Ognuno é dotato di un punto di vista: il proprio.
Ciascuno di noi vive le situazioni filtrandole attraverso il proprio stato emotivo, a seconda del contesto sociale, in base all'educazione ricevuta ed al proprio credo.
Davanti alle difficoltà ci si atteggia in base alla percezione che si ha di sé e ci si rapporta ad esse partendo dal presupposto di conoscere le proprie virtù al pari dei propri limiti: se si ritiene che il problema sia più grande delle proprie capacità di superarlo si tenderà ad assumere una posizione vittimistica.
Se invece si ha un buon grado di autostima e ci si fa forti di quella sicurezza che da essa ne deriva, si tenderà a cercare sempre una soluzione anche quando risulta difficilmente reperibile.
Le persone equilibrate sono quelle che integrano il proprio punto di vista con quello altrui senza spostare la messa a fuoco dal proprio centro: sapere chi siamo e cosa vogliamo sono gli ingranaggi essenziali della nostra bussola interiore, la sola capace di indicarci la direzione verso la quale far convergere l’ intento.
Sembra facile ritrarre la vita quando si ha un “ punto di fuga” come riferimento ma, quando è la vita stessa a chiederti di restare, quel punto lo devi cercare dentro.
Tutto quello che gira intorno a quel fulcro rappresenta la creazione di quanto hai saputo attrarre per mezzo del tuo magnetismo.
Tutto quello che da quel fulcro si allontana rappresenta la polarità rispetto alla quale la mente ti separa, deviandoti da quel tipo di possibilità.
Devi spostare l’ antenna se vuoi ricevere più canali e se ti vuoi sintonizzare su diverse frequenze devi ruotare su te stesso. Devi orientarti verso quegli spazi aperti che ti permettono di affacciarti su nuovi orizzonti affinché i tuoi propositi possano intercettare la presenza di strade alternative che risuonano in armonica coerenza con ciò che il tuo cuore diffonde.
Non ha senso dunque invidiare o criticare la vita di qualcun altro perché ognuno di noi rappresenta il fattore determinante -sia nel bene che nel male- del proprio contesto. Accusare qualcun altro delle proprie disgrazie o glorificarlo considerandolo il fautore della nostra fortuna, sarebbe come tornare ai tempi di Galileo quando si era convinti che fosse il sole a girare intorno alla terra: il tuo sole sei tu e nessun altro.
Ha senso invece fare in modo che la propria esperienza venga irraggiata e condivisa perché tutti ne possano beneficiare, soprattutto a favore di chi si trova in una circostanza analoga.
La conoscenza del singolo che viene messa a disposizione degli altri rappresenta la vittoria della luce sull’ oscurità: chi brancola nel buio può infatti trovare in chi ha già attraversato l’ inferno lo spunto per attingere alla propria consapevolezza diventando a sua volta artefice del proprio splendore.
Ecco che in questi termini affermare che siamo tutti Uno implica che il risultato personale influenza e si ripercuote su quello collettivo ed è sostanzialmente in antitesi con la concezione secondo la quale ciò che va bene per uno va altrettanto bene per tutti.
Vincere non significa risolvere i propri problemi e tantomeno quelli degli altri, vincere significa fare del proprio meglio per trovare, con il minimo sforzo, il modo più semplice e naturale di gioire, rimanendo fedeli a sé stessi ed allo stesso tempo amando il prossimo alla medesima stregua.