Sergio, una volta uscito di casa, si sente completamente irrazionale: si rende conto che sta correndo, quasi come se lo avessero chiamato per domare un incendio…
Invece, quando arriva, vede con sorpresa la fioca luce accesa della plafoniera sopra al portoncino d’ ingresso; e poi, una volta dentro, trova accesa anche la luce nell’ entrata stessa. Dal piano di sopra scende subito Irene, e ha l’ aspetto visibilmente confuso, dispiaciuto.
-Che sciocca sono stata, scusami! Ero solo agitata, e non riuscivo a far scattare il contatore: bastava tener premuto il salvavita, ma l’ ho capito dopo, quando ormai ti avevo telefonato. E poi c’ era Giovanni che mi chiamava, con quei suoi lamenti… Mi dispiace, mi sono persa in un bicchier d’ acqua, e ti ho fatto correre inutilmente.
Sergio è sì dispiaciuto, ma certo non per la corsa inutile, solo perché ora non ha più un motivo plausibile per essere lì, per fermarsi un po’. E’ con lieve ironia, quasi verso se stesso, che dice – Ecco, sì. Prenderei volentieri un bicchier d’ acqua, quello dove ti sei persa tu…
E le sorride, per tranquillizzarla, ma lei lo sa che a Sergio non è per nulla pesato di venire. Gli passa davanti, gli fa strada in cucina, la televisione nell’ angolo sciorina le sue banalità ma lei la spegne; la cucina è in ordine, lei prende l’ acqua, i bicchieri, gli fa segno di sedersi, anche lei si siede e insieme bevono come se dovessero placare una grande sete. A Sergio è piaciuto che abbia spento la televisione, anche se c’è molto silenzio ora nella stanza, ma gli è sembrata quasi una presa di posizione, e forse lo è stata, da parte di Irene. E se pensa a quante volte, a tutte le sere in cui la televisione fa da schermo al silenzio reale che c’è tra lui e sua moglie, ancora di più apprezza quel gesto. Ora però rimane, tra loro, un silenzio difficile da scalfire.
-Giovanni si è calmato?
-Credo che si stia riaddormentando. Appena ha visto che era tornata la luce, ha smesso di lamentarsi. Ho dato da bere anche a lui…
Questa volta la lieve ironia è di Irene, come a dire “ padre e figlio non sono poi molto esigenti, basta un po’ d’ acqua per tenerli a bada…”
-Questa cosa che è successa, che è mancata la luce, e all’ improvviso sono dovuto correre qui… mi ha ricordato un avvenimento della mia gioventù, a cui da molti anni non pensavo. Sono venuto con lo stesso batticuore di quella volta, solo la fine è diversa, ci sei tu, è tutto più tranquillo.
Irene lo guarda accogliente, non le dispiace mai che Sergio rivisiti qualche ricordo per lei, qualche pensiero nascosto.
-Ti sorprenderà, probabilmente, quando ci ripenso sorprende molto anche me. Avevo diciassette, diciotto anni, ed era un pezzo della mia vita molto tormentato. Io penso di più, di quanto non sia normale aspettarsi da un ragazzo di quell’ età. Forse era anche l’ epoca, da poco era passato il ’ 68: qui in provincia sembra sempre che non succeda mai niente, ma il vento dei pensieri nuovi arriva anche qui. A farla breve, io ero del tutto infelice in famiglia, e mi sentivo rifiutato da mia madre, che non apprezzava niente di me, e non esistevo per mio padre, che aveva tutto il suo mondo di grandi affari e grandi bevute… Io, da poco, avevo trovato un amore. Un evento pazzesco, io mi sentivo come il brutto anatroccolo, condannato alla solitudine, a non essere amato, e invece c’ era una strana ragazza che si era invaghita completamente di me..e io di lei, naturalmente. Perché dico strana? Perché mi faceva andare da lei, tutte le notti. Tutte le notti io uscivo di soppiatto, da quel portoncino.
