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Giacomo era sempre stato un bambino molto sensibile, attento al giudizio altrui e a non ferire gli altri neppur involontariamente. La sua anima buona si manifestava attraverso il suo viso, non riusciva a fingere, non avrebbe potuto. Il suo viso era parlante, Giacomo “ parlava con il viso” e attraverso lo sguardo trasmetteva ogni sentimento provasse in cuor proprio. Le bugie, a differenza della maggior parte dei bambini della sua età, non riusciva proprio a dirle, nemmeno quelle a fin di bene tanto era trasparente e visibile quello che pensava. Un giorno nel palazzo dove abitava andò a vivere un bambino meno fortunato di lui, Marco, proveniente da una famiglia disagiata a differenza di Giacomo che non sapeva cosa volessero dire gli stenti. Inizialmente i due ragazzi si scrutarono, si osservarono a vicenda per diversi giorni. Iniziarono con il salutarsi fugacemente per le scale fintanto un giorno Giacomo chiese a Marco di andare a giocare al parco insieme. Due bambini di 10 anni, nel vederli tanto simili, ma con un vissuto estremamente diverso. I genitori di Giacomo, due affermati professionisti, potevano soddisfare ogni richiesta del proprio figlio; Marco aveva il papà disoccupato e, la mamma che si era rimboccata le maniche, aveva aperto un negozio di sartoria grazie al quale riuscivano a sbarcare il lunario, ma era un lavoro molto faticoso e soprattutto la teneva lontana dalla famiglia tutto il giorno. Giacomo e Marco iniziarono a conoscersi, a frequentarsi e a scoprire tanti punti in comune. Tifavano per la stessa squadra di calcio, amavano la Formula Uno, andare in bicicletta e trascorrevano, prima di conoscersi, molto tempo giocando ai videogiochi. Entrambi figli unici trovarono uno nell'altro il proprio fratello ideale. Con il trascorrere del tempo iniziarono a volersi sempre più bene, non facevano niente l'uno senza l'altro, dai compiti ai giochi. Si consigliavano nel migliore dei modi e gioivano reciprocamente dei propri successi, come poteva essere un compito andato bene a scuola o quel goal segnato tanto raro quanto bello. Tutto scorreva per il meglio se non fosse che Giacomo iniziò ad avvertire una sensazione di impotenza di fronte alla situazione familiare di Marco: come poteva aiutarlo? Perché lui aveva tutto ciò che desiderava ed il suo amico no? Per la verità Marco non faceva niente per far pesare la sua situazione, era un bambino spensierato e la sua felicità era già vedere i propri genitori insieme innamorati ogni giorno di più (quanti amici soffrivano nell'avere dei genitori separati), in un'atmosfera comunque affettuosa e sincera. Nonostante ciò Giacomo iniziò a rivolgere sempre più insistentemente domande alla sua mamma sul come fare per dare una mano a Marco, cosa poteva fare lui per renderlo ancora più felice? Inizialmente sua madre non prestò troppa attenzione alle richieste del figlio, pensando che non fosse così importante dare delle risposte o che comunque fossero solo dei dubbi dovuti alla estrema sensibilità di Giacomo fintanto che non si accorse che per lui era estremamente importante avere una risposta che lo tranquillizzasse. Una sera, quindi, dopo che Giacomo si era chiuso nella sua accogliente cameretta per andare a dormire bussò alla sua porta e chiese di entrare dicendo che aveva bisogno di parlargli. Giacomo incuriosito era lì tutto orecchie, chissà cosa mai mamma avrà da dirmi di così importante? La madre, con la dolcezza che solo una mamma amorevole riesce a trasmettere, iniziò a parlare di Marco e di come fosse già un grande dono la sua amicizia per lui, così vera e disinteressata. Quale fortuna più grande di condividere in maniera spensierata le loro giornate? Niente avrebbe potuto eguagliare la ricchezza del loro sentimento, nessun regalo materiale avrebbe potuto sostituirsi al grande affetto che provavano l'uno verso l'altro. Il suo sorriso era il più bel dono che potesse fargli, il sapere che c'era lì, sempre e comunque, che non l'avrebbe deluso o abbandonato era davvero il bene più prezioso. Giacomo ascoltate queste parole illuminò il suo bel viso con un enorme sorriso e felice di quanto rivelatogli dalla madre, contento e confortato, la strinse in un calorosissimo abbraccio. Diede la buona notte a sua madre che spense la luce mentre si addormentò appagato stringendo forte tra le braccia il proprio orsetto di peluche bianco. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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toccante segnalo (carla composto)
Delizioso racconto (Tiziana Forconi)
Molto bello Paola!!! Ho le lacrime agli occhi!!! (Lorella Borgiani)
bellissimo racconto... Amicizia colma d'amore! (Lorella Elle)
un abbraccio Paola, bravissima. (Lorella Elle)
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