Si fermò davanti al portone prima di decidere qualcosa.. era cosi difficile pensare e dentro di se si sentiva come l'acqua quando è colpita da un sasso. Cerchi emotivi davano origine a una vertigine improvvisa, un vortice con epicentro il suo volto. L'aveva sognata tante volte prima di incontrarla, prima di volerla toccare, sentirla addosso. Il suo viso era quello di una donna scolpita dalla pioggia, dallo scorrere della vita.. Parlava poco per essere una che scriveva molto, e aveva mani stanche che sembravano aironi dopo una lunga migrazione. Era esile, con il corpo provato che sembrava un riccio appena dischiuso, e i suoi occhi sembravano due finestre aperte sul mare. Cosi la vide al loro primo incontro.

Ora quella lettera in tasca che è rimasta attaccata alla mano, come se avesse paura di svanire, di non essere mai stata scritta.. Lui la sente scaldarsi mentre si avvia verso casa, la sente come viva, come se ci fosse sangue e carne dentro quella busta. Cammina in fretta e deciso fino all'angolo, dove c'è il piccolo bar dove si fermavano spesso insieme a bere " un caffettino " come lo chiama lei. Prende qualcosa? le chiese il cameriere.. mi scusi signore, ma deve fare spazio se non prende niente..
Senza quasi respirare era rimasto li fermo a fissare il tavolo numero due, quello nell'angolo vicino alla vetrina che da sulla strada. Era cosi vuoto, cosi solo.. ma come fa un tavolo ad essere solo si chiese. Poi prese la lettera, la riaprì e la lesse ancora una volta, ma stavolta lesse a voce alta il primo verso di quella poesia " Sono quella che sono, sono fatta cosi.. se ho voglia di ridere rido come una matta, amo colui che m'ama.. non è colpa mia .. "
Tornò a casa in fretta e dentro la cassetta delle lettere trovò un biglietto. C'era un indirizzo scritto a mano e un numero di telefono che non conosceva. Alla fine del foglio poche parole.. sono qui, e sono libera.. chiamami quando vuoi. Bacio..