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Un giorno di pioggia per i destini

Fantasy



No, non si dimentica...

Ricordo bene com'era nero il tempo, un cielo cupo e greve di quelli che non ti aspetti in estate.

Camminavo con la testa altrove, nel mentre che i primi goccioloni (li attendevo e non tardarono ad arrivare) si fecero sentire come fossero lacrime che gli Angeli mandano giù per tutto quanto accade sulla Terra, a segnalare la grande sofferenza loro per tutti i bambini che da “ fiori appena sbocciati” passano a “ fiori recisi” per colpa di uomini egoisti che in nome del denaro e del potere affamano interi popoli, bambini e madri in testa.
Ma anche per le assurde guerre ad “ esportar democrazia” fatte dalle grandi del mondo, che poi altro non sono che un sistema per poter giustificatamente sfruttare le risorse (petrolio in testa) delle Terre "aiutate" e consumare le armi prodotte in nome della pace (???).
Mi viene in mente Gino Strada con il suo pensiero: “ una giornata di guerra costa quanto la costruzione di un ospedale, signori della guerra prendetevi un giorno di ferie…”

Io, giravo intorno a persone, cose e vetrine quasi in automatico, finché di fronte scorsi
il viso di un uomo che nella mente mia era un volto conosciuto ma, nonostante mi sforzassi di focalizzare nel mio “archivio mentale” lui chi era, non mi riusciva di ricordare.
Poi si avvicinò di più e mi parlò, con una voce flebile e gentile, ed ecco che mi si illuminò il pensiero: era Gianni, il compagno di Anna.
L’ avevo conosciuto da giovane ad una riunione del comitato di quartiere del quartiere mio e di Anna.
Noi ci occupavamo di far doposcuola ai bambini a rischio devianza del nostro quartiere e li, come un colpo di fulmine, “penetrò” nel cuore di Anna che dopo poco mi lasciò per lui.
Da allora, non ci furono più contatti tra loro due e me.
Se escludiamo che con lui, per caso anni prima, c’eravamo rincontrati in due occasioni tristi.
Poi basta.
Com’è strana la vita, i funerali spesso diventano l’unica occasione per incontrarsi con chi da vivo non vedi mai e con chi non lo è più.
Ci si incontra quando non c’è più tempo e in quel momento semmai vorresti dedicare una vita a chi è ormai da un'altra parte.
Ed è in quell’ occasione che noti come si spreca il tempo, come corriamo verso l’ inutile, il futile, mentre per le cose belle, le relazioni, i sentimenti, spesso non abbiamo “tempo materiale”.
Si, era lui, invecchiato tantissimo.
Mi chiese quasi sommessamente se l’avessi riconosciuto, feci un cenno con la testa a dire si.
Era proprio lui, quello che a vent’anni prese il mio posto nel cuore di Anna.
Mi abbracciò, di un abbraccio forte e, senza che io dicessi una parola, iniziò a raccontarmi di lui, di loro: cose che già sapevo.
Erano andati via dalla nostra città, dopo che a seguito della contestazione giovanile ai tempi degli "anni di piombo”, iniziarono ad aver paura di essere individuati, per il loro modo di fare, tra coloro che ferirono un antagonista politico.
Non c’era nulla di fondato in questo, solo una “fottuta paura” che li prendeva.
Si trasferirono in un piccolo paese del centro Italia nell’alto Lazio ai confini con l’Umbria e li tiravano avanti confezionando e vendendo collanine, orecchini e altro.
Poi, aggiunse quello che non sapevo.
Avevano avuto due figli: una femmina ed un maschio: entrambi morti giovanissimi a poca distanza
l’una dall’altro.
La femmina di aborto.
Il maschio di overdose.
La “sua” Anna a seguito di ciò era finita in depressione e dopo circa due anni si era gettata dal quarto piano del centro per malattie mentali che la curava.
Lui ormai viveva solo…
Era un uomo di 55 anni ma sembrava averne cento.
Mentre parlava, davanti ai miei occhi scorreva il tempo dei miei 18 anni, la mia storia d’Amore con Anna e le canzoni che ascoltavamo: La collina, Il suonatore Jones, un Medico, un Chimico, La citta vecchia, Suzanne... Stranamore, Ninni..., Radici, Incontro...
De Andrè, Vecchioni, Guccini erano la nostra colonna sonora.
E poi in un flash, la nostra prima volta: l'amore dolcissimo ed impacciato con la mia Anna.
Assurdo, quell’ uomo mi stava raccontando la sua triste storia ed io con la mente correvo a fotogrammi d’ amore condivisi con lei.
Assurdo mi parlava di morte ed io rincorrevo la mia trascorsa vita, la mia “ meglio gioventù”.

Avrei voluto sparire, lasciarlo li sotto quella pioggia che da lacrime degli Angeli, s’ era trasformata in una cascata d'acqua potente che forse Dio mandava giù per lavare tutto, anche noi, ma non potevo.
Mi chiese di parlargli di me, io quasi mi sentivo in colpa a dirgli della mia normalità:
un lavoro, una moglie stupenda e tre figli ormai laureati e, come si usa dire, sistemati.
Si, mi sentivo in colpa, quasi come se quello che era il suo vissuto, fosse accaduto a causa mia.

Iniziai a pensare: se allora avessi avuto la forza di strapparla dalle sue braccia, combattere per quell’ Amore, chissà, forse le cose sarebbero andate in un modo diverso per lui, per Anna, per me...

Forse...

E di me di adesso cosa sarebbe stato?
E il mio attuale Amore, i miei adorabili figli?
No, non si può e non si deve far così, la vita è un intreccio di momenti e di storie già scritte che non comanda nessuno.
Il destino, è destino esso va come deve e vuole andare.
Mi viene in mente una strofa di una poesia che recitava così:


“… Occhi che guardano oltre il vedere
chiedono al cuore di modificare
percorsi già scritti nel tuo presente,
ma lui il tuo destino, non cambierà niente…”


Allora non ti resta che viverla la vita, anche quando è questa.
Strappare alla morte un figlio, una figlia, cambiare il corso al tuo mondo,
ma poi, ne abbiamo la capacità, abbiamo carte da giocare, assi da cacciar fuori nei momenti difficili?


Io resto convinto che solo una piccola parte del nostro esistere si può gestire attraverso la volontà
e la caparbietà del nostro essere, buona parte della nostra vita è già scritta e noi la possiamo solo leggere.
Con Gianni ci salutammo con un nuovo abbraccio, stavolta a stringere ero io, nel frattempo gli strappai la promessa di venirmi a trovare per parlare ancora.
Capivo che gli avrebbe fatto bene aprirsi, raccontarmi di lui, dei figli ma anche di lei.
Mi disse che lo avrebbe fatto.
Lo vidi sparire sotto l'acqua che ancora Dio mandava giù a dirotto.
Non l'avrei più rivisto.
Ieri ho saputo che Gianni poco tempo fa, ha ritrovato Anna e i suoi ragazzi.
Oggi piove...

Adesso sono da solo sotto questo cielo di lacrime amare.


Bruno Leopardi 24/05/2013 23:10 1561

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«E' la prima volta che provo a scrivere un racconto e mi accorgo che non è facile.
E questo specie se lo fai lavorando di pura immaginazione come in questo caso.
»

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Il primo racconto pubblicato:
 
Un giorno di pioggia per i destini (24/05/2013)

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