Non riuscivo a nascondere la mia impazienza, d’ altra parte era la prima volta che lo guardavo con occhi diversi e il tempo non lasciava scampo, le ore passavano in fretta.
Ritornai a casa, il colore della sera mi sembrava diverso, poche le sfumature ricercate nella situazione varcata al confine con te. I silenzi lasciavano presagire una compagnia senza parole, ove a volte i giorni sembrano inutili dietro foschie di parallele emozioni.
Non accettai di buon grado l’ avvenimento fosse cambiato e presi il telefono, formulai solo pochi numeri e gettai il vuoto dietro ricordi ormai lontani.
Assunsi l’ atteggiamento oscuro di un incontro voluto e sperato, ma che alla fine tu sei andato via senza fermarmi.
Passò la notte dietro insonne agonia di rivederlo il giorno successivo.
All’ indomani il treno mi aspettava per raggiungere un itinerario definitivo, con quel treno non avrei rivisto più i suoi occhi e le nubi che nascondevano le mie lacrime sarebbero scoppiate sino a farmi male.
Lasciai i ricordi, ombre arrancate dietro speranze, e presi la valigia.
L’ impazienza aumentava e la felicità diminuiva, volevo tutto e niente ma volevo te…
Non dissi nulla, i miei occhi avrebbero visto altri itinerari e altre strade, le illusioni sarebbero scomparse ma… volevo te…
Salito il tempo, accostai la valigia al destino e mi lasciai cadere nella carrozza assegnatami dall’ agenzia per il viaggio. Non speravo nulla, chinai la fronte e mi dissi: sia!
La partenza arrivò, il treno sfrecciava sui binari come se volesse lasciare la scia di un posto insolito dietro orizzonti smessi…
Ad un tratto, mentre guardavo fuori dal finestrino, e asciugatomi l’ ultima lacrima caduta, mi sentì toccare la spalla, mi voltai. Tu? Si! disse.
Perché? E lui… Taci… son qui!