi in avanti… e per noi, giovani studentelli, neo- diplomati, coincisero col finire dell’ estate, nel lontano 1987…

Eravamo alle prese col primo (pseudo) lavoro; ci piaceva chiamarlo così, ci faceva sentire grandi, già socialmente utili… impegnati… ma in effetti non era altro che un tirocinio gratuito, la parte finale di un corso di perfezionamento, post- diploma. Certo è che, se non fosse stato per le nostre rispettive famiglie, avremmo avuto poco di che vantarci: ci sostenevano economicamente e moralmente, pagandoci vitto e alloggio per quel soggiorno fuori sede, ma, soprattutto… credendo in noi… credendo che la cosa avrebbe portato dei buoni frutti… e superando, in alcuni casi, atavici pregiudizi sociali…
Non era certo consuetudine, a quel tempo, permettere ad una figlia femmina di trasferirsi armi e bagagli, lontano da casa, fuori tiro… per di più con compagni maschi… (in realtà era solo uno, ma la cosa bastava per far stare i miei genitori, e quelli di Cosima, all’ erta e in pena...)
Mi viene da sorridere… penso che, in quei giorni, la Sip abbia fatto affari d’ oro, come pure qualche benzinaio della provincia… innumerevoli incontri e telefonate, infatti, precedettero quell’ inizio di avventura… fu tutto un susseguirsi di conoscenze e raccomandazioni… “ mia madre deve parlare con la tua”… “ mio padre vuole conoscerti”… ecc. ecc.
ma per noi erano solo dettagli, insignificanti…
quello che ci premeva era iniziare quel viaggio magico…
presuntuosi, nella nostra convinzione, di essere proprio degli invincibili “ leoni”…

Per come si svolse la cosa, un po’ c’ era da crederci… quando si dice che l’ universo lavora in tuo favore…

Saputa la sede, ci rimboccammo le maniche per trovare casa, con urgenza, visto che era di mercoledì e il lunedì successivo dovevamo iniziare… destinazione: Sassari…

Di noi tre, l’ unico ad avere la macchina, era proprio Antonio, il maschio del gruppo… noi femminucce non avevamo neanche la patente…
La vecchia 500 bianca, avuta in consegna dal padre al compimento del 18° anno, di certo aveva visto giorni migliori, ma a noi andava più che bene… ci rendeva indipendenti, almeno per gli spostamenti in città.
Fatto colletta per la benzina, partimmo… obiettivo: rientrare la sera con la casa… “ in tasca”…
Il viaggio fu qualcosa di indimenticabile, nel vero senso della parola, fra tappe obbligate per i necessari bisogni fisiologici, e soprattutto quelle per far “ respirare” il povero cinquino… che in ogni caso, tra singhiozzi e convulsioni, superò la prova e ci portò a destinazione…

Non avevo mai visto Sassari…
Ricordo, come fosse oggi, la sensazione di nuovo, di libertà… forse per la sua “ calma” bellezza… o forse per via del vento…
già: il vento…
nei 21 giorni di quella mia avventura, non ha mai smesso di soffiare… forte o lento, ma soffiava…
non lo dimenticherò mai…

La nostra prima tappa fu l’ università, a spulciare la bacheca annunci… nessuno di noi aveva il cellulare ma, in compenso, ci eravamo riempiti le tasche di gettoni… o meglio, ce le riempirono i nostri genitori; le prime telefonate andarono a vuoto: troppi soldi per sistemazioni scomode...eravamo solo in tre, ma i posti di lavoro erano dislocati in punti diversi della città, il che non rendeva la cosa semplice da organizzare. All’ ennesimo tentativo: bingo!!! Quasi ci sfuggì quel piccolo foglietto scritto a mano, in corsivo, con una bella calligrafia importante… già quello metteva soggezione, ma non potevamo certo permetterci di non osare…
A telefonare delegammo Antonio, non so perché… o forse, si; una voce d’ uomo rendeva la cosa, come dire, più seria… rispose una signora, gentilissima, che dovendone parlare col marito, ci diede appuntamento per il pomeriggio alle 15, 00… parlare a voce, disse, è sempre meglio… ci andava bene, era già ora di pranzo e, andando male l'affare, avremmo avuto, ancora, un po’ di tempo per altri tentativi…
Lo stomaco ci implorava la sosta!!! Eravamo in giro dalle sei del mattino, con un misero caffè in corpo, preso al bar del benzinaio… l’ ansia del viaggio e l’ euforia dell’ impresa, ci avevano “ sostenuto”… ma ora, bisognava proprio mangiare…

Ci fermammo in piazza Italia, in uno di quei fast- food di nuova generazione che non avevamo mai frequentato: ragazze in divisa, con un cappellino giallo, ci propinavano “ cheeseburger”, patatine fritte e cola a prezzo promozionale… compromesso perfetto per le ristrette finanze ma anche, e soprattutto, perché era il nostro pasto preferito: declamato in “inglese”, ma quello era, con la differenza che la cola sostituiva il chinotto, l’ hamburger di casa era una fettina impanata, e il “ cheese” non lo usavamo… il tutto servito come premio, nel piatto e non in mezzo al pane … uno strappo alla regola della sana alimentazione, quando le nostre madri ci volevano coccolare…

Per ammortizzare il tempo, durante il pranzo, ci organizzammo il giro del pomeriggio: cartina alla mano, valutavamo se spostarci, o no, in macchina. Non sembrava fosse lontano, ma il tragitto era tutto in salita; la casa si trovava nella parte alta della città, e, forse, non era una buona idea muoverci a piedi, col rischio, magari, di perderci e di perdere tempo girando a vuoto… la città l’ avremmo visitata con calma, più avanti… ne avremmo avuto modo…
Così, dopo il pasto all’ americana e le telefonate di rito a casa, ci avviammo…

Era una bellissima giornata di sole, faceva ancora caldo… l’ orario di punta ci obbligò a tenere i finestrini abbassati e la “ capotta” aperta… così che il vento potesse ristorarci…

e asciugarci…

tutto potevamo permetterci… ma non arrivare fradici all’ appuntamento…
non sarebbe stato, di certo, un bel biglietto da visita… aggiunto poi al nostro abbigliamento, che di sicuro non faceva pensare a rampolli in carriera…
già… ma a noi ci piaceva così: banalmente semplici, ordinari… puliti fuori e, per il momento, anche dentro…

Il sole picchiava, si sudava…
ma per fortuna soffiava il vento…
ci avrebbe asciugato… fuori…

Ancora non sapevamo della sua promessa…
avrebbe soffiato, sempre...ancora… seccandoci anche dentro…

Nel vecchio stereo girava un’ anonima cassetta, liberando note malinconiche…
“ Prestademi un’ Ispera”… Prestatemi una Speranza…


Maria R Troncia Lady Luna 04/10/2013 07:52 1267

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Maria R Troncia Lady Luna
 I suoi 10 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Ho fatto un Sogno (13/06/2012)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
SoneAnima...(nel ricordo di Andrea) - Prima Parte (04/10/2013)

Una proposta:
 
Basta (rda)... un'Amica (04/09/2013)

Il racconto più letto:
 
Ho fatto un Sogno (13/06/2012, 2051 letture)


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