D’ altra parte il sole è già meno forte, fa più fresco. Il segno della mano di Giovanni li convince a rientrare, con dispiacere lasciano quella strada tranquilla, ritornano. Ad entrambi sembra di aver lasciato un luogo piacevole, quello delle loro parole, per ritrovare le solite mura di casa.
Mentre tornano indietro, Sergio ha voglia di parlare ancora, da tanto tempo non parla più così, con nessuno, con questa libertà. Anni, pensa; forse decenni.
- Hai ragione, anche io amavo di più l’ estate, da giovane. Mi piaceva tanto il senso di libertà che ti permette, e proprio in senso fisico... Probabilmente solo nell'estate l'uomo potrebbe vivere senza bisogno di niente o di pochissime cose... potrebbe andare in giro nudo, se lo volesse. Qualcosa da mangiare lo troverebbe facilmente, ammesso che i contadini gelosi del proprio territorio non lo prendano a forcate... Potrebbe anche dormire all'aperto... in fondo credo sia stato questo uno dei principali motivi per cui le prime grandi civiltà sono nate in certi luoghi dal clima temperato, vivibile tutto l'anno. Pensa all’ Egitto, la Grecia, l’ Anatolia.
- Come vorrei visitare quei paesi, l’ ho sempre sognato, fin da ragazzina
- E poi la bellezza delle notti d’ estate... Sembra che certe emozioni possano esistere solo in certe notti estive. Le ultime che ricordo in modo pieno, totale, sono di così tanto tempo fa… i bambini erano piccoli, con loro c’ era ancora quella confidenza emotiva spontanea, che poi l’ età si porta via. Spesso ci addormentavamo fuori, nel piccolo prato davanti a casa, insieme. Ricordo che volevo far vedere loro le stelle cadenti, non ci riuscivano mai…
Sergio non aveva mai più pensato a quelle situazioni, con i figli, quasi si commuove.
Irene gli tocca la mano – Ma… quanto fumi? Ti farà male – dice, sorride ma è dispiaciuta.
- Ah, sì, non te n’ eri ancora accorta… quando entro in casa di Giovanni mi controllo, non fumo, come a scuola. Ma, all’ aperto, non riesco a farne a meno.
Io come fumatore sono sempre stato molto estremo, un vero stachanovista del fumo... anche se mi vergogno un po’ a dirlo. Solo da qualche anno cerco di farlo con una certa misura, ma la tentazione di tornare ai passati ritmi resta sempre e per questo conto le sigarette. Devo fare uno sforzo di volontà. Ma io, di volontà, ne ho molto poca... se non per poche cose a cui davvero tengo… e certo la salute non è tra queste. Senza questo limitato sforzo, riprenderei facilmente ad andare a ruota libera. D'altronde, a fumare in modo accanito, ho cominciato a 16 anni, appena uscito da un collegio di preti. Veramente avevo esordito già là, al collegio, ma era difficile, era vietato e bisognava farlo nei gabinetti. Pensando a questo mi ritorna sempre un'immagine, in cui sono in quei gabinetti, occupato a fumare, e come sottofondo, ma non so bene perché, c'era una bella canzone, almeno per me, “ mettete dei fiori nei vostri cannoni”, mi pare dei Giganti... è passato un sacco di tempo, è una canzone che non si ricorda più nessuno. Per me la sigaretta era, almeno penso, una specie di parafulmine, attraverso cui scaricavo tutte le mie tensioni interiori, le concentravo tutte là, in quell'atto che vivevo in modo frenetico. Era soprattutto nei miei momenti di relazione che questo mio bisogno si moltiplicava, nei momenti di solitudine forse quel bisogno si attenuava.
-Ma non ti sei mai sentito male, per il fumo? Fumando così tanto, e da tanto tempo?
- Non so, a volte ho un po’ di tosse, ma niente di speciale. Stranamente mi pare che la mia salute, in questo senso, aumenti col passare degli anni, nonostante di fumare non abbia mai smesso... forse 20 anni fa avevo avuto momenti in cui avrei davvero dovuto preoccuparmi, allora sì avevo avuto lunghissimi periodi di tosse convulsa, bronchiti molto forti. Ero anche andato in ospedale, una delle rarissime volte in cui ho sfruttato la sanità pubblica... ma, stranamente, mi sembra che col tempo, qualsiasi mio problema respiratorio sia sparito... boh, chi ci capisce qualcosa è bravo... poi magari mi succede qualche cosa all’ improvviso, lo capisco che non può veramente farmi bene, fumare tanto…
- Meno male che lo capisci..- sorride Irene
- Invece dal bere non mi sono mai sentito attratto, salvo in qualche rara occasione e magari anche quelle volte, più per socializzare o con l'illusione di sciogliermi o liberarmi dalla mia razionalità, che per il vero gusto di farlo. Dire che qui da noi il vino è quasi una religione e certo una delle più importanti fonti di ricchezza. Fino ad una certa età, anzi, ero quasi astemio. Ma questo credo derivasse dal fatto che, detto senza tanti infingimenti, mio padre era un ubriacone...
Sergio ha abbassato la voce, d’ altra parte Giovanni, pacificato dall’ inversione di rotta verso casa, sembra ripiombato nel suo torpore semi- incosciente.
- Il solo odore del vino mi causava quasi ansia... forse, capovolta, la stessa ragione che fa sì che i miei figli, tutti e due, odino il fumo e non si siano mai accostati a questo vizio . Almeno il mio vizio è servito a qualcosa... a far sì che i miei figli ne siano immuni, ti pare?
Irene è rimasta sorpresa delle parole di Sergio, su suo padre, su Giovanni. Sta per chiedergli qualcosa, ma arrivano davanti a casa, superano il piccolo trambusto costituito dall’ accesso prima nel cortile, poi in casa con la poltrona a rotelle che a stento passa dalle varie aperture. La sera è vicina, stranamente trovarsi dentro ora crea in loro un leggero disagio, come se l’ intimità che prima si era creata con le parole e adesso faticasse ad adattarsi alla stanza. Sergio prepara un caffè, lo prendono in silenzio, poi Irene mette a scaldare l’ acqua per un the per Giovanni.
- Ciao allora, grazie per la passeggiata, non so quando avrei passeggiato, se non avessi incontrato te e mio padre… eh Giovanni, se domani fa bello magari passeggiamo di nuovo!
- Ciao Sergio, passa una buona serata. Sì, speriamo che domani ci sia di nuovo un bel sole, che l’ inverno tardi ancora un po’ ad arrivare.
Sergio le sorride mentre se ne va, Irene rimane con l’ impressione di quel sorriso, ne cerca le tracce sul volto di Giovanni, ma non trova nessuna somiglianza del figlio con il padre .