Sergio indica con un gesto l’ ingresso, la porta di casa oltre la piccola cucina dove siedono, poi prosegue
-Uscivo dopo la mezzanotte, verso l’ una magari, quando ero sicuro che tutti dormissero. Andavo da lei. Era un poco più grande di me, non c’ era nessun motivo al mondo per cui dovessi, potessi resistere a quel richiamo
Sembra quasi che Sergio si giustifichi, un po’, per la cosa strana e non richiesta che sta raccontando, forse ha avvertito una lievissima contrazione nell’ espressione di Irene, ma forse lei è solo sorpresa di quel tipo di confidenza.
-Passavo buona parte della notte da lei, poi prima che facesse giorno, tornavo.
Adesso Irene è davvero sorpresa, la voce appena un po’ sostenuta quando domanda
-Tutte le notti? Ma per quanto tempo? E’ incredibile
-Non ricordo proprio precisamente, io penso per più di un anno, forse due… Magari non proprio tutte le notti, ma certo tutte le notti in cui mi era stato possibile andare, io ero andato da lei. Cercavo una casa vera, allora mi sembrava di averla trovata là. Poi, e vengo al ricordo che si è risvegliato correndo qui, questa notte, una volta, mentre ero da lei, lontano abbiamo sentito le sirene dei pompieri. Avevo guardato fuori, nel buio intuivo che la luce delle fiamme dell’ incendio arrivava da questa parte, dalla parte di casa mia. Mi ero spaventato molto, ho pensato che certo l’ incendio era qui. Avevamo a quel tempo – e Sergio fa segno verso il cortile, nella direzione dei locali che per molti anni sono stati adibiti a stalla – avevamo anche le bestie, mio padre allora ne era appassionato…
Ero in bicicletta, le saltai sopra e pedalai come un matto, per le strade buie, c’ era circa un chilometro da casa di lei a qui, forse un po’ di più. Quando arrivai vidi che l’ incendio era proprio qui, stava bruciando il tetto…
-Cos’ era successo?
-Aveva preso fuoco un camino, è una cosa che capita spesso, ma in genere ci si accorge del problema quando prende fuoco la canna fumaria, e si riesce a intervenire prima. Invece, quella volta, il fuoco si era propagato dalla canna fumaria nel solaio, sotto il tetto, nessuno se n'era accorto, aveva a poco a poco a poco preso forza, e solo dopo aveva lasciato andare grandi fiamme libere che si potevano vedere dall'esterno... All'improvviso mia madre si era svegliata perché gli animali avevano cominciato a muggire, loro si erano accorti del pericolo. E mia madre si era accorta che io non c’ ero, anche se non me ne aveva poi mai fatto parola. Mai, nemmeno una parola
in fondo, di tutta la storia, per Sergio sembra quasi essere questo il particolare più rilevante.
-E l’ incendio?
-I pompieri erano arrivati abbastanza in fretta, e certo dovettero lavorare parecchie ore. I danni furono molto elevati, i miei dovettero rifare completamente il tetto, e parte delle stanze superiori: ma avrebbe potuto andare a fuoco tutto, non fosse stato per gli animali.
-E… la tua ragazza?
-La mia ragazza, fu la mia ragazza ancora per un po’, poi sparì. Non era la mia casa, come avevo pensato.
Irene non guarda in viso Sergio, sposta i bicchieri, poi si alza per posarli nel lavello, Sergio si sente improvvisamente a disagio, quel disagio che non aveva ancora provato. Lei si gira verso di lui
-Beh, allora grazie tante che sei subito venuto, e scusa ancora per il disturbo.
Qualcosa l’ ha ferita, a Sergio un po’ dispiace di aver raccontato di quell’ antico amore, è sicuro che è per questo che lei non ha più voglia di stare lì con lui, e non avrebbe mai immaginato che se ne potesse turbare, non ne capisce il motivo. Ma afferra il senso del momento, e non aspetta oltre.
-Ciao Irene, per fortuna si era risolto tutto da sé. Nient’ altro che una piccola passeggiata serale, tutto qua.
Un po’ mestamente si salutano, non si dicono nemmeno “ a domani”, ma domani lui tornerà.